A cura
di Stella Celentano.
In occasione del Marzo Donna abbiamo incontrato Chiara, un’operatrice
del Centro di Ateneo SInAPSi che ci ha raccontato della sua esperienza
lavorativa in quanto donna con disabilità.
Chiara ci racconta che si è laureata in filosofia, affiancando lo studio al
lavoro, la filosofia è la sua grande
passione, a cui è molto legata e cerca sempre di tenersi aggiornata; la possibilità
di lavorare al SInAPSi si incastra con questa passione perché attraverso il
lavoro può attuare i progetti che le interessano. Ad esempio, sensibilizzare
l’opinione pubblica, prevalentemente i docenti, ad essere più presenti riguardo
la disponibilità di testi registrati, la cui reperibilità in passato era molto
complicata.
Il Centro già si occupa da molti anni di rendere disponibili i
testi registrati però l’obiettivo è quello di incrementare una situazione già
avviata e renderla maggiormente pubblicizzata e accessibile.
Precedentemente, ha lavorato per 17 anni
presso il Dipartimento di Architettura, afferente sempre alla Federico II,
occupandosi di vari compiti: “ero un po' un jolly, in pratica organizzavo
eventi e seminari per il Dipartimento”.
Successivamente, ha ottenuto il trasferimento presso il Centro SInAPSi,
nel quale lavora da un anno, dove il progetto ambizioso di cui si occupa è
quello di creare una vera e propria mediateca, con un focus specifico sulla
registrazione di testi.
L’obiettivo è quello di cercare di coinvolgere i docenti nella registrazione
dei testi universitari per le persone che hanno difficoltà di lettura.
Nonostante sia trascorso solo un anno, si sente già molto coinvolta, ci spiega
che ci sono molti progetti da attuare, c’è molto da fare e di conseguenza un
anno è volato. Ci racconta che lei è spostata e si occupa anche
dell’organizzazione a livello familiare, ci dice che le donne, in generale, si
dividono sempre tra lavoro, famiglia e necessitano di organizzare il tutto.
Quando è entrata nel mondo del lavoro la sua condizione di disabilità le ha
creato delle difficoltà perché si è scontrata con tanto scetticismo,
soprattutto nei confronti delle persone non vedenti. Bisogna spingere sempre di
più per rendere accessibili i contesti lavorativi, per dare la possibilità a
tutte le persone di lavorare nella maniera più fluida possibile, anche
attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie che aiutano tantissimo le persone
ipovedenti e non vedenti, tuttavia la situazione va sempre monitorata perché le
stesse tecnologie a volte possono essere un limite.
Nella quotidianità Chiara non ha mai avuto difficoltà ad interfacciarsi con le
persone, invece, nell'ambiente lavorativo, ha avuto dei problemi.
Nei 17 anni in
cui è stata attiva presso il Dipartimento di Architettura, le sono stati posti
dei paletti dalle colleghe, dovute anche ad alcune procedure che non erano
accessibili, lei sentiva, dunque, che la sua disabilità non veniva compresa.
“Essere donna con una condizione di disabilità è ancora più
difficile, si ci trova a vivere delle situazioni di disagio, a volte si viene
involontariamente messe da parte, perché si pensa sempre che una persona che ha
una disabilità non ha delle esigenze anche riguardo piccoli aspetti legati alla
quotidianità. Ad esempio, per quanto riguarda l’estetica, il prendersi cura di
sé, si pensa che le persone con disabilità non ne abbiano l’esigenza”.
“Se immaginiamo una donna su una sedia a ruote, una
donna non vedente o altre disabilità è come se fossero asessuate, si tende a
de-sessualizzare la disabilità”.
“Le difficoltà di essere una donna con disabilità
sono legate alla società che ci impone determinati limiti, sarebbe desiderabile
essere più liberi di potersi spostare, anche potersi recare a lavoro senza
barriere architettoniche. In Italia abbiamo una legge del 1989, che nonostante
le modifiche e le successive attuazioni, non viene assolutamente messa in
pratica”.
L’incontro con la disabilità ci pone dinanzi nuove
riflessioni e sfide, ci fa riflettere su quanto ancora bisogna lavorare per
rendere i nostri ambienti maggiormente inclusivi.