A cura di Daniela Scafaro
GIUGNO 2012. Siamo a Pisa, presso una residenza universitaria un giovane
studente viene insultato e aggredito da un collega semplicemente perché, a
detta dell'aggressore, la vittima "lo stava guardando".
OTTOBRE 2013. Simone, 21 anni, studente della facoltà di scienze
infermieristiche alla Sapienza di Roma, si toglie la vita lanciandosi da un
terrazzo. Agli operatori della Gay Help Line, il centro di ascolto rivolto alle
persone vittime di omofobia, aveva riferito di essere costante oggetto di
battute e insulti omofobi da parte di alcuni compagni universitari all'interno
dell'ospedale presso cui effettuava il tirocinio.
DICEMBRE 2015. Università
degli studi di Napoli Federico II - Dipartimento di Studi Umanistici: le
locandine che pubblicizzano la proiezione del film "Pride" (promossa da un collettivo
di studenti) vengono imbrattate con scritte omofobe, nell'indifferenza
generale.
Solo
alcuni esempi che mostrano come, evidentemente, l'omofobia rappresenti un problema con cui fare i conti nelle
università italiane che ogni anno accolgono centinaia di studenti che
vorrebbero poter vivere in maniera libera
e sicura la propria identità senza dover essere costretti a
"mimetizzarsi", a rendersi invisibili per potersi veder accordata quella
tranquillità che dovrebbe costituire un diritto.
E
allora perché nessuno ne parla?
E' possibile che l'università sia
immune all'omofobia?
Molti
autori hanno evidenziato come l'atteggiamento omonegativo risenta
dell'influenza di molteplici variabili tra le quali il livello d'istruzione
sembra giocare un peso considerevole: alcune indagini hanno infatti mostrato
una correlazione positiva tra omofobia e bassi livelli d'istruzione (Herek, 1996).
Probabilmente questa è una delle motivazioni all'origine dello scarso interesse
per l'approfondimento del tema del pregiudizio omofobico in un contesto
d'istruzione superiore come quello universitario. Tuttavia, bisogna pur sempre considerare
che anche chi raggiunge elevati livelli d'istruzione non riesce mai del tutto a
sottrarsi all'influenza che la cultura (eterosessista) esercita su ciascuno di
noi e di cui tendiamo ad interiorizzare valori e norme (Furnham & Taylor,
1990; Beran et al., 1992; Riggle
& Ellis, 1994).
E infatti, nonostante nel nostro paese il tema sia stato poco
approfondito, a livello internazionale,
negli ultimi vent'anni, la ricerca ha costantemente suggerito che l'omofobia
nei contesti universitari rappresenti un problema significativo. In
particolare, le molestie verbali e le minacce di violenza fisica risultano
all'ordine del giorno e molto frequenti rispetto ad episodi di violenza più "eclatanti"
con ripercussioni negative sul clima in cui gli studenti LGBT, loro malgrado,
sono costretti a vivere e che può portarli a
"scegliere" di auto-relegarsi nell'invisibilità (Rankin, 2003).
Un'altra
possibile spiegazione al silenzio che avvolge questo tema può essere
rintracciata nel fatto che, nonostante molte indagini abbiano sottolineato la
presenza di elevati tassi di omofobia nelle università, altrettanti studi
condotti in merito sembrano evidenziare l'esatto contrario suggerendo che il
clima universitario nei confronti delle persone LGBT non sia poi così ostile.
Ad esempio, in uno studio di Malaney et
al. (1997) solo il 25% degli studenti intervistati ha ritenuto che nel
campus fossero diffusi atteggiamenti anti-LGBT. Tali risultati, tuttavia, richiedono
alcune precisazioni poiché molte di queste ricerche hanno preso in esame
studenti e/o personale eterosessuali: il fatto che campioni più generali
riportino minore esperienza di un clima omofobo rispetto a quanto si evince
dagli studi che hanno preso in esame campioni esclusivamente LGBT è un dato
facilmente prevedibile che non dovrebbe meravigliarci né tantomeno farci
desistere dal voler approfondire ulteriormente tale questione. Infatti, anche
se l'omofobia non è rivolta esclusivamente a persone LGBT, è scontato rilevare
come loro restino comunque le più direttamente colpite da questa forma di
discriminazione.
In
effetti, come suggerisce Ellis (2009), un esame dettagliato degli studi
precedenti e dei loro risultati sembra evidenziare che le differenze
riscontrate siano da ricondurre alla diversità di composizione dei campioni
utilizzati, delle domande poste agli intervistati e ai tipi d'istituzione presi
in esame, piuttosto che a "reali" differenze nella ricorrenza di manifestazioni
omofobe.
