A cura di Emilia De Simone.
Negli ultimi anni è
gradualmente cresciuto l’interesse per la Medicina di Genere, definita
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “lo studio dell'influenza delle differenze biologiche, indicate col
termine sesso, e socio-culturali e economiche, definite come genere, sulla
frequenza, i disturbi e la gravità delle malattie che colpiscono uomini e donne
e, in generale, sullo stato di salute e di malattia di ogni persona”.
Questa prospettiva ha permesso di mettere in luce delle criticità, riguardanti
in particolare la popolazione transgender.
Il primo “Studio sullo
stato di salute della popolazione transgender adulta in Italia”, svolto in
collaborazione con centri clinici distribuiti su tutto il territorio nazionale
e associazioni/collettivi transgender (Istituto Superiore di Sanità, Comunicato
stampa, 7 giugno 2022) ha evidenziato, quali dati preliminari, un basso livello
di prevenzione nella popolazione suddetta (insufficienti screening oncologici,
tassi di depressione fino a dieci volte più alti rispetto alla popolazione
generale e stili di vita poco salutari).
I dati raccolti mostrano la correlazione
tra molteplici fattori (tra i quali minority
stress, episodi transfobici e transfobia interiorizzata) e le differenze
riscontrate con la popolazione generale.
Dallo studio è emersa soprattutto una difficoltà di accesso ai servizi
sanitari: la percentuale di chi si sente discriminato e per questo è propenso
ad evitare le strutture è del 46%.
Gli studi condotti
sinora hanno evidenziato la necessità di due tipi di intervento: da un lato la
sensibilizzazione della popolazione transgender rispetto all’importanza della
tutela della propria salute; dall’altro l’esigenza imprescindibile di una
formazione specifica del personale sanitario, dal momento che gli aspetti di
salute legati all’identità di genere non
sono previsti dai programmi universitari, determinando così una carenza di
conoscenze in merito alla salute transgender e l’inadeguatezza della presa in
carico (a partire, ad esempio, dall’uso di un linguaggio inappropriato e non
inclusivo).
C’è
da dire, come nota positiva, che si è riscontrato anche un forte interesse ad
approfondire queste tematiche, in particolare dai medici di medicina generale.
In effetti, quello che circa un anno fa era solo un proposito, sta man mano
prendendo forma: l’ISS ha destinato a circa
30000 professionist3 della salute uno specifico corso di formazione
(“La popolazione transgender: dalla salute al diritto”, della durata di 16 ore
dal 27 marzo al 30 giugno 2023), allo scopo di “contribuire a combattere
l’esclusione sociale e la discriminazione nei confronti delle persone
transgender attraverso la formazione dei professionisti”.
Tuttavia,
durante questo arco di tempo, a muoversi in questa stessa direzione sono state
anche altre iniziative territoriali. Mi rifersico, ad esempio, all’esperienza
che ha visto la collaborazione tra ‘Ccà
Nisciun’ è Fessa e Associazione
Transessuale Napoli (ATN).
‘Ccà Nisciun’ è Fessa è una rete di supporto e orientamento all’interruzione
volontaria di
gravidanza
nata nel 2020 dall’urgenza di costituire sul territorio napoletano un punto di
riferimento per l’interruzione volontaria di gravidanza gratuita, sicura e
accessibile.
ATN è
una onlus che dal 2007 si batte sul territorio della provincia di Napoli per
difendere i diritti delle persone transessuali, transgender e gender non
conforming da ogni forma di discriminazione e violenza: fornisce servizi di
accompagnamento e consulenza legale nel percorso di transizione.
La
riflessione comune ha portato ad interrogarsi su una questione: la spinta
affermativa di identità transgender, non binarie, queer, mette in scacco l’ottica binaria di una transizione bidirezionale
da un punto “A” ad un punto “B” (uomo/donna) e apre le porte
all’autodeterminazione di identità e corpi “non conformi”. Cosa succede se una
persona transgender, che
ha conservato i suoi caratteri sessuali, si rivolge ad un Consultorio
per un’interruzione volontaria di gravidanza?
