1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu di sezione
 

Contenuto della pagina

Etnia, multiculturalismo e differenze religiose

l'immagine raffigura persone di etnie differenti


A cura di Camilla Esposito

La Sezione Anti-discriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo SInAPSi si è sintonizzata, nel percorso delineato in questi anni di attività, principalmente sul contrasto alle discriminazioni legate al genere e all'orientamento sessuale, fissandosi come obiettivo la diffusione, appunto, di una cultura delle differenze.
Ha deciso, però, di ampliare il suo raggio di pratiche, cominciando ad occuparsi fattivamente anche di altre forme di discriminazione, per lo più etniche e religiose.

Ma procediamo con ordine. Per razza si intende un gruppo di individui che mostrano una comunanza in termini biologici, somatici, mentre l'etnia raggruppa individui che hanno in comune anche aspetti culturali e linguistici. In ultima analisi, la discriminazione razziale e/o etnica è una distinzione operata in seguito a un giudizio o una classificazione, agita in maniera preconcetta, basata sulla razza, il colore, l'origine o la convinzione religiosa. Generalmente, data la parziale sovrapposizione dei due concetti, discriminazioni razziali e discriminazioni etniche sono considerate parimenti.
La nascita e la diffusione dei pregiudizi razziali vengono fatte risalire ad un tempo preciso dell'epoca moderna, ossia la fine del XVIII secolo: è a questo periodo che viene associata una prima forma di razzismo biologico, escamotage utilizzato per giustificare una politica nazionalista e colonialista, evidentemente eurocentrica. Prima di questo momento non si era mai affermata l'idea di una superiorità biologica di una razza su altre: fin dall'antichità, invece, popoli o gruppi sociali tendevano a chiudersi agli altri, escludendo o discriminando i diversi in nome di una superiorità linguistica, culturale e religiosa. I greci e i romani, per esempio, definivano "barbari" i popoli che non parlavano la loro lingua; l'Europa cristiana perseguitò e ghettizzò per secoli gli ebrei accusandoli dell'uccisione di Cristo.
La esclusione, relegare l'Altro diverso ad uno spazio esterno, fuori dalle mura, fuori dai luoghi della comunità, spesso discriminarlo, sono tutti atteggiamenti e comportamenti che la psicologia sociale ha definito come la predisposizione a preferire l'ingroup, cioè il proprio gruppo di appartenenza, con caratteristiche comuni tra gli individui all'interno del gruppo, rispetto all'outgroup, ossia il gruppo differente dal proprio.
 Per meglio comprendere come giudizi, o pregiudizi, influenzino la nostra vita, il nostro vedere e il nostro sentire, basti pensare al cosiddetto "bias altra razza", una distorsione della nostra memoria provocata dall'effetto che gioca l'appartenenza alla razza: insomma, riconosciamo e distinguiamo meglio le persone della nostra stessa razza piuttosto che quelle di altre razze.
I più recenti studi di genetica dimostrano che le differenze tra le razze sono minime, che l'intelligenza è uguale in tutte le razze. L'umanità deriva da un unico ceppo che dall'Africa si diffuse nei vari continenti, rafforzando in ogni ambiente i caratteri più adattivi, e quindi differenziandosi in varie razze.
L'ONU condannò il razzismo con la Dichiarazione sulla razza dell'UNESCO (1950) e con una Convenzione del 1965 che definì discriminazione razziale ogni differenza, esclusione e restrizione dalla parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche. Nel 2000 il 21 marzo fu proclamato giornata mondiale contro il razzismo, in memoria dell'eccidio di 69 neri nel 1960 a Sharpeville (Sudafrica).

Bibliografia

David G. Myers, "Psicologia sociale", McGraw-Hill Education editore, 2013

Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/razzismo/

Letture consigliate:

"L'Altro necessario", Piero Amerio, Il Mulino, 2013

Articoli correlati

SAD... cucina e curry! A cura di Emma Spinelli

 

 

 

 
 

© 2013 - bullismoomofobico.it