A cura di Viviana Altea Indolfi
In
Italia il 15°Censimento generale della popolazione condotto dall’ISTAT conta la
presenza di 7513 coppie dello stesso sesso in “stato coniugale”, 529 di queste
con figli.
Tale dato riportato è oramai datato 2011.
Ad
oggi, a due anni dall’approvazione della legge Cirinnà (Legge 76, 20 maggio
2016, Regolamentazione delle Unioni
Civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze), non
esiste una regolamentazione per la tutela della genitorialità delle coppie
omosessuali.
Nel
2017 l’ONU richiama l’Italia per la messa a punto di tali norme, nello
specifico, per la regolamentazione della stepchild
adoption, elemento sul quale, ad oggi, esiste un enorme vuoto legislativo
che pesa sulle vite delle persone che scelgono di istituzionalizzare la
comunione di progetti di vita, anche attraverso il ricorso alle tecniche di
filiazione che sono consentite nella maggior parte degli Stati europei. Il
richiamo delle Nazioni Unite viene a seguito di un’opera di monitoraggio
continuativo, della durata di sei mesi, sullo stato dei diritti umani nel Bel Paese. (report “Osservazioni sull’Italia”).
L’assenza di una norma che tuteli i cittadini ed orienti le figure preposte
alla “concessione” di quei diritti che sono, per le persone omosessuali e,
dunque, dei loro figli, difficili da acquisire, se non a seguito di un lungo
iter giuridico, relega ancora oggi, ancora una volta, queste persone in una
categoria di serie B.
Nel
1970 si assiste alla nascita, nel panorama della ricerca scientifica
internazionale, dei primi studi sulle famiglie omogenitoriali. I risultati di
tali ricerche evidenziano quanto sia infondato il
pregiudizio secondo il quale un bambino cresciuto da due persone dello stesso
sesso possa presentare delle deviazioni dalla norma nel suo sviluppo, rispetto
ad un altro allevato da una coppia eterosessuale (APA, 2005; Gartrell, Bos,
2010; Perrin, Siegel & The Committee on Psychosocial Aspects of Child and
Familty Health, 2013).
Nonostante
l’esistenza e la fondatezza di tali studi che confermano l’adeguatezza
genitoriale delle persone L e G e che la struttura familiare non influenza la
qualità della genitorialità (Chan, Raboy, Patterson, 1998; Fruggeri, 2005;
Biblarz, Stacey, 2010; Goldberg, 2010), in Italia abbiamo spesso assistito alla
discriminazione ed allo svilimento della realtà di vita di persone e genitori
omosessuali.
La
vacatio legis che contraddistingue l’omogenitorialità
italiana ha sempre avuto come primo prodotto un sentimento di ansia e
frustrazione, dal momento che l’unica tutela in cui le coppie formate da
persone dello stesso sesso possono sperare risiede nella capacità, o
nell’incapacità del giudice di emettere delle sentenze, valutando caso per
caso, momento per momento, persona per persona, contro o a favore della
richiesta, secondo quanto egli creda sia giusto in quel momento, poiché non
esiste alcuna norma che ne vincoli l’eventuale preconcetto.
Nonostante
la mancanza di norme e tutele, negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un
cambio di rotta decisivo: mentre nel 2006
il tribunale dei minori di Brescia dichiarava l’adozione di un bambino da parte
di una coppia omosessuale contraria
all’ordine pubblico internazionale, perché il nostro Paese non riconosceva
il matrimonio omosessuale, sono sempre di più i sindaci italiani a riconoscere
la dignità delle famiglie omogenitoriali, prendendo posizioni nette al momento
della trascrizione dei bambini nati tramite fecondazione assistita eterologa, o
gestazione per altri, effettuata all’estero (la legge 40 sulla procreazione
assistita, vieta la surrogazione di maternità in Italia).
A fare da apripista
per questo nuovo modo trascrivere i genitori al registro dell’anagrafe, tramite
la dicitura “genitore 1 e 2”, accantonando, dunque, la nomenclatura di madre e
padre, è stato Luigi de Magistris a Napoli il 30 settembre del 2015.
Tale
trascrizione fu annullata dal Prefetto di Napoli il 5 novembre dello stesso anno,
perchè non conforme alla legge italiana. L’atto, infatti, riportava come
genitori entrambe le donne e registrava il bambino con il doppio cognome.
Contro la cancellazione i genitori, con il sostegno dell’amministrazione
comunale di Napoli, avevano presentato ricorso e lo scorso 5 dicembre il
Tribunale di Napoli ha ordinato la nuova trascrizione dell’atto di nascita.
A
marzo del 2017 la Rete Lenford, Avvocatura per i diritti
LGBT, riesce ad ottenere presso il tribunale dei minori di Firenze il riconoscimento di un'adozione pronunciata in Inghilterra a favore di due genitori dello stesso sesso. Per la prima volta un
giudice italiano afferma che è possibile riconoscere un provvedimento di
adozione estero a favore di una coppia omosessuale.
Gennaio
2018: il sindaco di Milano Beppe
Sala trascrive il certificato di nascita californiano di due bambini, figli di
una coppia di uomini residenti nel capoluogo lombardo, riconoscendone ad
entrambi la genitorialità.
Il
sindaco di Torino Chiara Appendino registra, nel mese di aprile, all’anagrafe i figli di due coppie di donne e il
certificato di nascita dei gemelli di una coppia di uomini. A seguito di tale
atto burocraticamente rivoluzionario sono state riconosciute altre realtà
omogenitoriali attraverso la presa di posizione di altri sindaci piemontesi che
hanno condiviso la scelta politica dell’Appendino.
Oltre
alla trascrizione, il Comune di Torino ha istituito uno sportello informativo
per l’iter da seguire per le coppie di genitori omosessuali. Presso l’Ufficio
Nascite dello Stato Civile di Torino, infatti, è possibile annotare “nel caso
di nascituri, i recapiti telefonici e la data presunta del parto. Qualora i
figli siano già stati registrati in un altro Paese, i contenuti degli atti
formati all’estero”. Tutto questo consentirà ai cittadini di non ricorrere
necessariamente agli avvocati per espletare le formalità necessarie. Questo
funzionamento è il medesimo a cui ricorrono le coppie eterosessuali con figli.
Il
Coordinamento Torino Pride ha emesso un comunicato stampa evidenziando i
sindaci che hanno partecipato a quella che è stata soprannominata “primavera
arcobaleno”: Virginia Raggi a Roma, Domenico Pascuzzi a Gabicce Mare, Enzo
Bianco a Catania e poi i 10 sindaci piemontesi.
Altri
ancora si sono schierati a tutela dei diritti delle coppie omosessuali a
Bologna, Catania, Crema, Milano, dove si sta mettendo a punto, assieme alla
Rete Lenford, una guida per i sindaci.