A cura di Arianna D’Isanto.
“Ora più che mai bisogna
dimostrare responsabilità e amore per la vita. Abbiate rispetto di voi stessi,
delle vostre famiglie e del vostro Paese. E ricordatevi di coloro che sono
quotidianamente in corsia per curare i nostri malati. Rimaniamo uniti, ognuno
nella propria casa. Evitiamo che il prossimo malato possa essere un nostro caro
o noi stessi”.
Uno degli
ultimi post scritto da Lorena, studentessa di medicina che però in quella casa
è stata uccisa dal compagno, nell’ultima giornata di Marzo. Il suo è il primo
femminicidio accaduto in Sicilia al tempo del Coronavirus. Lorena non è l’unica.
Il suo nome si aggiunge a Larisa (4 marzo), Barbara (10 marzo), Bruna (13
marzo), Rossella (19 marzo), una lista di vite spezzate dalla violenza
maschile anche se si è giovani, anche se si è istruite, anche se si ha un
lavoro. Proprio come il virus, la violenza può colpire tutte, indistintamente,
ma se per il primo fenomeno ci si protegge restando in casa, per il secondo la
casa può diventare trappola e non rifugio.
L’ Organizzazione Mondiale
della Salute (OMS) ci ricorda, infatti, che la violenza contro le donne resta
uno dei maggiori problemi di salute pubblica globale e tende ad aumentare
durante ogni tipo di emergenza, inclusa l’epidemia del COVID-19.
Gli ultimi
dati pubblicati da Axios indicano come la prevalenza della violenza sulle donne
sia triplicata durante
l’emergenza del COVID-19 rispetto all’anno scorso. Allo stesso tempo la diminuzione delle chiamate al numero 1522 e le scarse richieste ai centri antiviolenza hanno
evidenziato la difficoltà delle donne di avere spazi e possibilità sicure per
chiedere aiuto, a causa della costante presenza del partner violento tra
le mura domestiche.
I dati sembrano parlare: le
donne rinchiuse in casa con i loro aguzzini non chiedono aiuto! E coloro che
riescono a farlo potrebbero non ottenere l’acceso alle case rifugio, che
purtroppo sono costrette a non accettare nuovi ingressi, per tutelare le ospiti
che già vi sono ricoverate.
Ma esistono altre realtà,
con ulteriori difficoltà legate al tragico momento che stiamo vivendo: le donne
assistite già avviate in percorsi di autonomia e di inserimento lavorativo - a
causa della sospensione dal lavoro - sono impossibilitate a pagare l’affitto,
le bollette, le spese, soprattutto quelle di prima necessità. Tale situazione
rischia di rendere le donne nuovamente esposte alla violenza, soprattutto nei
casi di maggiore fragilità in cui, proprio per ragioni economiche, potrebbero
essere costrette a ricontattare il maltrattante.
Obbligati a restare in casa
non sono solo le donne e i loro partner violenti, in molti casi sono presenti
anche bambini che si ritrovano, in questa peculiare situazione di lockdown, a
trascorrere ancora più tempo tra le mura domestiche essendo state sospese tutte
le attività scolastiche, sportive e ricreative e risultando, in questo modo,
maggiormente esposti a scene violente o, peggio, a maltrattamenti diretti.
La condivisione di dati e
informazioni relative al fenomeno della violenza al tempo del COVID19 è
essenziale per proteggere donne e bambini vittime, non farli sentire soli,
ulteriormente abbandonati ed isolati. Il problema della violenza di genere e
della violenza domestica si acuisce a causa di questa particolare crisi che
stiamo attraversando ma risulta necessario sensibilizzare tutti gli attori
interessati da questo fenomeno, con gli strumenti che la situazione
epidemiologica ci lascia a disposizione: misure di sicurezza, supporto psicosociale, servizi di assistenza
sono alcuni degli incentivi essenziali per salvaguardare le vittime.
A livello
nazionale esiste il numero 1522 (Telefono Rosa) che continua ad essere attivo
anche in questo periodo di emergenza, al quale è possibile rivolgersi 24 ore su
24 per chiedere aiuto. Si tratta di un servizio pubblico del Dipartimento Pari
Opportunità, raggiungibile anche attraverso un’applicazione scaricabile su
diversi dispositivi.
Sul territorio napoletano le Associazioni e i Centri
Antiviolenza restano attivi e il Comune si è mosso attraverso l’iniziativa
#nontilasciamosol*, mettendo a disposizione il numero rosa 800864781 e il
numero 393-8841227 che garantiscono reperibilità 24 ore su 24, per fornire
ascolto e supporto a donne e persone LGBT vittime di violenza.
Continua a
restare attivo anche lo sportello O.L.V, servizio messo a disposizione dell’ASL
Napoli 1 Centro come luogo per gli uomini che agiscono violenza, i quali
possono chiedere aiuto chiamando il numero 338 500 4398.