A cura di
Claudia Cantice.
Vi abbiamo lasciati prima della pausa estiva con una
recensione e intendevamo riprendere settembre con questo format.
Ci piace scovare prodotti audiovisivi che trattano le nostre
tematiche con una lente inclusiva, rispettosa e soprattutto soggettiva, dove le
esperienze e i vissuti sono raccontati in prima persona. Per questo abbiamo
deciso di parlarvi di un documentario, presente su Amazon Prime, dal nome “Io sono Sofia”, premiato nel 2019
come miglior Documentario Lungometraggio all'International LGBTQ Film Festival
Omovies di Napoli.
Ha come protagonista Sofia, ragazza transgender che racconta
la sua storia e le emozioni che hanno accompagnato il suo percorso di vita:
riporta, in un primo momento, i vissuti di sofferenza e confusione precedenti
alla presa di consapevolezza della sua identità di genere e al coming out che
ne è seguito, dovuti alla pressione sociale che la richiamava ad essere in
linea con ciò che prevedeva il suo sesso biologico. Questo vissuto si esprime
nelle parole che lei stessa pronuncia all’inizio del documentario: "Prima
ero già io; prima però, non avevo parole per dire" .
Ciò si può configurare
come un esempio calzante di quanto siano importanti le parole, gli specifici
termini con cui una persona può finalmente dare un nome a ciò che vive -che non sono, come banalmente si crede,
delle semplici etichette ma rappresentazioni identitarie.
Nel documentario
traspare, più di tutto, la gioia di Sofia nell'aver raggiunto la libertà di
essere sé stessa e la fierezza di mostrarsi in tutta la sua unicità.
Un certo spazio è dedicato alla famiglia di Sofia, ai suoi
genitori e a suo fratello e all'esposizione delle loro emozioni e reazioni
contrastanti in merito all'identità transgender della ragazza: il senso di
colpa (comune in molti genitori) che fa loro domandare se abbiano fatto
qualcosa di sbagliato, il supporto mostrato da un lato e la difficoltà nel comprendere
ed accettare alcuni aspetti della sua persona dall'altro. Fattori che
richiedono del giusto tempo per essere elaborati. Emblematica in questo senso
la chiosa della madre ad una discussione, nata per il disappunto e la vergogna
che vivevano i genitori una volta venuti a conoscenza di un video pubblico in
cui Sofia raccontava la sua storia di donna transgender: "Devi rispettare
i nostri tempi per elaborare tutto, tu ci sei già arrivata, noi no".
All'interno del documentario, oltre alla storia di Sofia e
della sua famiglia, sono presenti frame della campagna fotografica "weigh
your words", pesa le tue parole, un
progetto di sensibilizzazione dedicato alla registrazione di interviste -con
annessi scatti fotografici- svolte con persone transgender che vengono invitate
a parlare delle loro esperienze, dei rifiuti e delle discriminazioni subite e
del loro percorso di affermazione che, seppur tortuoso, ha restituito un nuovo
senso alla loro esistenza. Questi spezzoni inseriti sono molto arricchenti
perché consentono di creare un racconto corale, rimarcando l'importanza di una
comunicazione inclusiva e del rispetto delle singolarità.
Aiutano inoltre a non
far sentire solɜ, a rendersi conto che i vissuti, le sensazioni, le difficoltà,
così come le conquiste, accomunano le diverse esperienze transgender e nel
confronto con l’altrǝ ci si ritrova rincuoratɜ.
Il confronto con altre storie di ragazzɜ transgender è stato
fondamentale per la stessa Sofia, tanto da aver rappresentato un vero e proprio
appiglio alla vita nei momenti più bui che le hanno portato a pensare che non
avesse senso continuare a vivere, se non poteva vivere essendo sè stessa.
Racconta, infatti, di come aver conosciuto persone nelle cui storie si è
ritrovata l'abbia fatta sentire meno sola, e di come l’assistere al loro
avanzamento nel percorso di affermazione di genere le abbia dato coraggio per
fare coming out ed intraprendere lei stessa questo cammino.
Insomma, in questo documentario denso di storie, di umanità
e di verità, sono condensati i principali temi che riguardano l'esperienza
delle persone transgender, con una delicatezza e un tatto particolari che
rendono la visione, oltre che educativa, estremamente piacevole.