A cura di Gabriella De Simone
Oggi giorno uno degli ambienti, accanto al classico mondo della scuola, in cui è possibile riscontrare un clima omofobico, violenze e discriminazioni legate al genere e all'orientamento sessuale, è il mondo universitario. Gli studenti vivono esperienze di rifiuto e percepiscono un clima universitario ostile (Rankin 2003). Rankin (2003), ad esempio, riporta che il 74% degli studenti universitari LGB giudica la propria università come omofobica e che il 60% nasconde la propria identità sessuale per evitare discriminazioni.
Lo State of Higher Education for LGBT People degli Stati Uniti riporta che il 33% di tutti gli studenti LGB e il 38% degli studenti transgender ha seriamente preso in considerazione di abbandonare l'università a causa dei problemi relativi alla sessualità esperiti nelle università (Rankin et al. 2010). Sherril & Hardesty (1994) hanno riscontrato che il 31% degli studenti appartenenti a minoranze sessuali ha lasciato l'università per un semestre o più e che il 33% ha abbandonato definitivamente l'università a causa delle questioni relative al proprio orientamento sessuale, incluse le molestie. Inoltre, alcuni dei motivi
principali di abbandono sono stato identificati nell'isolamento sociale, nell'alienazione, nella difficoltà con i pari e con la facoltà (Sanlo 2004).
All'interno di questo scenario, quindi, è opportuno creare dei contesti che siano maggiormente inclusivi e partecipativi, per esempio attraverso la realizzazione di workshop esperienziali con gli studenti universitari, in quanto rappresentano un ottimo strumento di formazione e sensibilizzazione sia per la popolazione LGBT che per tutti gli studenti universitari, come dimostrato da Iconis, R. (2010) in un'esperienza Americana, in cui la realizzazione di workshop sulle tematiche LGBT hanno migliorato il clima universitario.
Da un lato rappresentano un fattore protettivo molto forte per le minoranze sessuali in quanto implicano la partecipazione ad attività universitarie che prevedano l'integrazione individuo-gruppo (Abrahamowicz 1998). L'appartenenza a gruppi universitari consente di confermare la propria identità e di ricevere supporto e protezione che, a loro volta, rappresentano un fattore protettivo dalla
stigmatizzazione. Le parole di uno studente confermano tale ipotesi: «...mi ha colpita e sorpresa profondamente come un piccolo gruppo appena formato fosse riuscito a creare un contenimento tale da diventare il custode di segreti, lotte interne e verità importanti che segnano e costruiscono l'identità di ognuno di noi...» (estratto da un protocollo osservativo). Allo stesso tempo la partecipazione ad
attività esperienziali di gruppo, che affrontano i temi connessi all'orientamento sessuale e al genere, danno la possibilità a tutti gli studenti di riflettere su tali temi e di riconoscere i propri pregiudizi, come si può evincere anche dalle parole di uno studente «...ebbene, cosa, meglio del confronto, può combattere il pregiudizio?...» (estratto da un protocollo osservativo).Inoltre, i workshop esperienziali offrono
agli studenti competenze specifiche su questi temi da spendere anche nel loro futuro lavorativo.
Il Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze, afferente al Centro di Ateneo SInAPSi dell'Università degli studi di Napoli Federico II, in linea con la letteratura scientifica, ha ideato e realizzato dei cicli di workshop, rivolti a tutti gli studenti universitari, che si ripetono ogni mese.
Nello specifico ogni ciclo è caratterizzato da tre incontri, ognuno della durata di 3 ore, condotti da psicologi e articolati in due momenti: uno teorico e uno laboratoriale. Il primo, attraverso una spiegazione teorica mira a costruire un vocabolario comune circa tali tematiche, nonché una formazione sui seguenti temi: stereotipi di genere, identità sessuale, omofobia, bullismo omofobico e le varie forme di discriminazione connesse col genere e l'orientamento sessuale. Il modulo laboratoriale, attraverso attività, simulate e attivazioni, ha favorito un approfondimento esperienziale di tali tematiche. Le parole di alcuni studenti circa tali incontri: «...ho trovato questi incontri illuminanti non solo per le modalità che il workshop presenta quanto per la semplicità della trasmissione dei contenuti grazie alla professionalità degli organizzatori...»; e ancora «...le modalità con cui sono stati trattati gli argomenti hanno premesso una riflessione personale e la rielaborazione di concetti e teorie studiati in precedenza ma cristallizzati...»(estratto da un protocollo osservativo).
Bibliografia:
- Abrahamowicz, D. (1988). College involvement, perceptions and satisfaction: A study of membership in student organizations. Journal of College Student Development, 29 (3), 233-238.
- Iconis, R. (2010). Reducing Homophobia Within The College Community. Contemporary Issues In Education Research. Vol.3, n.5 (67-70).
- Rankin, S. R. (2003). Campus climate for gay, lesbian, bisexual, and transgender people: A national perspective. New York: The National Gay and Lesbian Task Force Policy Institute.
- Rankin, S., Blumenfeld, W.J., Weber, G.N. & Frazer, S. (2010). State of Higher Education for LGBT People: Campus pride 2010 national college climate survey.Scaricabile da http://www.campuspride.org/research/.
- Sanlo, R. (2004). Lesbian, gay, and bisexual college students: Risk, resiliency, and retention. Journalof College Student Retention, 6(1), 97-110.
- Sherrill, J.M. & Hardesty, C. (1994). The gay, lesbian and bisexual students'guide to colleges, universities and graduate schools. New York: New York University Press, pp. 6-11.