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Saffo: La dea dell’amore

Immagine che ritrae Saffo con un libro in una mano e una penna nell'altra


A cura di Giuliano Ficca.  

Saffo è da considerarsi come una delle più grandi poetesse della storia perché capace di cantare l’amore come pochз faranno dopo di lei. Ciò la rende quasi una figura mitologica, una vera e propria dea dell’amore, anche perché la storia della sua esistenza è avvolta nel mistero. Le poche informazioni certe che ci sono giunte riguardano la sua nascita ad Ereso, nell’isola di Lesbo, intorno al VII secolo a.C., il fatto che fosse di famiglia aristocratica e che fosse stata costretta a sposarsi così come era richiesto alle donne dell’Antica Grecia che avevano un ruolo alquanto marginale nella società.
La donna nell'antica Grecia era giuridicamente libera, ma non godeva di diritti politici. La vita della donna era incentrata sull'òikos, dal greco famiglia, casa. Alle donne era assegnata solo una parte della casa, ossia il gineceo. Lì la donna svolgeva le funzioni domestiche che la società le assegnava: filare, tessere, organizzare il lavoro delle schiave e crescere i propri figli. Le uscite in pubblico erano molto rare, in quanto le donne uscivano solo in caso di festività religiose, e sempre in compagnia di un'ancella; era vietata la partecipazione delle donne ai banchetti.
Saffo è stata la prima poetessa del mondo greco, un mondo tutto al maschile, in cui le donne non potevano accedere alla cultura e a volte neanche all’alfabetizzazione. Ciò che ha permesso a Saffo di esprimersi sono state le condizioni particolari del luogo e del tempo in cui è vissuta. Infatti, nell’isola di Lesbo tra il VII e il V secolo a.C., il mondo femminile trovava il suo spazio, in maniera autonoma rispetto agli uomini, in forme di associazione come il tìaso.
Il tìaso (in greco antico: θίασος, thíasos) era un'associazione di carattere prevalentemente religioso che nell'Antica Grecia celebrava le divinità con processioni, canti e danze. Saffo fu sacerdotessa del tìaso volto alla venerazione della dea Afrodite che, oltre al culto religioso, aveva anche una complessa funzione pedagogica per le giovani donne. Nel tìaso le donne erano iniziate all’età adulta preparandole alla vita matrimoniale e coniugale. Un elemento di grande importanza nel tìaso era l’amore omosessuale femminile. L’omosessualità veniva vissuta in funzione essenzialmente educativa. Infatti, nel tìaso le ragazze venivano istruite su tutto ciò che riguardava il matrimonio compresa la sessualità.
Quindi c’era sì una preparazione al matrimonio, tuttavia all’interno del tìaso spesso i rapporti con le giovani donne assumevano una connotazione romantica o sessuale, che Saffo canta nelle proprie liriche, insieme alla tristezza dovuta al fatto di dover lasciar andare le ragazze una volta compiuta la formazione. Tristezza lenita però dalla memoria, fondamentale nella poetica di Saffo.
La poetessa è stata una delle prime a raccontare nelle proprie opere di un amore non eterosessuale. Inoltre, si potrebbe guardare a Saffo come una femminista ante litteram, non solo per essersi occupata dell’educazione e della cultura delle giovani donne di Lesbo o per essere stata una delle prime poetesse della storia, ma anche perché alcune fonti ritengono che in alcuni frammenti a noi rinvenuti Saffo si mostrasse particolarmente critica rispetto al vincolo matrimoniale imposto alle donne da una società fondata sul patriarcato. Inoltre, la poetica di Saffo ha continuato nel corso dei secoli a influenzare la poetica e il pensiero di uomini di epoche posteriori: si pensi a quella che è conosciuta come “Ode della gelosia”, dedicata a una delle sue allieve, o meglio alla reazione di Saffo alla sua visione. “A me pare uguale agli dei”, afferma la poetessa. Tant’è che qui abbiamo il primo esempio della cosiddetta sintomatologia d’amore, ossia tutte quelle sensazioni che sconvolgono l’innamorato alla vista del suo oggetto d’amore, quali sudorazione e tachicardia.
Questi concetti verranno ripresi prima da Catullo, poi da Dante e Petrarca, nel descrivere le pene che Amore infligge all’innamorato, fino ad arrivare a Leopardi, che nella sua opera empatizza con la poetessa per via di questa sorte cattiva che li ha creati di brutto aspetto, condannandoli a una vita infelice.
Alcune fonti sostengono che la poetessa fosse di bell’aspetto, altre invece che non fosse dotata di una bellezza particolarmente ammirabile, tant’è che la delusione per l’amore non corrisposto da Faone, un pescatore mitologico, l’avrebbe portata al suicidio.
Nonostante la società maschilista e patriarcale, Saffo, con la sua capacità di cantare l’amore in tutte le sue forme, si è affermata nel tempo come la dea di questo sentimento.  

 

 

 

 
 

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