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“Salute”: quando il mancato riconoscimento dell'autodeterminazione crea disagi al bambino

un triciclo simbolo dell'infanzia

 
A cura di Mariano Gianola  

“Essere bambini” vuol dire fare esperienza continua del mondo e rapportarsi allo stesso con un linguaggio scevro da categorie rigidamente strutturate. Con aria di meraviglia, talvolta, alcune scoperte rappresentano importanti traguardi che possono divenire significativi per la costituzione dell'identità personale.
Alcuni di questi traguardi, soprattutto quelli in cui si acquisisce consapevolezza circa il proprio modo di essere, vengono raggiunti, per simulazione, attraverso la ludicità e l'espressione personale. Il gioco, lo sport e il personale modo di manifestare se stessi, possono divenire importanti “catalizzatori simbolici” attraverso i quali il bambino comincia a esperire parte delle proprie dimensioni identitarie.
Per tale motivo, le esperienze ludiche, ginniche o le attività che si intendono frequentare, dovrebbero essere svolte in totale serenità in modo da permettere al minore di esprimersi per quello che sente di essere. In relazione a tali aspetti, legati alla crescita personale, il sostegno dei genitori e delle figure significativamente rilevanti (insegnanti, educatori, etc) sono fondamentali affinché venga rispettata l'autodeterminazione. Purtroppo, non sempre i minori riescono a fare un'esperienza serena di se stessi. Molti bambini, ad esempio, non vengono riconosciuti in riferimento ai propri bisogni ed esigenze. Ciò può avvenire in riferimento alla scelta di un corso di ginnastica o degli amichetti da frequentare. Sovente, il mancato riconoscimento è legato alle manifestazioni connesse al genere sessuale che viene attribuito loro all'atto di nascita.
Pensiamo a un maschietto che intende iscriversi a un corso di danza, che desidera una bambola per il proprio compleanno o che – in un momento in cui piange – gli viene detto di “non fare la femminuccia”. Sulla scia di tale esempio, potremmo anche pensare, inoltre, a una bambina alla quale si chiede di “non essere un maschiaccio” perché ama giocare a calcio o perché desidera un taglio di capelli corti. Queste restrizioni nascono – nella maggior parte dei casi – a causa di una cultura (e di un connesso clima ideologico) caratterizzata dalla forte presenza di stereotipi sociali che prescrivono la conformità a dati comportamenti o modi di essere e manifestare una determinata identità.
Quali conseguenze possono avere tali limitazioni? Il mancato rispetto dell'autodeterminazione può portare conseguenze sulla salute del bambino. Se intendiamo il concetto di salute in maniera non restrittiva, quindi non solo limitato all'intervento su una determinata patologia bensì connesso ai percorsi di vita di una persona e alla propria esperienza quotidiana, non si può prescindere dal considerare disagi e stati emotivi di tensione dovuti alla richiesta di omologazione a determinati parametri di desiderabilità sociale e collettiva. In una società caratterizzata da modelli sociali in cui prevale il sessismo, il genderismo e l'eterocentrismo, i minori che sentono di non conformarsi al binarismo di genere maschile-femminile, rispetto espressioni e/o identificazioni, possono fare esperienza di forti disagi (Santamaria, 2014). I disagi e le frustrazioni che nascono dalla richiesta di omologazione a ciò che gli stereotipi sociali definiscono come “propriamente” maschile e femminile possono far sì che il bambino si percepisca come errato e/o indesiderato rispetto a tratti afferenti la propria identità (Gianola, 2016).
La violazione dell'identità personale e/o la richiesta di adeguamento a parametri socialmente approvati possono sfociare in frustrazioni, sofferenze e smarrimento per chi non sente di conformarsi ad essi (favorendo, in alcuni casi, mancanza di autostima). Ciò influisce anche rispetto la costruzione e l'affermazione sociale del sé, compromettendo la propria relazionalità e la capacità di instaurare legami interpersonali.
Nell'ottica di sostenere assetti tendenti a favorire la promozione della salute, in riferimento alla diminuzione o alla prevenzione di disagi e sofferenze legati alla richiesta di omologazione a modelli culturali socialmente definiti, si rende, sempre più, importante la necessità di implementare processi di formazione, educativi e di sensibilizzazione all'interno dei vari contesti afferenti la società civile rivolti, soprattutto, a genitori e a chi lavora e/o si relaziona con i con i minori (maestri, professori, educatori, tutor, assistenti sociali, allenatori, animatori, etc) in modo che possano essere sostenuti il diritto all'affermazione personale, la tutela delle differenze e la valorizzazione dell'alterità. Sostenere correttamente i minori, rispetto le espressioni, le identificazioni e i bisogni personali, rappresenta un importante e necessario traguardo etico, morale e pratico finalizzato a favorire assetti inclusivi ed egualitari promuovendo, inoltre, la formazione di una coscienza individuale e sociale che riconosca e sostenga la pluralità e la trasversalità delle identità soggettive e collettive.      


Riferimenti bibliografici
Gianola, M. (2016). Giovanotti Femmenelle e Signurine Masculone. A ognuno la libertà di esprimere la propria identità.Fondazione Genere Identità Cultura, Napoli.
Santamaria, F. (2014). Bambini e adolescenti gender variant: chi sono veramente?. In Valerio, P., Scandurra, C.,&Amodeo, A. L. (a cura di), Appunti sul genere. Riflessioni sulle linee-guida di intervento psicologico e dintorni. Ordine degli Psicologi. Edizioni Ordine Psicologi della Campania, Napoli.        

 

 

 

 
 

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