A cura di Armando Brianese e
Emilia De Simone.
Partire da un pieno
rispetto delle identità di genere è non soltanto una buona pratica, ma il
presupposto imprescindibile per offrire un buon servizio, in campo medico, alle
persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
In base all’ultima
revisione degli standard di cura operata dall’OMS (Organizzazione Mondiale
della Sanità), è emersa una criticità relativa alle carenze di inclusività
nell’approccio alle persone della comunità arcobaleno in ambito sanitario.
Lз
espertз
hanno riferito importanti lacune nella disponibilità di evidenze scientifiche
oltre che nella conoscenza dei bisogni sanitari delle popolazioni transgender e
gender-diverse, mettendo in luce un grande divario in tal senso.
L’OMS è impegnato nello
scopo di raggiungere una copertura sanitaria universale, se nel 2019 con la
pubblicazione dell’11esima edizione dell’ICD (International Classification of
Diseases) introducendo il termine "incongruenza di genere” poneva
all’attenzione le condizioni gender-variant sotto la voce di questioni relative
alla salute sessuale, contribuendo ad un processo di depatologizzazione, nel
2022 l’OMS è entrato nel merito delle condizioni di salute e dei bisogni
specifici della popolazione TGD (transgender e gender-diverse) aggiornando le
linee guida del 2016 con le nuove “Linee guida consolidate sull’HIV, epatite
virale e prevenzione, diagnosi, trattamento e cura delle popolazioni chiave”.
Rispetto a prevenzione,
diagnosi e trattamento di queste patologie, i fattori di criticità possono
essere diversi, ma per quanto riguarda la presa in carico generale si fa
principalmente riferimento alle carenze nella formazione dellз professionistз e a casi di
discriminazione e spersonalizzazione dei trattamenti, che spesso spingono la
popolazione TGD ad evitare visite mediche e controlli ordinari. Tra gli scopi
della revisione degli standard di cura, frutto del lavoro svolto negli ultimi
dieci anni, c’è quello di esortare il personale sanitario a considerare le
specifiche esigenze della comunità LGBTQIA+, nonché alleviare fino ad eliminare
le barriere sociali e strutturali, evidenti ostacoli all’accesso alle cure e ad
altri servizi essenziali.
A tal proposito, la
statistica che maggiormente genera l’apprensione nell’ambito di interesse
riguarda proprio la popolazione TGD: in base ai risultati conseguiti mediante
l’espletamento di due sondaggi realizzati dall’AIOM (Associazione Italiana di
Oncologia Medica) - uno rivolto a 190 persone transgender e gender-diverse ed
uno somministrato a 305 pazienti oncologici - è emerso che il 71% dellз pazientз non si è mai sottoposto
ad un programma di screening anti-cancro.
Si è, inoltre, palesata
la difficoltà di reperire informazioni specifiche, tale per cui una persona
transgender su tre non è in grado di trovare indicazioni adeguate relativamente
alla propria specifica condizione, e quindi non sa a chi rivolgersi per
ricevere cure appropriate, nè tanto meno per prendere misure preventive.
Il dato ancora più
preoccupante è che il 53% dellз
intervistatз ritiene
che l’identità di genere possa avere una correlazione con specifiche patologie
oncologiche, ma sceglie comunque di non affidarsi a un servizio sanitario, dal
momento che nel 32% dei casi vengono riferiti episodi apertamente discriminatori
o atteggiamenti poco inclusivi da parte del personale sanitario.
D'altra parte, se si
passa a considerare il versante dellз oncologз,
quasi la metà dellз intervistatз (46,2%) ammette di
operare in un sistema sanitario poco accogliente verso le minoranze, mentre il
18,4% dichiara aver assistito a episodi discriminatori tipo da parte dellз colleghз.
Ebbene, al fine di una
ottimizzazione del servizio sanitario in riferimento alle esigenze della
comunità LGBTQIA+ sarebbe opportuno insistere su delle strategie d’intervento
mirate a rispondere ad esigenze specifiche, e non continuare a navigare nel
mare magnum delle generalizzazioni facendo riferimento al macrosistema
sanitario nazionale ed ad un rimbalzo di responsabilità che non sortisce nessun
effetto. Tuttз, infatti, hanno pari diritti e devono vedere salvaguardato il
proprio diritto alla salute, senza distinzione di genere.
Fonti:
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https://www.gay.it/nuove-linee-guida-oms-lgbt
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https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jia2.26004
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https://www.worldmagazine.it/769969/
https://www.today.it/benessere/sesso/cure-sanitarie-lgbt-non-sono-diritto.html