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  • NL3: Un laboratorio esperienziale
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Un laboratorio esperienziale per sentirsi a pieno titolo studenti "inclusi" nel contesto universitario.

di Luigi Maria Sicca, Maddalena Ligozzi, Brigida Vergona

Che cos'è il laboratorio esperienziale di Mappe e Percorsi

Negli ultimi due anni, nell'ambito del Corso di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane tenuto dal Prof. Luigi Maria Sicca, agli studenti è stato proposto un "laboratorio esperienziale" di gruppo, articolato in quattro incontri e finalizzato a riflettere sulla condizione degli studenti universitari come "risorse umane" che abitano l'Organizzazione-Università. L'intervento si colloca nell'ambito dei servizi offerti dal Centro di Ateneo SiNAPSi dell'Università Federico II e ha coinvolto sia gli studenti iscritti al corso di laurea specialistico e magistrale, sia gli studenti di laurea triennale in Economia Aziendale

Come funziona il laboratorio

L'intervento si articola in quattro fasi.

Fase 1 Mappatura iniziale durante la quale gli studenti si presentano singolarmente e si definiscono rispondendo ad alcune semplici domande:

- Perché sei qui?

- Che cosa vuoi fare da grande?

- Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Questo processo consente di individuare le caratteristiche degli studenti e le loro prospettive e permette al nostro gruppo di lavoro di costruire copioni personalizzati: dialoghi tra studenti che ripropongono situazioni di passaggio e che saranno adoperati nei primi due incontri.

Fase 2 Agli studenti viene chiesto di disporsi in posizione circolare per agevolare la comunicazione e sostenere un confronto spontaneo e informale. Attraverso la lettura dei copioni, al gruppo viene chiesto di esprimersi individuando, nei personaggi descritti, elementi di rispecchiamento e di differenziazione. In questo modo viene offerto al gruppo uno spazio di riflessione sull'esperienza universitaria vissuta, sulle competenze, sulle prospettive e sulle aspirazioni personali al termine del percorso di studi. All'interno del gruppo si riflette sul tono emotivo e sulla natura dei pensieri espressi. A condurre l'intervento, ci sono Maddalena Ligozzi e Brigida Vergona, due psicologhe del Centro Sinapsi nel ruolo di facilitatrici e con l'obiettivo di:

- supportare e agevolare la comunicazione;

- restituire contenuti, significati e senso, emersi nel lavoro di gruppo.

Fase 3 Restituzione strutturata al gruppo, attraverso l'uso di un power point, che aiuta gli studenti a definire e a dar nome ai contenuti che sono stati veicolati negli incontri precedenti.

Fase 4 Si lavora sulla conclusione e sulla separazione, dando voce soprattutto ai membri del gruppo e alle loro considerazioni sull'esperienza.

A che cosa serve il laboratorio

Il laboratorio esperienziale offre agli studenti uno spazio per esprimere e definire pensieri ed emozioni connessi alla loro identità di studenti universitari, e al contempo, per pensare a sé, in futuro, in una vera e propria organizzazione aziendale, a partire dai primi colloqui e dai primi confronti con la disciplina del mercato del lavoro.

Sul parallelismo tra un'aula universitaria (organizzazione formale di tipo non aziendale) e un'organizzazione aziendale stricto sensu si gioca al contempo sia la sfida didattica del corso del prof. Sicca sia il servizio a supporto dell'apprendimento universitario da parte del Centro di Ateneo Sinapsi[1]. L'aula di "Organizzazione e gestione delle Risorse Umane" è una comunità di apprendimento che ha molto in comune con quelle comunità di apprendimento fuori del sistema universitario, dove gli studenti dovranno cimentarsi nella veste di knowledge worker, all'indomani della laurea. Un parallelismo esperienziale ("quel che succede qua, succede fuori di qua") fondato su alcune ipotesi proprie dell'approccio psicoanalitico che ha ispirato Bion e il lavoro del Tavistock Insititute di Londra e che consente di mettere al centro dello sviluppo delle competenze la delicata ricerca di un punto di equilibrio tra "tecnica", "attitudine" e gestione delle emozioni.

E qua si staglia anche la differenza (ed al contempo il doppio binario) tra lo "studente" e la "risorsa umana": il primo, "persona", cittadino e contribuente in apprendimento; la seconda, risorsa per definizione, oggetto di un investimento che deve generare un ritorno nel tempo.

Un confronto che, anche grazie alla condivisione nel gruppo, consente agli studenti di essere ascoltati e sostenuti in un contesto formativo e sembra favorire la comunicazione e l'espressione di sentimenti, timori e difficoltà anche in chi è inizialmente più diffidente, dando a ciascuno la possibilità di entrare maggiormente in contatto con i propri vissuti e di confrontarsi sulle proprie preoccupazioni circa il futuro.

