A cura di Sabrina
Antuoni
“La mamma cucina,
stira. Il papà lavora, legge.”
“La Supermamma si mette il rossetto, cucina, stira le camicie, va in posta, fa
la spesa, va in ufficio a lavorare, beve il tè con le amiche e ha sempre tempo
per i figli.
Il Papone, invece, mentre la mamma ha cucinato, apparecchiato e fatto sedere i bambini
a tavola, se ne sta davanti alla tv a sentire il telegiornale, controlla le e-mail
e quando ne ha voglia va a sedersi per cenare con la famiglia.”
Questi sono alcuni degli esempi di frasi,
esercizi, letture rintracciabili sui libri che i bambini in età scolare si
ritrovano a leggere e che mostrano la netta differenza e scissione dei ruoli di
genere.
Il “ruolo di genere” è l’insieme delle norme e delle credenze che socialmente e
culturalmente vengono associate al maschile e al femminile, per cui ogni
contesto socio-culturale riconosce dei comportamenti, degli stereotipi e delle inclinazioni
come propri di un determinato genere.
Questi concetti iniziano a far parte del percorso di crescita sin da piccoli, durante
questo processo i bambini acquisiscono inevitabilmente delle informazioni sui
ruoli di genere non solo osservando i comportamenti delle figure adulte di
riferimento ma anche attraverso il gioco, la lettura, i mass media e i
videogiochi.
Libri, fumetti e testi scolastici svolgono una funzione importante nello
sviluppo culturale dei bambini, quali sono le immagini trasmesse dell’uomo e
della donna?
Sono tanti i libri scolastici che mostrano l’immagine della donna che si occupa
dei figli, della famiglia e del lavoro (la Supermamma) e dell’uomo che si
concentra soprattutto sul lavoro e sui propri interessi personali (Il Papone).
Alla donna viene associato generalmente il ruolo di mamma, come se l’essere
donna significasse inevitabilmente avere una funzione materna: la donna esiste
perché è madre. L’uomo invece è identificato solo in quanto tale, con i suoi
interessi, i suoi bisogni e i suoi desideri.
La donna, quindi, se non è mamma non sembra
avere un’identità definita, e se non è in coppia non si conosce la sua funzione
sociale. È solo una “Zitella”, una
donna brutta che nessuno vuole sposare!
Non sembra esserci soluzione, su alcuni libri, per la donna che deve
necessariamente essere bella, mamma e dedita alla famiglia, come se l’identità
di una persona si riducesse a queste poche caratteristiche o al ruolo che la
società le riconosce. L’identità è anzi un costrutto maggiormente articolato e
complesso che tiene conto di componenti differenti.
Questi esempi hanno
scatenato un grande dibattito che riguarda innanzitutto la sensibilità
dell’istituzione scolastica al tema della parità di genere. A questo proposito
diverse associazioni e case editrici, come la Rizzoli Educational, si sono
mosse per promuovere progetti che prevedono la supervisione di illustrazioni,
linguaggio e brani all’interno dei libri, con l’obiettivo comune della parità.
A Roma l’associazione Dalia negli anni scorsi aveva lanciato un progetto di autocorrezione
dei testi scolastici poiché molto spesso le donne non sono presenti nei testi
di letteratura, di storia, di fisica e di biologia. Si è pensato così di correggerli
e riscriverli insieme agli studenti e alle studentesse per fare in modo che
questa prassi didattica risulti efficace a decostruire gli stereotipi che la
scuola continua a veicolare.
Ancora, diversi studi mettono in luce come nei libri scolastici per allievi per
bambini i protagonisti delle storie sono per la maggior parte di sesso maschile,
le poche donne presenti sono relegate a mestieri di cura o a ruoli fiabeschi.
Per cui i bambini e le bambine che impareranno a leggere e scrivere interiorizzeranno
da subito che le donne possono essere in misura maggiore maestre, casalinghe,
mamme oppure principesse e regine, un’idea che non rispecchia assolutamente la
realtà.
Anche gli aggettivi utilizzati per descrivere i personaggi maschili e femminili
sono stereotipati, in quanto gli uomini sarebbero audaci, coraggiosi, irosi e
violenti; mentre le donne sarebbero vanitose, pettegole, dolci e sensibili.
A far ben sperare che ciò possa cambiare, sono i tantissimi testi che i bambini
possono leggere e che gli adulti possono loro consigliare per supportarli nel
processo di esplorazione della loro identità e accompagnarli nel loro percorso
di crescita e di educazione (Alcuni esempi: Gisella Pipistrella- Jeanne Willis,
Tony Ross, Il castoro, 2007; Zazi ha lo zizi?- Thierry Lenain, Delphine Durand,
Larus, 1999; Voglio essere una cowgirl- Jeanne Willis, Tony Ross, La
margherita, 2001). Questi testi aiutano i bambini ad imparare a riconoscere e a
decostruire gli stereotipi culturali e sociali che riguardano l’appartenenza di
genere.
Risulta necessario, da un punto di vista culturale, sociale ed educativo,
promuovere un’educazione alle differenze in grado di contrastare visioni
pregiudizievoli e stereotipate “dell’essere uomo e dell’essere donna” partendo dalla
promozione di libri per l’infanzia, per l’età scolare e per l’adolescenza che tengano
in considerazione la parità di genere.
La lettura può rappresentare uno strumento privilegiato per educare con
leggerezza lasciando i bambini liberi di immaginare ed esprimere i propri
sentimenti, di costruire la propria identità e di avere una propria
rappresentazione del mondo e delle persone, indipendentemente dal loro genere
di appartenenza.