A cura di Andrea Pennasilico
Sense8 è una serie prodotta da Netflix a partire dal 2015
diretta da Lana e Lilly Wachowski, già celebri e acclamate per i loro lavori su
opere come la trilogia di Matrix e Cloud Atlas.
La serie potrebbe essere definita drama fantascientifico, ma
sarebbe una classificazione limitante poiché si tratta per la maggior parte di
un’opera sui generis molto
difficilmente comparabile ad altri lavori presenti nel panorama mediatico
mondiale.
La trama tratta di otto persone unite tra di loro da un
legame mentale indissolubile, che li mette in contatto telepatico nonostante
vivano in parti completamente diverse del globo e di una organizzazione che
cerca persone “senzienti” come loro per sopprimerli o piegarli al loro volere.
Inizialmente questo tipo di storia può apparire di consistenza mediocre, ma la
forza della serie è proprio quella di non aver bisogno di poggiarsi su una
trama intricata o su colpi di scena sorprendenti perché il cuore di tutto sta
nei personaggi che la compongono.
Gli otto protagonisti devono innanzitutto capire davanti a
cosa si trovano quando iniziano ad avere esperienze telepatiche fra loro, ma
arriveranno finalmente a stabilire un rapporto fortissimo basato sull’empatia e
sul supporto: infatti quando ciascuno dei senzienti si troverà in situazioni in
cui ha bisogno di aiuto e sostegno si metterà automaticamente in comunicazione
con il compagno che potrà assisterlo meglio, sia dal punto di vista pratico, come attraverso doti di combattimento o altre abilità, che dal punto di vista
emotivo, attraverso l’aver vissuto esperienze simili o l’avere sensazioni
condivise.
I senzienti arrivano ad avere un legame estremamente intimo
l’uno con l’altro, condividendo paure, aspirazioni, gioie, drammi e tanto altro
ancora sia tra loro che con lo spettatore, che grazie ad una regia e fotografia
impeccabile riesce a tuffarsi appieno nella mente e nel cuore dei personaggi, sentendosi anche in qualche modo parte di questo cluster umano di senzienti.
È necessario a questo punto fare un paio di cenni sulla vita
di produzione di questa serie: dopo due stagioni e uno speciale che le
collegava, Netflix ha deciso di cancellarla e di non produrre la terza stagione,
ma i fan che a questo punto avevano investito così tanta emozione in questo
show non hanno voluto sentire ragioni. Nonostante i ripetuti “no” definitivi di
Netflix sulla continuazione della serie, gli spettatori hanno inondato la casa
produttrice di messaggi e petizioni chiedendo disperatamente il prosieguo dello
show. Dopo aver visto tutto questo entusiasmo, l’azienda non ha potuto fare
altro che accontentarli, dando alla serie, che era rimasta completamente in
sospeso, un finale di due ore per poterle permettere una conclusione degna di
questo nome, girato anche in parte a Napoli e programmato per l’8 Giugno.
IL NOSTRO CONSIGLIO:
Questa serie ha rappresentazioni di ogni tipo e per la sua
natura sono tutte trattate in modo magnificamente introspettivo.
Tra i protagonisti ci sono: una donna trans lesbica (interpretata
magistralmente dall’attrice trans Jaimie Clayton e scritta in modo impeccabile
dato che le registe stesse della serie sono entrambe donne trans) in
una relazione con una donna afroamericana; un attore sudamericano di film
d’azione che nasconde al mondo la propria omosessualità per paura di uno
scandalo e che ha una relazione non-monogama, dove lui e il suo compagno
convivono con una donna con cui hanno un rapporto platonico molto intimo; un
ragazzo africano conducente di autobus che deve affrontare molte difficoltà per
potersi permettere le medicine per la madre malata e che si ritrova
strumentalizzato dalla politica locale.
Questi sono solo alcuni dei tanti
esempi di magnifici personaggi variegati trattati in questo show.
Molto dell’interesse e della rappresentazione della serie è
rivolta alle persone della comunità LGBTQIA+, come dimostrato anche da una
puntata dove il culmine emozionale viene raggiunto con la partecipazione al
Pride.
Persone di ogni tipo possono
amare lo show e identificarsi con esso e dunque non stupisce la devozione che
ha portato i fan a costringere Netflix a finanziare la produzione di questo
finale di serie, e dal canto mio non dimenticherò mai quando durante il pride,
nel periodo in cui la serie era ancora cancellata, è partito un coro che
cantava a squarcia gola la canzone simbolica dello show: What’s Up delle 4 Non
Blondes, facendo sentire tutti noi parte di un grande, immenso cluster.