Si chiamano anche ristretti. Il riferimento è alla libertà. Poi però a pensarli in quegli spazi minimi, quel ristretti assume una valenza di spazio murario. Ristretto appunto a livello in cui si può immaginare un cane nella gabbia di un canile. In proporzione è lo stesso. La condizione è la stessa. La libertà, si capisce, è misurabile nel grado di diritto di spazio in cui ci si può muovere. Elementare. Ogni concetto, idea, valore, alla fine s'incontra con questa misura materiale, lo spazio. Quando meno si commisura al tempo tanto più un valore è ristretto, ridotto al minimo, appunto. La libertà è la misura del tempo nello spazio. Il tempo proprio è quello che si coniuga allo spazio in cui ci si può muovere. Sì, certo, accade che il tempo interiore che si dispiega sullo schermo dell'immaginazione sia più esteso del cammino che si può fare. Si può però immaginare. Quando invece sei ristretto un due metri per due, anche l'immaginazione si restringe. Ti rimane il sogno, quello che vedi ad occhi chiusi, perché da sveglio non riesci neppure ad immaginare dove poter andare, essere, esistere. Non è così che rimedia al male e all'errore. Quando poi si tratta della misura dell'ergastolo ostativo, il fine pena mai, quando sei in quella condizione per quarant'anni, meglio valeva essere morto, giustiziato o no, perché di certo non è giusto stare in carcere a queste condizioni. Il carcere produce carcerati.
Il Centro SInAPSi svolge per la "Federico II" l'importante funzione di vicinanza agli studenti che devono superare le difficoltà che comporta la normalità, le norme, le normative, il normale svolgersi dei corsi. Il Centro SInAPSi rende normale ciò che la normalità preclude. Svolge perciò un servizio già a favore della stessa normativa e della stessa normalità, allargandone le maglie, estendendola come si può soltanto intendere nel senso di una normalità che sia protettiva delle relazioni sociali e perciò della libertà di tutti, ciò che significa dare spazio a chi ha più difficoltà a percorrerlo, a farlo proprio con il proprio tempo.
Stando a queste due considerazioni non deve sorprendere che la funzione del SInAPSi si estenda anche a servizio degli studenti detenuti, disabilitati del nome proprio, della propria identità e perciò del diritto di libertà. Lo studio apre spazi interiori. Lo studio fa riflettere, è cura di sé. Si comprende subito che gli errori nel comportamento sociale sono errori di scrittura. Si fa presto a capire come sia la mancanza, l'assenza, dello studio, dello scuola a far deviare giovani e non dalla lira sociale, dal solco delle relazioni del campo sociale. Chi scrive si iscrive nel testo che elabora, rispettando la grammatica che ne permette la comunicazione. La società è scritta, fa testo, ha un proprio testo, ha la sua costituzioni, i suoi contratti, le sue parti. Studiare in carcere è acquisire una coscienza scritta, costituirsi come soggetto.
La Federico II ha così stipulato, presentata al Rettore, la Convenzione con il Dipartimento Amministrativo Penitenziario (DAP) della Regione Campania. L'incontro avvenuto tra il dott. Contestabile, direttore del DAP e il prof. Marrelli, Rettore dell'Ateneo è stato il primo passo di costituzione di un Polo Universitario rivolto ai detenuti, a garanzia di una presenza istituzionale di cura per chi non ha avuto cura di se stesso e degli altri trovandosi a cedere alla costrizione del risarcimento per i propri errori sociali. È un segno evidente di come le Istituzioni integrino giustizia e studio, cura formativa e attenzione a non escludere, eliminare, allontanare dalla propria attenzione quanti non si sono trovati su un percorso deviante il processo di sviluppo civile e culturale del Paese.
Al Protocollo ha fatto seguito l'impegno del Centro SInAPSi. La sensibilità, l'attenzione, la cura del prof. Paolo Valerio è stata immediata, spontanea, cogliendo la rilevanza dell'iniziativa e assumendo l'incarico di un protocollo attuativo del testo della Convenzione.
L'intero staff di lavoro del SInAPSi ha mostrato subito attenzione e entusiasmo per la nuova prova di cura, adoperandosi a cercare gli strumento e percorsi e le tecnologie più efficaci per avviare l'esperienza di un'area libera di studio senza restrizioni per gli studenti detenuti.
Il servizio rivolto ai detenuti muove così i suoi primi passi riferendosi alla Casa
Circondariale e Casa di Reclusione di Carinola, di cui è rappresentante il responsabile
dell'area educativa dott. Crescenzo Martino, in maniera ancora sperimentale, tale da favorire l'allargamento regionale. È prevista una campagna di informazione dell'offerta universitaria insieme ad una prima classificazione della platea studentesca tra i detenuti che risultano appunto iscritti alle Facoltà della "Federico II". Segue il servizio di registrazione delle lezioni dei corsi, al momento quello di Scienze Politiche è il corso più seguito e perciò sarà da pilota all'esperienza avviata. Il Centro SInAPSi curerà l'accoglienza dedicata cui seguirà una cura specifica per i singoli che potranno avvalersi dell'assistenza pedagogica. Cura ulteriore sarà data all'esigenza di costituzione di commissioni d'esame insieme all'allestimento di un ciclo di seminari e conferenza riferiti ai contenuti didattici dei corsi in svolgimento. Non mancherà il supporto tecnologico a favorire una più immediata comunicazione, assolvendo in prospettiva allo sviluppo di una piattaforma di didattica a distanza comprensiva di eventuali esigenze di ascolto e di prove di esame.
La prospettiva è quella di pervenire ad un coinvolgimento di tutti gli Atenei presenti sul territorio regionale coinvolgendo pertanto la stessa Regione come Istituzione attenta ai bisogni di legalità e libertà del territorio. In questo modo ci si ritrova al passo con altre esperienze regionali del Paese contribuendo a quel processo di attenzione sempre maggiore allo sviluppo di civiltà democratica del Paese in tutti i suoi ordini e in un rapporto specifico tra i luoghi di cura e di sapere.