1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu di sezione
 

Contenuto della pagina

Coming out in famiglia: incontro con un papà Agedo.

Gruppo Agedo con bandiera rainbow


A cura di Stella Celentano.

La Sezione Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze ha incontrato il signor Lucio, un papà Agedo, gruppo di auto aiuto per genitori, parenti e amici di persone LGBT+.        
Agedo Napoli, che il signor Lucio frequenta da tre anni, si incontra quattro volte al mese in modalità mista, due volte in remoto e due in presenza presso la sede del Centro di Ateneo Sinapsi all’Orto Botanico. Il signor Lucio, vive a Chiaiano, quartiere di Napoli, insieme alla moglie e ai tre figli, di cui due omosessuali. Quattro anni fa il suo terzo figlio, all’età di 21 anni, fa coming out come ragazzo omosessuale, un anno e mezzo dopo questo evento, che genera un “trambusto” familiare, fa coming out, come ragazzo omosessuale, anche il suo secondo figlio. Questo secondo evento, genera una crisi, sia interpersonale, che porta il signor Lucio a mettersi in discussione, a pensare di aver fallito come modello educativo; che intrafamiliare con conseguenti litigi nella coppia genitoriale che si colpevolizza a vicenda per l’accaduto. È la moglie di Lucio a contattare il gruppo Agedo Napoli, dal quale riceve un’immediata risposta. Il signor Lucio ritiene che il gruppo lo abbia aiutato tantissimo, il contatto con altri genitori che hanno vissuto esperienze analoghe lo ha portato a recuperare il rapporto con i suoi figli, nei confronti dei quali si sente molto più protettivo. Egli teme che i due figli omosessuali possano avere maggiori difficoltà nella vita rispetto al figlio eterosessuale, sia in abito universitario che lavorativo. Tuttavia, sente l’esperienza nel gruppo Agedo come molto positiva, è contento di poter dare il proprio contributo quando arrivano nuovi genitori, di condividere la sua esperienza e le sue angosce. Si definisce un “genitore storico” del gruppo Agedo per il quale sente un profondo senso di appartenenza, apprezza e stima quei genitori che si impegnano anche oltre il gruppo, partecipando a manifestazioni, mettendoci la faccia, come Carmela, presidentessa del gruppo Agedo Napoli. “Il nostro sogno di genitori, ci dice, è quello di poter cambiare la società, nonostante non sia facile, ho l’impressione che ci sia un moltiplicatore di velocità, più passa il tempo e abbiamo a che fare con le nuove generazioni, più le differenze vengono accettate”. Ci racconta del viaggio in Erasmus del suo secondo figlio, studente di medicina, che ha trovato a Barcellona un ambiente inclusivo, si augura che anche le piccole realtà italiane diventino inclusive. Nonostante a Napoli sia storicamente radicata la cultura del femminiello, egli teme che i suoi figli possano essere in pericolo anche se prendono una metro, nonostante non abbiano una visibilità particolare, non essendo ragazzi trans. Sente che lo ha aiutato molto, nella sua crescita personale, proprio l’incontro con genitori di ragazze e ragazzi trans. In conclusione, ci racconta del rapporto con la famiglia in relazione all'orientamento sessuale dei suoi figli, dal momento che, in vista del periodo Natalizio, trascorreranno del tempo insieme. Il coming out dei suoi figli non ha provocato problemi in famiglia, nella quale i due ragazzi si sentono accolti, inoltre, hanno un rapporto molto stretto con i cugini, con i quali Lucio crede abbiano fatto coming out ancor prima che con i genitori. Ciò che è cambiato è il suo rapporto con la fede, egli, ad oggi, vive le feste natalizie come un momento di incontro familiare laico, mentre la moglie è riuscita a trovare un equilibrio tra la fede e l’omosessualità dei figli.  “Avevo qualche remora nel parlare con mio fratello dell’orientamento sessuale dei miei figli, avevo paura della “mentalità da caserma”, essendo mio fratello un maresciallo dei carabinieri, dunque, gliel’ho detto dopo tanti anni e la sua risposta mi ha scaldato il cuore, lui non aveva nessun problema con i miei figli.” Un suo caro amico gli ha detto: “Questo non è un problema loro, è un problema di noi sessantenni ma non delle nuove generazioni, siamo noi ad avere un problema”. Ad oggi posso affermare che: “Se un mio amico avesse un problema con i miei figli, ho perso un amico, ma non lo vivo io come un problema”.

 

 

 

 
 

© 2013 - bullismoomofobico.it