L’interruzione
volontaria di gravidanza in Italia è regolamentata dalla legge 194/78. Se
l’accesso all’IVG risulta già problematico per le donne cisgender a causa di
difficoltà strutturali (obiezione di coscienza, disinformazione,
colpevolizzazione, difficoltà nel reperire informazioni, inadeguatezza del
personale sanitario e degli spazi, mancanza di privacy), lo è ancor di più per
le persone transgender e gender non-conforming, in virtù di quanto premesso
rispetto alla mancaza di una formazione specifica dell3 professionist3 della
salute. Constatare l’esistenza di questa criticità è diventato il motore della
realizzazione di un progetto: la creazione di un opuscolo informativo da
rivolgere a operatorɜ sanitariɜ “per
sopperire, seppur in minima parte, alla mancata o insufficiente formazione
nell’accogliere le esigenze di ‘corpi non convenzionali’.”
L’opuscolo si propone
di essere una sintetica, ma esaustiva, guida introduttiva alla tematica della
salute di genere, ed è strutturato per spiegarne “in pillole” le basi: a
partire dalla definizione del termine ombrello “transgender” fino alla
differenza tra le componenti dell’identità sessuale (sesso biologico, identità
di genere, orientamento sessuale e ruolo/espressione di genere). L’opuscolo
offre una panoramica dello stato di salute della popolazione transgender,
evidenziandone le problematicità, e fa un affondo sugli aspetti legislativi per
quanto concerne l’ordinamento giuridico italiano in merito. Introduce le
cosiddette “buone pratiche”, ovvero azioni concrete che possono favorire
l’accesso e l'attraversamento dei luoghi della salute.
Nel paragrafo conclusivo
si auspicano nuovi sviluppi, in termini di dialogo, riflessioni o iniziative
che possano andare “oltre l’opuscolo” e vengono, infine, riportati i
riferimenti e i contatti delle principali realtà territoriali attive in questo
campo. Se, in fase di scrittura, la costruzione di una rete di solidarietà
“oltre l’opuscolo” era solo un proposito, per la presentazione pubblica di “Per un approccio trans-inclusivo alle
pratiche di tutela della salute sessuale e riproduttiva” in programma il 26
maggio, presso Largo Banchi Nuovi, alle ore 18.00, sono stati previsti gli
interventi di alcun3 dell3 rappresentat3 delle suddette realtà esperte e attive
sul territorio, tra cui: la dott.ssa Nunzia Verde (AOU Federico II, Centro
Fertisexcares), la dott.ssa Chiara Graziadio (AOU Federico II), la dott.ssa
Alessandra Delli Veneri (Consultorio Incontra, ASL Napoli 3 SUD) e il prof.
Paolo Valerio (Presidente
Onorario Centro SInAPSi e della Fondazione Genere Identità e Cultura).
“La
tutela della salute sessuale e riproduttiva riguarda tuttз!”, sono le parole
con cui si conclude l’opuscolo, e anche questo articolo, con l’auspicio di
apportare cambiamenti positivi nel campo della salute generale in termini di
inclusione, prevenzione e preparazione del personale sanitario.
Fonti:
Comunicato Stampa N°41/2022 - Salute di genere, basso
livello di prevenzione nella popolazione transgender - ISS
Medicina di genere: una medicina a misura di ogni persona
– ISSalute
Salute di genere, scarsa prevenzione nella popolazione
transgender. Lo studio Iss (doctor33.it)
7b7c7bf3-19e7-a107-37ae-a80d573b9fd6 (iss.it)
Medicina di genere: una medicina a misura di ogni persona
– ISSalute
Per un approccio trans-inclusivo alle pratiche di tutela della salute
sessuale e riproduttiva -
‘Ccà Nisciun’ è Fessa e Associazione
Transessuale Napoli