C'è
poi ancora da aggiungere che mentre l'omofobia tra gli adolescenti è oggetto di
preoccupazione poiché si associa con il bullismo a scuola e con condotte
violente nell'ambito delle relazioni tra pari (il cui impatto sul benessere e l'autostima
degli adolescenti omosessuali è fortemente negativo), con l'aumentare dell'età
le manifestazioni omofobe diventano generalmente meno "plateali" e dunque
tendono ad essere sottostimate.
Le
ricerche dovrebbero pertanto focalizzarsi sul più ampio spettro di molestie e
discriminazioni di cui le persone LGBT possono essere vittime intendendo per
discriminazione basata sull'orientamento sessuale/identità di genere qualsiasi
incidente (anche quelli "più banali" come insulti e pratiche di emarginazione)
che è percepito come omofobo dalla vittima o da qualsiasi altra persona (Ellis,
2009).
Dunque,
mentre la prevalenza di omofobia tra gli adolescenti è stata studiata
estesamente negli ultimi anni e la ricerca indica che i livelli di omofobia in
questo range d'età tendono ad essere piuttosto alti, molto meno si sa circa
l'impatto dell'omofobia sullo sviluppo del sistema di valori dei giovani
adulti.
In
definitiva, anche se un certo numero di articoli ha posto l'accento
sull'esistenza di buone pratiche (Shepherd, 2006) riguardo alle tematiche
LGBT, altrettanti lavori hanno tuttavia
messo in evidenza come le università siano ben lontane dal poter essere
considerate realmente "gay-friendly" (Tysome, 2006; Wotjas, 2006), e questo,
unitamente al fatto che l'università costituisce forse il primo contesto in cui
i giovani si trovano a stare lontano da casa per un periodo prolungato (l'organizzazione
e la durata dei corsi fanno sì che gli studenti trascorrano la maggior parte
delle loro giornate presso le facoltà d'iscrizione), nonché la prima occasione
per esplorare la propria identità senza i vincoli, spesso limitativi,
dell'ambiente familiare e della scuola secondaria (che in molti casi non
rappresentano i contesti più idonei all'auto-affermazione della propria identità
omosessuale attraverso il coming out) (Epstein et al., 2003), dovrebbe sollecitare la comunità scientifica
nazionale ad interrogarsi maggiormente su questo tema e a comprendere come
adoperarsi per far fronte alle manifestazioni, benché più sfumate comunque
presenti e non per questo meno gravi, del pregiudizio omofobo.
RIFERIMENTI
- Beran, N.J., Claybaker, C., Dillon, C.,
Haverkamp, R.J. (1992), Attitudes toward
minorities: a comparison of homosexuals and the general population, Journal of Homosexuality, 23(30), pp. 65-83.
- Ellis S.J. (2009), Diversity
and inclusivity at university: a survey of the experiences of lesbian, gay,
bisexual and trans (LGBT) students in the UK, Higher Education 57 (6), pp.
723-739.
- Epstein D., O'Flynn,
S., Telford, D. (2003), Silenced
sexualities in schools and universities, Stoke-on-Trent: Trentham Books.
Furnham A., Taylor L. (1990), Lay theories of homosexuality: aetiology, behaviors and "cures", British Journal of Social Psychology,
29(2), pp. 135-47.
- Herek G.M. (1996), Heterosexism and Homophobia, In Cabaj
R., Stein T. (a cura di) Textbook of Homosexuality and Mental Health, pp.
101-113, American Psychiatric Press, Washington.
- Malaney, G.D., Williams, E.A., & Geller, W.W.
(1997), Assessing campus climate for
gays, lesbians, and bisexuals at two institutions, Journal of College
Student Development, 38, pp. 365-375.
- Rankin S.R. (2003), Campus climate for gay, lesbian, bisexual, and transgender people: A
national perspective, New York: The National Gay and Lesbian Task Force
Policy Institute.
- Riggle, E.D. &
Ellis, A.L. (1994), Political tolerance
of homosexuals: the role of groups attitudes and legal principles, Journal of Homosexuality, 26(4), pp. 135-147.
- Shepherd J. (2006), Post-92s more gay friendly, Times Higher Education Supplement, 4.
- Tysome T. (2006), Gay
academics settle for wage 'consolation prize', Times Higher Education
Supplement, 56.
Wotjas O. (2006), Gay staff forced to 'hide sexuality',
Times Higher Education Supplement.