A cura di Antonio Auriemma
Con il termine “intersezionalità” si indica la sovrapposizione
(o "intersezione") di diverse identità sociali e di quelle che
possono essere le relative discriminazioni, oppressioni, o dominazioni.
Il termine è stato proposto nel 1989 dall'attivista e giurista
statunitense Kimberlé Crenshaw.
La teoria suggerisce ed esamina come varie categorie biologiche,
sociali e culturali (il genere, l'etnia, la classe sociale, la disabilità,
l'orientamento sessuale, la religione, l'età, la nazionalità e altri assi di
identità) interagiscano a molteplici livelli, talvolta simultanei.
La teoria propone che occorre pensare a ogni elemento o tratto
di una persona come inestricabilmente unito a tutti gli altri elementi per
poter comprendere completamente la sua identità.
La teoria sull'intersezionalità afferma che le
concettualizzazioni classiche dell'oppressione nella società – come il
razzismo, il sessismo, l'omofobia, la transfobia, la xenofobia e tutti i
pregiudizi basati sull'intolleranza – non agiscono in modo indipendente, bensì
che queste forme di esclusione sono interconnesse e creano un sistema di
oppressione che rispecchia l'intersezione di molteplici forme di
discriminazione.
Tanti sono gli episodi di discriminazione avvenuti nel corso
degli ultimi anni che riguardano l’intersezionalità, basta pensare al caso del
Burkini di cui si è parlato molto qualche anno addietro: si tratta di un
fenomeno di intersezionalità, in cui a essere colpite sono donne, musulmane,
immigrate di prima o seconda generazione, o anche i molteplici casi dei
richiedenti asilo, perseguitati per motivi legati alla propria identità di
genere o al proprio orientamento sessuale.
Molti artisti e personaggi della cultura pop hanno deciso di
sfruttare la loro notorietà per gettare luce su queste istanze, come ad esempio
il cantautore nero omosessuale Frank Ocean.