A cura di Claudia
Cantice
Nel primo articolo della newsletter del mese di aprile
dedicata ad approfondimenti sull’LGBT+ History Month Italia ci siamo concentratɜ sulle origini storiche di tale
iniziativa, che dall’America è giunta in Italia accendendo i riflettori sulla
storia dei movimenti di liberazione e contrasto alle discriminazioni basate su
identità di genere ed orientamento sessuale nel nostro Paese.
Tali azioni
rivoluzionarie, iniziate da quella che è stata definita la “Stonewall italiana”
organizzata dall’associazione FUORI quel non molto lontano aprile del 1972 a
Sanremo, si devono a personalità coraggiose e influenti che si sono distinte
nel panorama di manifestazioni e proteste succedute dagli anni ‘70 in poi.
In questo articolo
abbiamo quindi pensato di parlarvi di alcuni di questi personaggi,
soffermandoci sul contributo che hanno dato non solo alla comunità LGBT+ ma
-dal canto nostro- alla società tutta, tramite la condivisione delle loro
storie, esperienze, vissuti, difficoltà e voglia di rivalsa. Ciò che li ha resi
delle vere e proprie icone.
Iniziamo da Mario
Mieli, col cui nome -non a caso- terminava l’articolo precedente.
Nato a Milano il 21 maggio 1952 è stato uno scrittore,
filosofo e attivista di grande rilievo nell’Italia degli anni Settanta, tra i
fondatori nel 1971 del movimento FUORI e della relativa rivista, di cui è stato
redattore. A lui è dedicato il Circolo Mario Mieli di Roma.
Per divergenze politiche con un altro fondatore, Angelo
Pezzana, nel 1974 abbandona il movimento fondando i Collettivi Omosessuali
Milanesi (COM). Nel 1977 pubblica con Einaudi “Elementi di critica
omosessuale”, sua tesi in filosofia morale, che diventa ben presto un testo di
riferimento sugli studi di genere pubblicato anche all’estero.
Muore suicida a Milano, nel marzo dell’83, a 30 anni. Di
lui, e in particolare della sua partecipazione alla protesta di Sanremo, sono
rimaste foto in bianco e nero in cui distribuiva volantini con un foulard
annodato sulla testa e rossetto sulle labbra affermando: «Non capisco perché le
donne possano vestirsi da uomini e gli uomini non possano vestirsi da donne».
Un’altra figura imperante negli anni del movimento di
liberazione sessuale è stata Marcella di
Folco, donna trans nata a Roma nel 1943. Nel 1980 si sottopone a
un'operazione di riattribuzione chirurgica di sesso a Casablanca. Nel 1988 si
trasferisce a Bologna, diventa Presidente del Movimento Identità Transessuale
(MIT) e nel 1997 è incaricata come vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale
sull’Identità di Genere (ONIG). Nel 1995 viene eletta Consigliere comunale di
Bologna, diventando la prima donna trans al mondo a ricoprire una carica
pubblica. Durante gli anni di mandato sono diversi i contributi che apporta
alla tutela e affermazione dei diritti LGBT+ tra cui: l’attivazione di un
consultorio sull’identità di genere nel bolognese, attualmente operante, e
l’istituzione della Commissione “Diritti per l'identità di genere”, nel 2000.
Si spegne nel 2010 a 69 anni all’ospedale di Bentivoglio.
Nel 2014, al 32º Torino
Film Festival è stato presentato il film documentario sulla sua vita: “Una
nobile rivoluzione”, a cura di Simone Cangelosi. Il 3 ottobre del 2019 è uscito il libro “Storia di Marcella
che fu Marcello”, scritto da Bianca Berlinguer, sua amica.
Il 5 marzo del 2021 a Bologna la Giunta le ha intitolato un
piazzale all’interno di Villa Cassarini e in aprile è nata la prima
casa-rifugio per persone trans in Italia, a Pisa, che prende il suo nome.
Insieme a Marcella di Folco, figura cardine della storia
della comunità LGBT+ italiana è Porpora
Marcasciano, attivista trans e scrittrice nata in provincia di Benevento il
15 settembre 1957. Personaggio importante del movimento di liberazione sessuale
italiano, dai suoi esordi all’interno dei collettivi degli anni '70 fino ad
oggi. Porpora prende il suo nome da Porporino, celebre personaggio raccontato
nel libro “Porporino o i misteri di Napoli” di Dominique Fernandez.
L’anno di inizio del suo periodo di attivismo è stato il
1975, successivamente all’omicidio di Pier Paolo Pasolini: in quell’occasione
decide di parlare pubblicamente della sua storia durante un’assemblea
scolastica. Due anni dopo, assieme a Marco Sanna ed Enzo Ienna, fonda il
collettivo NARCISO (Nuclei Armati Rivoluzionari Comunisti Internazionali
Sovversivi Omosessuali), esperienza che durerà fino al 1983.
Dal 2005 aderisce al Movimento Identità Trans di cui, a
seguito della morte di Marcella di Folco nel 2010, diviene Presidente -carica
che ricopre attualmente. Nel 2016 viene insignita da Amnesty International del
premio Human Rights Defender
“dedicato alle persone che costituiscono inestimabile patrimonio per il
movimento per la tutela dei diritti umani”.
Porpora Marcasciano è autrice di diversi libri nei quali, a
partire dalla propria esperienza personale, racconta la storia del movimento
LGBT+ italiano. Nel 2008 scrive “Favolose narranti. Storie di transessuali” che
mostra la nascita del movimento trans italiano attraverso testimonianze dirette
di dieci donne trans. Otto anni dopo pubblica “AntoloGaia. Sesso, genere e
cultura degli anni '70”, un'autobiografia che copre il periodo dagli anni
Settanta al 1983. Narra la storia del primo pride italiano (di cui abbiamo
parlato nell’articolo precedente), dell’arrivo dell’AIDS e delle battaglie che
portarono alla legge 164 del 1982 sul cambio di sesso. Nel 2018 scrive
“L'aurora delle trans cattive”, sguardo corale del movimento trans italiano nel
quale racconta, tra i vari aneddoti, di quando nel periodo universitario a
Roma, nel 1981, venne arrestata per quattro giorni con l’accusa di atti osceni
in luogo pubblico perché indossava abiti femminili.
Insomma, una personalità estremamente forte e grintosa.
In questo articolo di approfondimento sulle vite di quelle che si possono
definire icone LGBT+ italiane non possiamo non nominare Lucy Salani, la cui
storia è stata approfondita nella newsletter di marzo, mese in cui è venuta a
mancare, che potete visionare qui.
Nel mese della storia LGBT+ italiana ci è sembrato calzante
dedicare un articolo a coloro che si sono fatti portavoce e rappresentanti
delle istanze di rivendicazione di diritti e libertà della comunità LGBT+ del
nostro Paese e la cui eredità si è trasmessa negli anni rimanendo
inestinguibile.