A cura di Stella Celentano.
Il linguaggio
evidenzia alcune caratteristiche o significati degli oggetti che
rappresenta. Una volta che le designazioni del linguaggio vengono
accettate, si è vincolati a queste, dal momento che struttura la propria
esperienza della realtà e quella delle persone a cui si comunica (R. T. Hare-
Mustin, J. Marecek, 1988).
Nel corso della storia i maschi hanno influenzato maggiormente il linguaggio
rispetto alle donne, dato il privilegiato accesso all’istruzione (Newland,
1979). Inoltre, dato il prolungato controllo della stampa e dei media
elettronici, vi sono maggiori pubblicazioni da parte di uomini rispetto alle
donne (Strainchamps, 1974). Le bambine non si sentono mai nominare, perse in un
sistema di genealogie che occultano il femminile e in un linguaggio che
privilegia il maschile, erigendolo a neutro, universale. Il maschile neutro
occulta la presenza delle donne, così come ne occulta l’assenza. Ad esempio, se
parliamo della democrazia ateniese sottolineando che “gli Ateniesi” avevano
diritto al voto, viene di fatto nascosta la realtà che questo era negato al 50%
circa della popolazione, le donne (Priulla, 2019).
La falsa
"neutralità" del maschile, che spaccia per umano ciò che è solo
dell’uomo è emblematica di tutta la cultura. Essa finisce per oscurare o
marginalizzare l’identità dei soggetti femminili. La lingua, infatti, lungi
dall’essere neutrale, influenza significativamente i sistemi simbolici dei e
delle parlanti. È sempre più evidente il contrasto tra l’ascesa sociale delle
donne e le rigidità di una lingua costruita da e per i maschi (Priulla, 2019).
La “pedagogia
della differenza” sottolinea la necessità di arrivare ad un uso del linguaggio
che metta in discussione le strutture gerarchizzate dei generi, e ipotizza l’impiego
didattico di un linguaggio sessuato, dove il maschile non riassuma più in sé il
femminile.
Queste condizioni di disuguaglianza e subalternità tra maschi e femmine hanno
prodotto nel tempo la nascita di pregiudizi e stereotipi di genere che si sono
radicati nel linguaggio, nel pensiero, nelle tradizioni e nelle leggi di interi
gruppi sociali, anche molto diversi tra loro.
Stereotipi e pregiudizi hanno trovato nei contesti della società e della
famiglia il terreno più fertile al loro sviluppo ma non va sottovalutato
neppure il ruolo esercitato dalla scuola che, in forma altrettanto acritica, ha
diffuso tali categorie e schemi mentali attraverso l’uso di un falso linguaggio
neutro e lo studio di saperi pensati e costruiti al maschile (Dello Preite F., 2013).
Dunque, si rende necessario ricordare che, per cambiare le regole del gioco,
occorre valorizzare all’interno delle istituzioni formative, le potenzialità
espressive delle bambine, spesso poco sollecitate dalle insegnanti ad un uso
pubblico della parola.