Fino a consentire alla popolazione d'aula la possibilità di individuare i limiti e le risorse personali e del sistema universitario. Rispetto al sogno di molti studenti di rivestire subito prestigiosi incarichi dirigenziali, per esempio, il laboratorio esperienziale suggerisce loro una prospettiva differente, che parte dal basso, dalla condizione di chi si forma, tempra la propria motivazione, supera gli ostacoli, valuta costi e benefici e prova a trasformare il sogno in un progetto professionale realistico.

Quel che dicono gli studenti ....

Quest'anno dalla mappatura iniziale sono emersi i differenziati ed eterogenei bisogni degli studenti del Corso di Organizzazione e Gestione delle Risorse umane: da un lato sentirsi sostenuti nei propri progetti, dall'altro condividere le preoccupazioni connesse all'approssimarsi della conclusione del percorso formativo. È emersa sin dall'inizio una differenza tra uomini e donne: i ragazzi aspiravano maggiormente a diventare manager di aziende e imprese famose in vari campi (Ferrero, Apple etc.), mentre le ragazze sottolineavano maggiormente il bisogno di avere una famiglia, essere felici, lavorare in banca o nel settore marketing (Unicredit, Credem, etc.). Solo una minoranza (1 su 5) ha espresso il desiderio di andare all'estero.

Che cosa dà e che cosa chiede l'Università

Nel primo incontro, dopo aver letto un copione sulla fase di transizione post-diploma e sulla scelta universitaria, gli studenti si sono confrontati sulle motivazioni connesse alla loro scelta: la maggior parte degli studenti ha scelto il corso di studi, considerando primariamente le possibilità occupazionali, ma anche le proprie attitudini. Emerge un confronto nel gruppo fra due posizioni diverse:

- da un lato gli studenti esprimono il rimpianto e la fantasia di ritornare sui propri passi per intraprendere un percorso universitario all'estero perché l'Università Federico II non offre ai propri studenti esperienze pratiche e collegamenti con le imprese. Viene attaccata, quindi, l'autorità, vissuta come carente, perché non sostiene economicamente i progetti degli studenti;

- dall'altro gli studenti esprimono il desiderio di costruire a Napoli il proprio futuro e sottolineano il valore di un percorso formativo arduo e impegnativo, che, spesso, ha messo alla prova la propria motivazione, ma ha anche rinforzato la propria personalità.

Si evidenzia una visione ambivalente dell'Università: emerge, infatti, l'idea di una Facoltà sovraffollata con tanti limiti, tra cui docenti poco disponibili e poco attenti ai bisogni di crescita professionale degli studenti, che spingono da un lato a fuggire, dall'altro a persistere nel tentativo di superare gli ostacoli. Le differenti reazioni degli studenti hanno a che fare con i diversi tratti di personalità, che se da un lato inducono a svalutare i docenti che non li sostengono, dall'altro spingono ad attivare le proprie risorse e la propria autonomia. Il progetto universitario è infatti personale e implica una capacità di autogestirsi e programmare i propri piani di studio. Si riflette su ciò che l'Università ha dato loro anche in termini di capacità di reggere le frustrazioni e lo stress.

La relazione insegnamento-apprendimento

Nel secondo incontro, a partire dal discorso sulle caratteristiche dei docenti, si apre un dibattito sui fattori che vengono considerati importanti nella scelta del professore al quale chiedere la tesi. Gli studenti, descrivendo le proprie esperienze, dichiarano di aver privilegiato docenti accoglienti, carismatici, preparati e disponibili. Tali profili vengono collegati anche alle caratteristiche privilegiate in un dirigente/capo che dà fiducia ai suoi collaboratori/dipendenti.

Si discute sulla fiducia che, reciprocamente, si dovrebbe creare tra un docente e un allievo, ma anche tra un dirigente e un dipendente, al fine di sostenere un progetto formativo e/o lavorativo comune.

Nel racconto delle esperienze degli studenti, emerge che non sempre si crea un rapporto di questo tipo tra docente e studente, né tra un capo e un collaboratore. Alcuni studenti riportano esperienze in cui si sono sentiti poco valorizzati e soprattutto limitati nella possibilità di crescere professionalmente. Dal racconto degli studenti affiora la figura di un capo che non rivela tutti i segreti del "mestiere", per cui favorisce una relazione di insegnamento-apprendimento basata su una reciproca sospettosità e sfiducia.

Il gruppo, a partire da ciò, si confronta su quanto nella relazione asimmetrica con un capo/docente sia giusto rivendicare il rispetto dei propri diritti, senza per questo apparire presuntuosi e quanto invece si debba accettare tutto con umiltà, rischiando di sentirsi svalutati e di auto-svalutarsi.

