A cura di
Claudia Cantice.
In questi mesi vi abbiamo parlato di diversi podcast che
hanno allietato i nostri viaggi da pendolari e che abbiamo pensato potessero
essere fonte di ulteriori stimoli e riflessioni sulle diverse tematiche di cui
ci occupiamo quotidianamente, arricchiti da esperienze in prima persona.
Prima di salutarci per la pausa estiva, abbiamo pensato di
lasciarvi con un’ultima recensione di un podcast in cui si affronta uno dei
temi che, soprattutto recentemente, ha smosso la cronaca. Stiamo parlando
dell’omogenitorialità e il podcast che intendiamo porre alla vostra attenzione
si chiama “Questione di famiglia”, i cui autori sono Carlo Tumino e Christian
De Florio: due uomini omosessuali, sposati e genitori di due gemelli nati da un
percorso di gestazione per altri.
I due, da diversi anni, hanno dato avvio al
progetto “Papà per scelta”, blog e pagina social instagram in cui raccontano la
loro famiglia, il percorso fortemente voluto per diventare genitori e le gioie
e responsabilità che ne sono seguite, ma al tempo stesso denunciano e fanno
riflettere sulle diverse difficoltà che una famiglia omogenitoriale come la
loro deve affrontare in una società fortemente eteronormativa, tuttora ancorata
a un unico modello familiare eterosessuale.
Il podcast è una continuazione del lavoro di informazione e
sensibilizzazione che portano avanti e si arricchisce del confronto con i vari
ospiti delle puntate, che condividono le molteplici sfaccettature della propria
esperienza di genitorialità.
Le storie raccontate sono tante e, oltre alle
questioni legate all’identità sessuale, la prospettiva del concetto di
diversità si amplia includendo storie familiari di disabilità e di differenze
etniche.
In alcune puntate intervengono sia figlɜ che
genitori, come in quella che ha come ospiti la scrittrice Lia Celi e suo figlio
Roman, ragazzo transgender.I due condividono con i padroni di casa, Carlo e
Christian, le emozioni e i vissuti che hanno accompagnato il coming out di
Roman e l’inizio del suo percorso di transizione e si confrontano su quanto
questo cambiamento sia stato un’occasione per la famiglia di acquisire nuovi
strumenti per crescere e migliorarsi.
I diversi episodi del podcast offrono la possibilità di
conoscere speranze, desideri, aspirazioni, tradizioni e difficoltà di diversi
modelli familiari.
Nelle puntate in cui si parla di famiglie omogenitoriali, in
particolare, si ribadisce il concetto -che noi ripetiamo sempre essere
scientificamente fondato- secondo il quale la capacità genitoriale prescinde
dal genere e dall’orientamento sessuale dei genitori.
Nel confronto tra gli autori e lɜ ospiti fuoriesce il potere
comunicativo dello scambio e dell’ascolto non giudicante e si viene a creare un
clima di condivisione nel quale lɜ ospiti raccontano quanto, al di fuori della loro
rete sociale di riferimento e dei contesti sicuri di aggregazione come le
associazioni di genitori LGBT+, sia stato alquanto difficile trovare
accoglienza e riuscire ad interagire sfidando pregiudizi e stereotipi di cui
molti ambienti sono intrisi.
A tal proposito, è esemplificativo il racconto
riportato da una dellɜ ospiti, l’attivista Francesca Vecchioni -prima donna lesbica
italiana apparsa sulla cover di un giornale per famiglie insieme alla sua ex
compagna- di quanto accaduto con un
gruppo di genitori della scuola materna delle sue figlie. La donna racconta di come,
dopo un primo periodo di evitamento da parte di alcuni nei confronti della loro
coppia omogenitoriale, questi stessi genitori le abbiano ringraziate per aver
permesso loro di scardinare preconcetti, andando oltre ciò che -troppo spesso
erroneamente- viene diffuso su queste tematiche e per la relativa opportunità
di crescita che hanno avuto lɜ loro figlɜ nel conoscere e comprendere una realtà
diversa.
In conclusione, vi consigliamo questo podcast per la sua
capacità di raccontare l’unicità e la ricchezza di diverse configurazioni
familiari e vi lasciamo con una frase degli stessi autori che ne racchiude il
senso: “La visibilità non è mai ostentazione quando serve ad accendere i
riflettori sulle tante diversità che ancora oggi vengono invisibilizzate dalla
società e dai media”.