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  • NL 2: La mia esperienza di disabile universitario
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La mia esperienza di disabile universitario

di Dario Oliveri

Il mio primo impatto con l'università è stato positivo e non era possibile non avvertire le differenze con il liceo. La più importante di queste era che i compagni di università erano molto più gentili ed educati di quelli di scuola. Erano disponibili nel darmi informazioni relative ai corsi e alle aule, mi facevano sempre sedere e tutti, sia ragazzi che ragazze, erano cortesi con me. In particolare, ricordo bene Giuliano Russo, con cui scherzavo e facevo grandi discussioni di politica e di sport, ma anche con altri parlavo di vari argomenti. Peccato che i rapporti rimanevano confinati in ambito universitario. Infatti, o perché presi dallo studio o forse perché la mia disabilità generava preoccupazione nel rapportarsi con me, non ho ricevuto mai nessun invito per una festa, per una gita o altra iniziativa conviviale.
Poi ho scoperto che l'università "Federico II" è ben organizzata nell'assistenza agli studenti in generale e a quelli con disabilità in particolare. Infatti fornisce, con operatori professionali, un servizio di sostegno psicologico e pedagogico e un supporto tecnologico, oltre all'accompagnamento tramite volontari. I colloqui con la psicologa mi hanno aiutato molto a conoscermi, ad avere più rispetto per le altre persone, mi hanno fatto capire che non sto al centro dell'universo.
Il rapporto con gli assistenti è stato inizialmente difficile. Io mi sentivo a disagio perché era imbarazzante farsi aiutare da persone estranee e, il primo anno, i volontari intendevano al minimo il loro compito. Un certo Enrico mi faceva rabbia perché mi parcheggiava in aula e se ne andava senza preoccuparsi se potevo avere bisogno di aiuto per andare in bagno o per gli appunti. Un'altra volontaria era anche peggio, prendeva appunti ma mostrava chiaramente la sua insofferenza sbuffando e io pensavo: "Ma perché fa la volontaria se si scoccia?".
Gli anni successivi è andata meglio. Dopo aver fatto un esperimento piuttosto negativo con l'ausilio del registratore, ho avuto assistenti più disponibili. Io preferivo i maschi, con cui mi sentivo più in sintonia, ma devo riconoscere che le ragazze erano più brave nel prendere appunti e sono più serie e professionali. L'ultima, di nome Valentina, è stata la migliore e avevamo grandi discussioni di politica, di fantascienza e parlavamo dei libri che stavamo leggendo.
Dal punto di vista architettonico le difficoltà ci sono ed è una fortuna che la mia disabilità non mi costringa su una sedia a rotelle. Tuttavia, grazie all'aiuto degli assistenti e degli ascensori, ho superato queste difficoltà. In alcuni casi ho sofferto molto del fatto che le aule fossero piccole e molto affollate.
I professori sono stati, generalmente, comprensivi e disponibili nei miei confronti. Sopportavano pazientemente le mie domande e davano spazio al mio bisogno di partecipazione. Grazie a loro ho imparato molte cose interessanti in storia, economia e politica. In alcuni casi, come quelli di storia moderna o contemporanea, ero affascinato dalle loro spiegazioni. Ho avuto, però, anche un paio di professori infastiditi dalle mie difficoltà, come quelle di non riuscire a parlare a voce bassa o di non controllare i miei movimenti: pretendevano, infatti, non solo da me ma da tutti gli studenti, un'assoluta immobilità per ore.
Un rapporto particolare l'ho avuto con il professore Frasca, relatore della mia tesi, con cui ho conservato un rapporto di amicizia extra-universitaria. Lo ringrazio molto per la sua umanità e per la stima che nutre nei miei confronti e che ancora oggi mi aiuta ad avere fiducia in me stesso.

 

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