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LGBT+ History Month: dalle origini al giorno d’oggi

Clessidra  con immagine del primo movimento LGBT italiano


A cura di Claudia Cantice  

Aprile è il mese dell’LGBT+ History Month Italia, un’iniziativa attraverso la quale si vuole diffondere conoscenza riguardo la storia della comunità LGBT+ ripercorrendo gli anni di lotte e conquiste raggiunte, evidenziando il contributo di personaggi diventati delle vere e proprie icone dei movimenti di liberazione e affermazione dei diritti della comunità LGBT+ , senza dimenticare l’importanza di continuare l’impegno nel contrasto alle diverse forme di discriminazione ancora oggi presenti.
L’iniziativa di un mese dedicato alla storia LGBT+ risale al 1994, anno in cui un insegnante americano omosessuale di St. Louis, Rodney Wilson, lanciò questa proposta ispirandosi a due importanti iniziative precedenti: l’istituzione negli Stati Uniti del Black History Month e del Women’s History Month. Negli anni universitari aveva studiato la storia queer; il che gli permise di acquisire una rinnovata libertà di esprimere sé stesso, anche in una società americana piuttosto conservatrice. Quando lanciò il primo LGBT+ History Month, all’epoca col nome di Gay and Lesbian History Month, fece anche coming out davanti alle sue studentesse e ai suoi studenti: fu il primo insegnante gay delle scuole superiori nello Stato del Missouri a compiere questo gesto nel proprio posto di lavoro e creò tanto scalpore da finire su giornali e televisioni locali. Nel fondare il Gay and Lesbian History Month, Wilson voleva incoraggiare altre persone omosessuali ad acquisire forza e consapevolezza del proprio diritto all’autenticità grazie alla conoscenza della storia delle proprie comunità. Come mese di celebrazione scelse ottobre, nel quale erano avvenute altre due importanti ricorrenze nella storia LGBT+ americana: la prima e la seconda manifestazione LGBT+ a Washington (nel 1979 e nel 1987) e la celebrazione del Coming Out Day (11 ottobre).
L’insegnante elaborò una proposta per diffondere l’iniziativa negli USA coinvolgendo Johnda Boyce -studentessa universitaria iscritta al corso di Women’s Studies nella Ohio State University- con la quale decise di contattare varie organizzazioni LGBT+ americane e persone che pensavano potessero aderire alla causa. Fu così che si formò il primo Lesbian and Gay History Month National Coordinating Committee (LGHM NCC) composto, oltre a Wilson e Boyce, da: Kevin Boyer della Gerber/Hart Library and Archives -biblioteca e centro di documentazione LGBT+ di Chicago- Kevin Jennings, fondatore del Gay, Lesbian,and Straight Teachers’Network (GLSEN), Jessea Greenman della University of California-Berkeley e Torey Wilson, insegnante di storia in una scuola superiore a Chicago. Per il primo Gay and Lesbian History Month il comitato organizzatore preparò un dossier informativo su come programmare l’insegnamento di storia LGBT+ nelle scuole superiori e nelle università.     
A distanza di 28 anni dall’istituzione della campagna americana, anche l’Italia ha deciso di aderirvi grazie ad un gruppo di attivisti e accademici formato da: Alessio Ponzio, storico alla University of Saskatchewan, in Canada; Chiara Beccalossi, storica alla University of Lincoln; Federica Folino Gallo, social manager; Francesco Salvini, attivista e social media manager; Luca Locati Luciani, vicepresidente del centro documentazione Aldo Mieli e Oscar Solvi Bertolissi, creative director al Queer Studio.                                                                        
La prima edizione dell’LGBT+ History Month Italia è stata lanciata al Florence Queerfestival nel settembre 2021 e di seguito sono riportate le parole con le quali gli ideatori hanno presentato l’evento al grande pubblico: «In linea con le origini dell’LGBT+ History Month di altri paesi, quello italiano mira a valorizzare una storia che non è stata mai insegnata, contrassegnata da persecuzioni e discriminazioni, per trarre un bilancio dei diritti conseguiti e da conseguire, individuando e contrastando le disuguaglianze odierne in nome di una società più aperta e inclusiva».           
Il LGBT+ History Month Italia viene festeggiato nel mese di aprile per ricordare quanto accadde il 5 aprile 1972 nella città di Sanremo: la prima manifestazione pubblica  organizzata dalla comunità gay e lesbica in Italia per la difesa della dignità e dei diritti delle persone omosessuali, avvenuta in occasione del primo Congresso internazionale di Sessuologia del CIS, Centro Italiano di Sessuologia, sul tema “Comportamenti devianti della sessualità umana”, in cui l’omosessualità veniva considerata come una malattia mentale da curare attraverso le cosiddette terapie riparative.       
I protagonisti della protesta furono circa quaranta attivisti appartenenti al gruppo FUORI -Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano- nato a Torino poco meno di un anno prima, insieme ad attivisti di altre organizzazioni europee come: il Front homosexuel d’action révolutionnaire francese, l’Internationale Homosexuelle Révolutionnaire, il Movement Homosexuel d’Action Révolutionnaire belga e il Gay Liberation Front britannico. I manifestanti si presentarono davanti alla sede del Congresso, il Casinò di Sanremo, e accolsero i delegati con volantini, manifesti e slogan in italiano, inglese e francese. Per la prima volta persone omosessuali italiane “uscivano allo scoperto” decise a far sentire la loro voce per opporsi in prima persona ai soprusi fino ad allora subiti silenziosamente.
Fu questo l’evento da cui nacque il movimento di liberazione omosessuale italiano che è stato al centro della mostra fotografica “Sanremo Fuori!”, tenutasi l’anno scorso alla prima edizione dell’LGBT+ History Month Italia, alla quale parteciparono anche alcuni protagonisti di quel 5 aprile 1972 e dove fu ricordato Mario Mieli, tra i fondatori di FUORI.                       

 

 

 

 
 

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