A cura di Giovanna Celardo.
In
molte culture occidentali si considera la verginità una virtù, intesa come uno
stato di purezza, un valore positivo dal punto di vista religioso e morale. È
legata al concetto di onore personale e familiare, infatti la perdita della
verginità prima del matrimonio era considerata un grave disonore. I simboli di
questo valore erano il velo e l’abito bianco indossati con orgoglio al
matrimonio.
Il
genere femminile è sempre stato vincolato alla cura dei sentimenti e delle
relazioni, la donna è stata rappresentata come un essere angelico, basti
pensare a Beatrice, emblema del Dolce Stilnovo, che guida Dante nel suo viaggio
in Paradiso, dotata di nobiltà e grande intelligenza. È la donna angelicata che
eleva l’uomo.
Sembra
che l’immagine della donna sia vincolata alla dicotomia donna angelo e donna
tentatrice e quindi demoniaca, non c’è una via di mezzo, che lascia spazio alla
donna e al suo desiderio: è Lilith la prima donna demoniaca, per gli ebrei è la
prima moglie di Adamo, che pretendeva di godere degli stessi diritti del marito
e per questo allontanata e temuta, a seguire Eva, la donna che porta Adamo,
alla rovina, tentandolo, facendogli mangiare dell’albero proibito e al suo
opposto, la Madonna, la nuova Eva, donna del riscatto, che è definita
Immacolata, in quanto non macchiata dal peccato e senza desiderio.
Anche
nella cultura popolare, di cui i proverbi sono l’espressione, viene ripreso più
volte questo concetto:
-Tutt’
‘e peccati mortali so’ femmene (Tutti
i peccati mortali sono femminili), l’uomo diffida della donna e dà per scontato
la sua disonestà e la sua infedeltà, la “femmena” è furba e riesce a manipolare
attraverso il sesso l’uomo.
-A
fémmene è cchiù furbe ru riavele (La
donna è più furba del diavolo), attraverso la provocazione sessuale riesce a
prevalere sull’uomo e ad abbindolarlo, in quanto l’uomo non riesce a resistere
alla tentazione sessuale e la donna viene vista esclusivamente come oggetto del
desiderio maschile.
-Guardate
da ‘e puttane, ma nun te fidà d’ ‘a bona! (Guardati dalle prostitute, ma
non fidarti della donna per bene).
È
difficile scardinare la rappresentazione del corpo femminile veicolata anche dalle
pubblicità, dove la donna è completamente svelata, è sessuata e sensuale, la
sua immagine è usata per dare piacere all’uomo e il suo corpo appare essere
vincolato all’idea di controllo e di possesso.
Da questo pregiudizio che si
sono sviluppati svariati stereotipi legati alla sessualità femminile, ovvero i “sexual
script”, i
copioni sessuali, che cercano di definire come dovrebbero comportarsi l’uomo e
la donna in relazione alla sessualità. L’uomo è sempre rappresentato come
virile, mentre per le donne vi è una tendenza a reprimere il proprio erotismo.
Sono
tanti gli stereotipi che si muovono intorno alla sessualità femminile, come per
esempio “le donne, hanno meno desiderio sessuale”, si considera che la
donna abbia minore desiderio sessuale rispetto all’uomo, il suo ruolo è quello
di essere “sessualmente desiderata” e non quello di “desiderare sessualmente”. Un altro stereotipo è che “esistono
due tipi di orgasmi, uno di serie A (vaginale) ed uno di serie B (clitorideo)”.
Attorno al piacere femminile c’è un pregiudizio che relega il piacere alla
penetrazione vaginale, mentre dal punto di vista anatomico è la clitoride la
zona corporea femminile con più recettori del piacere. Non raggiungere
l’orgasmo con la penetrazione vaginale, comporta una quota di frustrazione, che
le fa sentire talvolta meno seducenti. “Masturbazione
e pornografia sono cose da uomini!”.
L’autoerotismo
è una pratica che permette all’individuo di conoscere il proprio corpo ed è
quasi un tabù parlare di autoerotismo e fantasie sessuali femminili e questo
comporta anche una minore conoscenza del proprio corpo e di ciò che può dar
piacere. “La donna non può prendere
l’iniziativa”, vi è spesso una difficoltà ad
esprimere il proprio interesse sessuale per non apparire “donne facili”, o per
il timore di essere rifiutate. Questo comporta una rigidità nei ruoli sessuali.
“La
sessualità femminile si affievolisce in gravidanza e dopo la menopausa”, la
gravidanza e la menopausa diventano motivo per accantonare la sfera sessuale,
in quanto il proprio corpo subisce delle variazioni, per esempio durante la
gravidanza c’è il pregiudizio che i rapporti sessuali possano far male al
bambin*.
«La sessualità
copre un vasto raggio di elementi come il desiderio, i corpi, il piacere, il
comportamento, le pratiche, l’immaginario e le fantasie» (Rinaldi, 2016, p.
219). Agli adolescenti di solito si danno indicazioni sulle problematiche
connesse al cambiamento corporeo, come ad esempio sulle mestruazioni, sulle
gravidanze non desiderate o su possibili malattie, non si parla di sessualità
intesa come ricerca di piacere (ciò che mi piace e ciò che non mi piace),
connessa al desiderio. È necessario educare all’affettività e alla sessualità,
che è ricerca di piacere e di soddisfare il proprio desiderio. Desiderio,
talvolta inaccessibile e negato alle donne.