A cura di Sabrina Antuoni
Luglio 2019 è per
eccellenza il mese dedicato alle Universiadi, o Olimpiadi
Universitarie, che racchiudono uno dei concetti alla base di
ogni forma di sport: l’universalità.
Esse sono una manifestazione
sportiva multidisciplinare dedicata agli atleti universitari di tutto il mondo,
occasione di incontro, di competizione, di scambio, di divertimento, di
crescita, di unione e rispetto delle differenze.
L’Universiade fu ideata dal dirigente sportivo italiano Primo Nebiolo che ne
organizzò la prima edizione a Torino nel 1959.
Secondo le ultime regole imposte dalla FISU (Federazione Internazionale Sport Universitari) le Universiadi estive constano di
competizioni in 15 sport obbligatori, quali: Atletica leggera,
Calcio, Ginnastica artistica e Ginnastica ritmica, Nuoto,
Pallacanestro, Pallanuoto, Pallavolo, Scherma, Taekwondo, Tennis, Tennis tavolo, Tiro a segno, Tiro con l'arco (diventa parte degli sport obbligatori
con la XXX edizione estiva Napoli 2019), Tuffi.
Il Paese organizzatore può proporre
un'aggiunta di massimo tre sport opzionali, in questa occasione sono
stati aggiunti: Judo, Rugby a 7 e Vela.
Per le XXX Universiadi è stata designata Napoli come sede delle competizioni
estive, e la Campania in generale, che, oltre ad essere conosciuta nel mondo
per la sua storia e per le ricchezze culturali, storiche e naturalistiche del
territorio che la circonda, vanta una grande tradizione sportiva che ha dato
vita negli anni a molte eccellenze in numerose discipline.
Lo sport ha sempre rappresentato un’importate attività, legata non solo al
divertimento ma anche, e soprattutto, al modo in cui aiuta a definire, essendo
un’organizzazione sociale, chi siamo, come luogo di costruzione delle identità.
Tuttavia se da un lato esso promuove il rispetto di tutti, la crescita e lo
scambio di idee, dall’altro, essendo integrato nella società stessa, subisce
l’influenza degli stereotipi legati al genere, all’orientamento sessuale, con
conseguenti pregiudizi accompagnati da commenti e dichiarazioni che sono chiari
esempi di discriminazione di genere e omofobia.
Tali troverebbero motivazione in quella stessa linea di ragionamento legata ad
un punto di vista stereotipato e stigmatizzato dei ruoli di genere. Il genere
maschile è sinonimo di forza e mascolinità, in contrasto con il genere
femminile sinonimo, invece, di debolezza e coinvolge donne e persone gay.
Questo fenomeno è definito da Connell "mascolinità egemonica", che
ben si evidenzia nello sport. La mascolinità egemonica si riflette nella
creazione di regole sul genere, che hanno l’obiettivo di garantire una
posizione dominante agli uomini che vi si conformano; ciò è associato alla
subordinazione delle donne nella società, determinando una gerarchia sociale,
nella quale ai vertici ci sono gli uomini eterosessuali, mentre le donne e gli
omosessuali sono in fondo.
Pertanto, una donna che pratica sport, soprattutto a livello agonistico, è
considerata come avente qualità che la etichettano come maschile, non
femminile, probabilmente lesbica, dato che queste sono qualità generalmente
attribuite agli uomini.
Tutto ciò porta al "sex-typing sport", che ha alla base un’ideologia
che sostiene la distinzione tra sport praticabili solo dagli uomini e sport
praticabili solo dalle donne, secondo gli stereotipi di genere.
La convinzione che esistano "sport maschili" rafforza l’idea che essi siano associati a
qualità e valori “Maschili”, come la virilità e la mascolinità.
Alla luce di quanto detto, considerata l'importanza dello sport e della
risonanza che ha nella società, nella cultura e nell’educazione, è necessario
coinvolgere tutti i protagonisti del mondo dello sport nell'atto di approfondire le connessioni tra
omofobia, distinzioni di genere e contesti sportivi, in modo da organizzare
azioni preventive e contrastare la discriminazione nelle sue molteplici forme,
che può verificarsi nel settore sportivo, in modo da riconfigurare l'ambiente
sportivo come luogo di vera e propria socializzazione che comprende tutte le
differenze, come fattore di inclusione delle differenze di ogni persona.
A questo proposito la UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti) in collaborazione
con l’associazione Arcigay, il Centro SINaPsi dell'Università Federico II di
Napoli, il Dipartimento di Scienze del Movimento e Benessere dell'Università
Parthenope e la Fondazione Genere, Identità e Cultura, in occasione delle
Universiadi hanno proposto e organizzato
diverse attività, quali convegni, workshop esperienziali e eventi simbolici
sportivi, tenuti e coordinati da esperti, con lo scopo di evidenziare le
connessioni tra il mondo dello sport e le diverse forme di discriminazione che
possono verificarsi all'interno di differenti contesti geografici e culturali;
di fornire una descrizione approfondita dei principali concetti teorici legati
alla discriminazione dovuta alle distinzioni di genere e di orientamento
sessuale in campo sportivo; di coinvolgere i cittadini, distribuire gadget
arcobaleno, per sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti delle persone
LGBTI contro l'omofobia.
Tanto ancora deve essere fatto per ridurre le discriminazioni di genere e
quelle legate all’orientamento sessuale, tuttavia le Universiadi, insieme agli
altri eventi sportivi, rappresentano un’occasione per migliorare il dialogo tra
sport e diritti, per ridurre le disparità, per diffondere una cultura basata
sulla valorizzazione delle differenze.
Lo sport è incontro di persone, di idee e, essendo di tutti e per tutti,
dovrebbe promuovere il valore dell’universalità, concetto di fondo delle
Universiadi, inteso come inclusione, che permette di esprimere se stessi, la
propria identità attraverso qualsiasi disciplina sportiva, indipendentemente
dal genere, dall’orientamento sessuale, dall’etnia, dalla religione, dallo status
sociale, dalla nazionalità, nel rispetto di tutti e di ciascuno.
Bibliografia:
- Connell, Robert W., Maschilità. Identità e trasformazioni del maschio
occidentale, Feltrinelli, Milano 1996.