A cura di Carmen Ricci
Parlare di
violenza di genere non è certo un compito semplice in quanto costituisce un
fenomeno composito e multiforme, le cui manifestazioni non si presentano quasi
mai separate. La cronaca attuale mostra come la violenza, in particolare la
violenza di genere, stia sempre più assumendo le caratteristiche di fenomeni
intrafamiliari, che spesso restano anche segreti o poco visibili. Si parla
spesso, infatti, di violenza domestica, per indicare qualsiasi comportamento all'interno
della relazione di coppia che provochi danno fisico, psicologico o sessuale ai
soggetti della relazione, che solitamente sono donne e figli. Nonostante, in
passato, gli studiosi (Levinson, 1989) e i dati ISTAT (2007) abbiano dimostrato
la frequenza con cui il fenomeno si verifichi, la violenza domestica sembra
essere un fenomeno ancora sottovalutato.
La violenza
domestica è una tipologia di maltrattamento che coinvolge tutti i membri della
famiglia: "l'atto" violento ha ripercussioni non solo sulla coppia all'interno
della quale si verifica la relazione violenta, ma su tutto il nucleo familiare.
Ma
cosa può accadere quando i bambini assistono a scene violente?
Si parla di violenza
assistita intrafamiliare, così come è stata definita dal CISMAI (Coordinamento
Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia, 1999),
quando ci si riferisce a "...qualsiasi
atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su una figura
di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il bambino
può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente
(quando è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti". Tale fenomeno sembra essere molto diffuso: i dati ISTAT del 2007
riportano che 690.000 donne italiane hanno dichiarato di aver subito violenze
ripetute dal partner; il 62,4% di queste donne ha dichiarato che i figli hanno
assistito ad uno o più di questi episodi.
In
situazioni familiari violente, i
bambini sperimentano delle Esperienze
Sfavorevoli Infantili (Felitti, 2001) ossia situazioni negative che
influenzano negativamente l'ideale percorso evolutivo, sia a livello personale
che relazionale. All'interno di questi contesti violenti i bambini diventano oggetto
di diverse manifestazioni di abuso affettivo, che priva loro di un ambiente appropriato
e supportivo. Diversi autori si sono occupati delle conseguenze che possono
derivare dall'assistere a qualsiasi forma di violenza domestica, inserendola
nel maltrattamento psicologico (Di Blasio, 200; Monteleone, 1999). In
particolare, Di Blasio (2000) ha evidenziato come l'assistere alla violenza
domestica possa compromettere lo sviluppo del bambino, sottolineando le aree
maggiormente danneggiate: legame di attaccamento, adattamento e competenze
sociali, problemi comportamentali, abilità cognitive e problem solving,
apprendimento scolastico.
Assistere a
scene violente nel proprio contesto familiare può, dunque, provocare problematiche
a vari livelli: emotivo, cognitivo e socio-relazionale. La compromissione delle
aree evolutive è stato oggetto di molti approfondimenti scientifici che hanno
descritto i problemi riscontrati nei bambini che assistono a scene violente nel
contesto familiare: alcuni studiosi (Jaffe, Wilson, Wolfe, 1990) hanno
evidenziato difficoltà emotive e sociali come depressione, ansia, inquietudine,
aggressività, crudeltà verso gli animali, minori competenze sociali ecc.; altri
(Moore, Pepler, 1998) hanno rilevato difficoltà interattive con altri bambini e
scarse abilità verbali a causa di un ambiente familiare scadente e la depressione
materna; altri autori (Humphreys & Campbell, 2004) hanno notato una più
alta predisposizione a soffrire di disturbi fisici, come cefalee, allergie,
disturbi del sonno ecc. Assistere alla violenza si configura come un fattore di
rischio non solo per ciò che concerne l'area psico-fisica, ma anche quella
relazionale. I piccoli che sono ripetutamente esposti a modalità relazionali
violente possono apprendere che l'uso della violenza è normale nelle relazioni
affettive; di conseguenza, potrebbero imparare il disprezzo per le donne e per
le persone viste come più deboli, nonché identificare le relazioni affettive
con le relazioni di sopraffazione, strutturando così modalità aggressive e
centrate sull'esercizio del potere nella relazione.
Gli studi scientifici
sopracitati evidenziano come la violenza assistita sia un'esperienza altamente dolorosa
e sconvolgente per il bambino poiché influenza negativamente il suo sviluppo
psico-fisico, fino a compromettere una o più aree evolutive. Diventa, dunque,
importante stimolare una riflessione più approfondita su una forma di violenza
che ha ricadute importanti anche su chi assiste, come semplice spettatore, ai maltrattamenti.
Risulta necessario, pertanto, che gli operatori che si occupano dellla violenza
nei confronti delle donne e, nello specifico, di relazioni violente
intrafamiliari non limitino il proprio intervento sulla diade
perpetratore-vittima, ma amplino il raggio di osservazione su tutto il contesto
familiare, per evitare di lasciare sul campo qualche vittima - testimone -
inosservata.
Bibliografia
. Bianchi, D. ,
Moretti, E. (a cura di). (2006). Vite
in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile. Firenze
. Di Blasio, P. (2000).
Psicologia del bambino maltrattato. Bologna, il Mulino;
·Felitti, V. J., Anda, R. F., Nordenberg, D., Williamson, D.F., Spitz,
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Falconer R. (eds.), The cost of child maltreatment: who pays? We all do, San Diego, CA, Family Violence;
· Humphreys, J., Campbell, C. (2004). Family violence and nurcing practice. Philadelphia, Lippincott Williams Wilkins;
· ISTAT (2007). La violenza e i maltrattamenti contro le
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· Jaffe, P., Wilson, S.K., Wolfe, D. (1990). Children of battered women. Newbury Park, CA, Sage;
· Levinson, D. (1989). Family
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Publications;
· Monteleone, J.A.
(1999).Gli indicatori dell'abuso
infantile: gli effetti devastanti della violenza fisica e psicologica. Torino,
Centro Scientifico Torinese;
· Moore, T.E., Pepler, D.J. (1998). Correlates
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