A cura di Daniela Scafaro
In
“Agostino” Moravia descriveva
l’adolescenza quale “sgraziata età di
transizione”.
L’adolescenza
è infatti un’età di turbamenti e sconvolgimenti che ruotano intorno ad una
serie di difficili compiti evolutivi tra i quali il lutto del corpo infantile e
l’accettazione/integrazione del corpo sessuato, rivestono un ruolo centrale.
Le
trasformazioni della pubertà (tempesta ormonale, sviluppo dei caratteri
sessuali secondari, aumento della statura etc.)
mettono a dura prova l’adolescente richiedendogli una riorganizzazione,
non priva di angoscia, della propria identità
Cosa
succede quando questi cambiamenti muovono in una direzione che l’adolescente
non riconosce come espressione della propria identità, quando le trasformazioni
della pubertà rimandano un’immagine aliena di sé?
Pensiamo ad esempio a quanta angoscia un giovane ragazzo transessuale (FtoM)
potrebbe provare nell’osservare i seni che crescono e vivere l’arrivo del
menarca o, viceversa, al disagio di una ragazza trans rispetto alla comparsa
del pomo d’Adamo, l’ispessimento della voce etc.
L’insoddisfazione per
il proprio corpo che spesso caratterizza questa fase del ciclo di vita, rischia
in questi casi di divenire un vero e proprio rifiuto che può esitare in
comportamenti a rischio e in alterazioni delle condotte alimentari nel
tentativo di inibire l’insorgere delle caratteristiche del sesso biologico di
appartenenza (ad esempio, la forte perdita di peso associata ad un regime
alimentare restrittivo, porta all’amenorrea e ad una diminuzione del volume
mammario).
Come affrontare
tutto questo?
La disforia di
genere in età evolutiva viene descritta come “Sviluppo Atipico dell’Identità di
Genere” (Di Ceglie & Freeman, 1998). La comunità scientifica suggerisce
approcci e modelli di intervento differenti a seconda che la pubertà sia già
subentrata o meno (4-11 anni /12-19 anni).
Nei bambini (4-11
anni) la disforia e la varianza di genere spesso si manifestano con
l’esternazione del desiderio, nel caso dei maschietti, di essere una bambina (o
con la dichiarazione di esserlo o, ancora, con la convinzione che crescendo lo
si diventerà); e con la preferenza di attività, interessi etc. stereotipicamente
considerati femminili, etc. La comparsa di una varianza di genere in questo
periodo è caratterizzata da una variabilità degli esiti (si stima che persista
in adolescenza in una percentuale variabile tra il 12% e il 27%) e si è
osservato che il benessere psicologico dei bambini è connesso primariamente al
supporto genitoriale e al grado di accettazione sociale. Per queste ragioni, in
questa fascia di età, l’intervento si incentra primariamente sul supporto
all’intero gruppo familiare.
Se invece la
disforia persiste in adolescenza (12-19 anni) è più probabile che ci sia una
continuità anche con l’ingresso nell’età adulta. In questa fascia di età si
riscontra una maggiore vulnerabilità e l’incidenza di sintomi
ansioso-depressivi con un forte rischio suicidario.
Lo sviluppo puberale, con
la comparsa dei caratteri sessuali secondari, come visto in precedenza, può
infatti comportare un aumento del livello di sofferenza dell’adolescente che
non si riconosce nei cambiamenti che vede. Per tutte queste ragioni è
auspicabile una presa in carico multidisciplinare che preveda la collaborazione
tra esperti della salute mentale e medici.
Le linee guida internazionali (Royal
College of Psychiatrists, 1998; Hembree WC et al, 2009, WPATH, 2011),
suggeriscono, in questa fascia di età, diverse possibilità di intervento:
•
Interventi
reversibili che prevedono l’assunzione di bloccanti ipotalamici che determinano
il blocco della produzione di estrogeni o di testosterone contrastando quindi
lo sviluppo di alcuni aspetti dei caratteri sessuali secondari.
Tra i vantaggi connessi a questo
tipo di intervento (possibile solo previa autorizzazione del Comitato Etico),
l’accento viene posto sulla riduzione del rischio di insorgenza di psicopatologie
(connesso allo sviluppo del corpo in un senso non desiderato), e sulla
possibilità, per gli esperti, di ampliare la finestra diagnostica e procedere
nel lavoro con l’adolescente affinché giunga ad una scelta consapevole.
•
Interventi
parzialmente reversibili che prevedono l'assunzione di ormoni cross-sex che
inducono una pubertà congrua col sentire dell’adolescente.
Si prevede la
somministrazione dei bloccanti ipotalamici o degli ormoni cross-sex, secondo le
linee guida internazionali, in casi accuratamente selezionati. I bloccanti
ipotalamici non possono essere prescritti oltre i 16 anni di età se non in
associazione agli ormoni cross sex (ONIG).
Per maggiori
approfondimenti su questo tema si rimanda al sito dell’Osservatorio Nazionale
sull’Identità di Genere (ONIG) http://www.onig.it/drupal8/ ed in particolare alle Linee Guida per la presa in
carico dei minorenni con sviluppo atipico della identità di genere, in corso di
aggiornamento.
Riferimenti:
Di
Ceglie D., Freeman D. (1998). A
stranger in my body. Atipical Gender Identity development and mental health.
Karnac Books;
Osservatorio
Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG). Linee
Guida per la presa in carico dei minorenni con sviluppo atipico della identità
di genere http://www.onig.it/drupal8/docs/SoC_minorenni.pdf
Royal
College of Psychiatrists. (1998). Gender identity disorders in children and
adolescents—Guidance for management. Council Report CR63. London: Royal College
of Psychiatrists;
World Professional Association for Transgender Health
(WPATH). (2011). Standards of care for the health of transsexual, transgender
and gender non-conforming people, 7th Version. Accessed May 2, 2012, from http://www.wpath.org/