A cura di Arianna D’Isanto
Lenù e Lila sono due bambine che
crescono in un rione napoletano, durante gli Anni Cinquanta.
Una storia ambientata
circa settant’anni fa che però sembra essere così attuale, così vicina a noi.
Perché?
I romanzi, così come la serie
televisiva, narrano non solo gli avvenimenti che si susseguono nella vita delle
due ragazze, ma la condizione delle donne in un particolare periodo storico, il
dopoguerra, in un ancor più particolare contesto socioculturale.
Quella che scorre tra le pagine,
o tra le puntate, non è solo la vita di Lenù e Lila, ma una storia di contrasti
forti, esterni ed interni, che mettono a dura prova le scelte delle due ragazze,
dal momento in cui iniziano a giocare con le bambole fino a quando inizieranno
a giocare con le proprie vite.
Le immagini delle donne presenti
in questa storia sono tante, tutte differenti, tutte peculiari nella loro
unicità; ma sono connesse da un unico filo rosso: la forza.
La determinazione con cui ogni
donna della storia, a partire dalle protagoniste, lotta per ottenere ciò che
vuole, è un grande aspetto che le accomuna tutte. Cambia il pensiero, cambia il
modo di approcciarsi alla vita, cambia l’oggetto del desiderio ma resta
l’intensità con cui ogni donna riveste il proprio ruolo: di bambina, di madre,
di alunna, di professoressa, di maestra, di commessa, di moglie.
Bambine strappate alla leggerezza
dell’infanzia, intraprendono strade completamente diverse, ma ugualmente
intense, che permettono allo spettatore di osservare la metamorfosi delle due
ragazze da molteplici punti di vista.
Lila: indomabile, bella, astuta,
oggetto di desiderio di molti uomini che sanno trattarla solo come tale: una bambola.
Abbandona gli studi per diventare moglie, tradita e violentata, proprietà di un
uomo che ogni giorno decide di comprarla e rivenderla per i propri interessi
economici. Ma Lila si aggrappa al suo essere donna e ne fa un vantaggio. Cerca
di ribellarsi, fugge, si innamora, diventa madre.
Lenù continua gli studi con non
poche difficoltà, anche lei si innamora, anche lei viene stuprata, anche lei
cerca di ricavare da tutto ciò un vantaggio, un’arma per difendersi.
Lenù e Lila non sono le uniche
donne di questo racconto, ce ne sono tante altre di eguale importanza, perché
diventano modelli da seguire o da rifiutare, da amare e odiare allo stesso
tempo, che incidono profondamente sulla crescita e le scelte delle due bambine.
Le madri di entrambe: due donne
“di casa”, che si prendono cura del focolare domestico, che crescono i figli,
che badano ai mariti, che subiscono violenze ma che sembrano essere il collante
necessario e indispensabile della realtà familiare, senza le quali andrebbe
tutto in frantumi.
Hanno un ruolo molto più attivo della passività che
superficialmente trasmettono.
Tutte le altre madri, amiche,
sorelle, mogli, amanti risultano essere il motore della quotidianità del
rione.
La maestra Oliviero, figura
severa ed esigente, che nonostante il suo essere burbera, riesce a farsi
rispettare dalle bambine, dalle loro famiglie e ad avere una grande influenza
addirittura sulle decisioni del padre di Lenù, il capo famiglia.
La professoressa Galiani, altra
figura di spicco e riferimento decisivo per il successo accademico di Lenù.
L’essere donna nell’ “Amica Geniale” sembra l’obiettivo
principale del racconto. Un dovere e un diritto, un impegno preso dalle
protagoniste che deve essere portato a termine. Essere donna diventa una
promessa.
La promessa di essere l’“Amica Geniale”, di continuare a studiare
nonostante i mille ostacoli dettati dai tempi, dalle condizioni economiche,
dalle aspettative familiari che le vorrebbero brave madri e brave mogli.
Ma è
davvero così lontano questo modo di considerare la donna? Il grande successo di
questo lavoro potrebbe essere dovuto anche alla forte attualità dei temi che
affronta.
Forse non è più proibito nella
nostra cultura l’accesso all’istruzione per le donne, ma è sempre difficile
uscire dalle gabbie che una cultura, ancora profondamente maschilista e
patriarcale, continua a generare. Non è semplice fare carriera, non è semplice
gestire e incastrare il ruolo di madre e moglie a quello di professionista;
ancor più complesso è riuscire a distaccare il concetto di femminilità da
quello di maternità. Complesso è anche il mostrare il proprio interesse per
argomenti o materie considerate prettamente maschili.
Forse le domande che si pongono
le donne di oggi, sono molto simili a quelle che si ponevano Lila e Lenù: Cosa
deve fare una donna? Come deve comportarsi? Come deve vestirsi? Cosa può
desiderare una donna? Cosa può concedersi?
Sicuramente dagli anni ’50 ad
oggi, molte cose sono cambiate, molti progressi sono stati fatti. Nella storia
stessa Lenù riesce a fuggire dalla trappola del rione e ad inseguire una
carriera brillante, ma rara.
Restano però tutte le emozioni contrastanti che
questa storia fra trasparire con cura: i conflitti interni, il senso di
vergogna quando ci si sente osservate per strada, la sensazione di sentirsi fuori posto,
inadeguate per un ruolo, il timore di eccedere, la preoccupazione del provocare
anche senza volerlo, le aspettative che la società ci impone e che sempre meno
rispecchiano il sentimento intimo e profondo del sentirsi donna al giorno
d’oggi.