A cura di Stella Celentano.
L’evento che storicamente sancisce
la nascita del movimento LGBTQ+ sono
i moti di Stonewall del 1969.
La rivolta prende il nome dallo storico locale LGBTQ+ “Stonewall
Inn”, del Greenwich Village di New York.
La
sera del 27 Giugno 1969 gli ufficiali di polizia del distretto entrarono nel
bar per arrestare coloro i quali erano privi dei documenti di identità e tutte
le persone vestite con abiti del sesso opposto, oltre ad alcuni dipendenti.
Sono state riportate diverse versioni su come andarono realmente i fatti,
secondo la più accreditata, la donna trans Sylvia Rivera scagliò la sua scarpa
col tacco contro un agente, dopo essere stata pungolata con un manganello.
Questo evento, dunque, diede inizio alla rivolta alla quale parteciparono 2000
persone contro 400 poliziotti, al grido di “Gay
Power!”. I disordini proseguirono anche nei giorni seguenti, facendo
emergere tutta la rabbia per il modo in cui era stata trattata la comunità LGBTQ+ nei decenni precedenti.
A Luglio si formò il “Gay
Liberation Front”, che organizzò una marcia in onore dei moti di Stonewall,
alle quale, negli anni successivi, si susseguirono diversi Pride.
Nel 1977, venne eletto consigliere comunale di San Francisco Harvey Milk, che
aveva fatto coming out come persona omosessuale. Milk ha portato avanti
numerose battaglie a sostegno della comunità LGBTQ+, tra cui l’opposizione alla legge “Proposition 6”, la quale, se fosse entrata in
vigore, avrebbe previsto il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay.
Negli
anni 80 il movimento LGBTQ+ dovette
fare i conti con l’epidemia dell’AIDS. Nell’opinione pubblica si diffuse l’idea
che l’AIDS fosse correlata all’omosessualità, difatti il primo nome della sindrome
fu GRID, “Gay-Related Immune Deficiency”.
L'emergenza dell'HIV/AIDS ha dato origine a gruppi come ACT UP e Queer Nation,
entrambi hanno contribuito alla comprensione di come la prassi queer possa efficacemente negoziare
problemi sociali apparentemente intrattabili attraverso pratiche sovversive sia
all'interno che all'esterno dei canali tradizionali.
Vi sono differenti modi per definire
il termine “queer”, ad esempio:
“categoria di identità che comprende una gamma di rapporti sessuali, orientamenti
e/o identificazioni non eterosessuali e pratiche sessuali politicizzate che
rifiutano espressamente l'eteronormatività” (Grzanka P. R., 2019).
Kosofky Sedgwick, la “madre” della teoria queer, in “Epistemology of the
Closet” (1990), invece di accettare la nozione dominante “dell'armadio” come qualcosa
in cui si è dentro o fuori, concettualizza l’armadio come un processo.
Negli
anni 2000, una serie di paesi hanno iniziato a riconoscere al movimento LGBTQ+ alcuni diritti di
coppia, attraverso l’istituzione delle unioni civili tra persone dello stesso
sesso. La Danimarca, quale paese precursore rispetto ai tempi, ha promulgato la
legge già nel 1989, mentre l’Italia ha dovuto aspettare più di 25 anni, fino al
2016.
Ci auguriamo che in futuro tutte le nazioni tengano presenti i diritti della
comunità LGBTQ+ e che quanto fatto
finora sia solo un punto di partenza per un mondo sempre più inclusivo.