Si sviluppa l'idea che non sempre il rapporto con un capo/docente può essere trasparente e degno di fiducia, in quanto, a volte, quando si vive l'impotenza e la paura di esprimersi, ci può essere la tendenza a ricorrere a sotterfugi per raggiungere i propri scopi.

In questo caso la relazione con i "vertici" può essere compromessa dalla sensazione di imbroglio e di sfiducia che non fa emergere con chiarezza le possibilità di cambiamento insite in tale rapporto.

La relazione con i colleghi in un gruppo e in un gruppo di lavoro

A partire da questo argomento, il gruppo si focalizza sui sentimenti di collaborazione o/e di competizione tra colleghi nella relazione con la dirigenza.

Emerge che il lavoro in equipe è spesso complesso e non sempre c'è un leader capace di chiarire i ruoli e definire le funzioni di tutti. Se non c'è una chiarezza e una definizione nei ruoli, infatti, possono scattare maggiormente sentimenti di esclusione, competizione eccessiva e l'uso di stili difensivi che ostacolano il confronto. Questo discorso descrive anche quello che è avvenuto nel gruppo. Gli studenti hanno potuto riflettere sulle modalità di relazionarsi tra loro, sulla tendenza a esprimersi oppure ad avere un ruolo silente all'interno del gruppo. Similmente in un team di lavoro si possono assumere posizioni differenti in base alle proprie attitudini, agli stili difensivi e alle caratteristiche personali.

Il gruppo riconosce il cambiamento e la trasformazione delle relazioni al suo interno: il percorso proposto ha consentito ad alcuni di mettersi in gioco, ad altri di rimanere in una posizione silente di ascolto, identificandosi con le persone che si esprimevano maggiormente.

Nell'ultimo incontro agli studenti viene chiesto di riflettere ed esprimere pensieri ed emozioni sul breve percorso intrapreso, pensando a che cosa ritengono di poter "conservare" in termini di esperienza. Il gruppo esprime gratitudine e sorpresa nel riconoscere che un'esperienza così personale e intima è stata proposta dall'Università, un ambiente sentito come formale e valutante.

Una riflessione sull'incidenza del contesto napoletano nella propria storia

La presenza nel gruppo di una studentessa che ha frequentato il triennio presso l'Università Bocconi apre il confronto sui limiti e sulle risorse dell'Università Federico II e del contesto napoletano rispetto ad altre realtà.

Si riflette sulle potenzialità e sui disagi della realtà napoletana, definita con l'espressione "terra di frontiera", dove gli studenti imparano a cavarsela da soli e a trovare le soluzioni, molte volte senza una guida e senza un sostegno. Spesso gli studenti non conoscono bene, né vengono orientati sui servizi universitari esistenti. Si discute sulla propria capacità di adattarsi e cercare le opportunità e le soluzioni ai propri problemi, una competenza indispensabile nel mondo del lavoro. Si fa strada l'idea che l'Università Federico II, come il contesto napoletano, pieno di paradossi e elementi precari, non consente agli studenti un rispecchiamento gradevole, essendo una realtà ampia e dispersiva, paragonabile a un "grosso carrozzone", altra immagine adoperata dal gruppo, dove i processi di cambiamento sono lenti e imprevedibili.

In un contesto incerto e precario, sottolineiamo la necessità di mantenere un pensiero divergente e creativo che possa sostenere nuovi modi di osservare, leggere la realtà e proporsi nel mondo lavorativo. In particolare un esempio di tale prospettiva viene fornito dal contributo di un ragazzo che sottolinea il valore del proprio percorso universitario per la formazione culturale ricevuta, prima ancora di quella professionale. Egli ritiene che l'Università dovrebbe ampliare le prospettive culturali, non solo formare al lavoro. In tal senso il gruppo esprime il bisogno di docenti carismatici che forniscano agli studenti i ferri del mestiere anche in termini di esperienze, così da sostenere i timori e le incertezze degli studenti che si apprestano a concludere qui a Napoli il proprio percorso e ad affrontare la paura dell'ignoto tipica della fase post-laurea.

 
 
 

[1] Si veda l'intervista di Stefano Oliverio al Prof. Sicca sul numero 1 della newsletter del Centro SInAPSi (http://www.sinapsi.unina.it/nl1_aula_come_organizzazione). E per un approfondimento: L.M. Sicca, "Inclusione attiva e partecipazione nella prospettiva di critical management. L'aula come organizzazione e lo studente come risorsa umana", in P. Valerio, M. Striano, S. Oliverio (a cura di), Nessuno escluso: formazione, inclusione sociale e cittadinanza attiva, Napoli, Liguori, in stampa; L.M. Sicca, "Progettazione, comportamento organizzativo e gestione strategica del cambiamento", in L.M. Sicca (a cura di) Strategie di crescita e comportamento organizzativo, Padova: Cedam, 2013.

 

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