A cura di Emilia De Simone
Carɜ lettricɜ, avrete
capito che aprile è il mese in cui si celebra la storia della comunità italiana
LGBT+ e saprete già che abbiamo raccontato in questo articolo come e quando
sia nata l’iniziativa. Se non lo avete letto, vi faccio un breve riassunto: in
parole povere, il 5 aprile 1972 un gruppo di circa 20 persone, quindici
provenienti da Torino, due dalla Francia, due dal Belgio e una
dall’Inghilterra, si riunirono a Sanremo per impedire lo svolgimento di un
congresso di psichiatri che si teneva al Casinò, il cui obiettivo era decretare
l’omosessualità una malattia. Non fu una rivolta, ma piuttosto una
manifestazione pacifica che però fece molto scalpore, qualcuno dei partecipanti
riuscì anche ad infiltrarsi nel convegno, pagando addirittura la quota di
iscrizione, allora molto alta.
Fu un momento decisivo,
per la prima volta un gruppo di persone dichiaratamente omosessuali usciva non
solo allo scoperto, ma proprio sulle pagine di tutti i giornali! Fino ad allora
la parola omosessuale non appariva sui quotidiani, si veniva piuttosto definiti
come “invertiti”, se non peggio, e in quel caso chi più ne ha più ne metta.
I
portavoce di questo cambiamento appartenevano e rappresentavano il FUORI,
Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Ma chi erano esattamente?
All’inizio, un gruppo di amici indignati per un articolo pubblicato su La Stampa, il 15 Aprile 1971, scritto da
Andrea Romano, primario neurologo dell’Ospedale Mauriziano di Torino, dal
titolo “Un problema di scottante attualità” in cui si decantavano le
potenzialità delle cure psicoanalitiche nel trattamento dell’omosessualità,
intesa come un amore narcisistico per un sé adolescenziale idealizzato e amato
nell’altro, un amore immaturo, bloccato a livelli infantili, la cui insorgenza
era da attribuire all’inadeguatezza dell’educazione ricevuta nell’ambiente
familiare.
A preparare un articolo
di risposta furono Angelo Pezzana assieme ad alcuni amici, omosessuali e non,
anche giornalisti, che erano soliti incontrarsi nella libreria di Pezzana, la
Hellas, in via Roma, a Torino. Chiesero a La
Stampa di pubblicarlo, ma una laconica e cordiale risposta negò alle loro
parole la luce del sole: «Si parla già fin troppo di questo argomento, non ci
interessa affrontarlo di nuovo. Cordiali saluti».
I firmatari, a quel
punto, organizzarono una riunione e, confrontandosi su quello che accadeva
anche in altri Paesi - in Francia c’era già il Front Homosexuel d’Action
Révolutionnaire (FHAR), mentre in Inghilterra il Gay Liberation Front (GLF)-,
decisero di fondare un movimento di liberazione omosessuale in Italia e fare
anche loro “coming out”. Non a caso per il nascente movimento fu scelto proprio
il nome FUORI!, invito ad uscire allo scoperto, nonché acronimo di Fronte
Unitario Omosessuale Italiano.
Si costruirono uno
spazio di parola, dal momento che gli era stata negata.
Tra le prime iniziative
del Fronte ci fu quella di istituire una rivista. Il primo numero, in Numero 0,
fu pensato nell’estate del ‘71 e pubblicato in dicembre. Completamente
autofinanziato, le mille copie, contate, vennero distribuite nei parchi dove le
persone omosessuali usavano incontrarsi, a Torino il luogo designato era il
Parco del Valentino. Furono spedite varie copie in tutta Italia e distribuite
con lo stesso metodo. Veniva chiesto «Conosci già questo giornale? Sai già che
c’è un movimento omosessuale?», le risposte inizialmente non erano affatto
positive, tuttavia la distribuzione diede i suoi frutti perché tra gennaio e
marzo del 1972 nacquero una quarantina di gruppi FUORI su tutto il territorio
italiano.
Ma facciamo un attimo
un passo indietro.
Vi ricordate l’intervista alla dott.ssa Bacchini presso la Biblioteca della Fondazione Genere, Identità e
Cultura? Beh, in quell’occasione ci fu regalato un libro speciale, in cui sono
raccolti i primi 13 numeri del FUORI!, la cui lettura ha ispirato e sostenuto
la scrittura di questo articolo.
“FUORI!!! 1971-1974” (a
cura di Carlo Antonelli, Francesco Urbano Ragazzi, 2021) è una fotografia di
«un momento storico irripetibile» che va dal 1971 al 1974, anni in cui il
movimento di liberazione omosessuale era molto acceso in Italia. I curatori,
Carlo Antonelli e Francesco Urbano Ragazzi hanno scelto di ripubblicare proprio
questi primi numeri per due ragioni: la prima è che nel novembre 1974 la
decisione di federarsi con il Partito Radicale non fu accolta da tutti i membri
del Fronte, creando una scissione interna, per tanto il numero quattordici
della primavera del ‘75 è già frutto dell’avvenuta spaccatura. La seconda
ragione è che il tredicesimo numero (FUORI! DONNA) fu il primo ad essere
interamente curato dalle donne lesbiche che animavano il movimento. Quegli
anni, d’altronde, erano gli stessi dei moti rivoluzionari del femminismo, i cui
primi incontri a Torino si svolgevano proprio alla Hellas.
Il posizionamento delle
donne all’interno del Fronte era
complesso: in quanto lesbiche condividevano con i loro compagni uomini
la questione del rifiuto della società eteronormativa, ma in quanto donne
portavano la questione dell’oppressione maschile in una società fallocratica.
Proprio a causa di questo doppio posizionamento che comportava la necessità di
fare delle riflessioni specifiche, vollero e ottennero, di comune accordo con
il gruppo, voce in capitolo. Come si legge nelle prime pagine del FUORI! DONNA
(Estate 1974, n.13) l’intento era realizzare un «dialogo costruttivo con le
femministe e con le omosessuali ancora velate, le une e le altre indifferenti
nei confronti del vecchio FUORI!». In effetti, era davvero necessario
affrontare l’argomento perchè di omosessualità femminile non si parlava,
nemmeno tra femministe.
L’iniziativa del FUORI! DONNA consentì di ampliare il
dibattito da un nuovo punto di vista e di rafforzare reti e contatti con altre
parti del movimento femminista nazionale.
Anche le persone
transessuali, via via più visibili nella società, trovarono il loro spazio di
espressione in FUORI!, mediante la stesura di articoli e di testimonianze; i
loro diritti rientravano nelle mire di azione politica del movimento.
Insomma, l’esperienza
del FUORI! non solo ha valore in quanto documento storico, ma anche perché
rappresenta un’antologia dei passaggi che hanno portato, faticosamente, alla
costruzione dell’orgoglio LGBT+ italiano.
Ci sembrava un buon modo, questo, di
celebrare la storia del movimento.
Speriamo che la lettura
sia stata interessante e che vi spinga a scriverci per ulteriori
approfondimenti!