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Corpi liberi

Immagine che rappresenta tanti corpi


A cura di Claudia Cantice.

Su Spotify è presente un podcast dal titolo “Corpi Liberi” nato dall’idea di Silvia Ranfagni, madre di una persona non binaria che all’età di 13 anni fa il suo coming out in famiglia. All’interno delle sei puntate, di circa venti minuti ciascuna ma davvero molto intense e dense di avvenimenti, riflessioni e conquiste concettuali importanti, si affrontano gran parte delle tematiche riguardanti l’esperienza delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, in particolare di Alex -figliə non binariə della narratrice- e di Mark -ragazzo trans che la donna incontra nella sala d’attesa del SAIFIP (Servizio di Adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica) dell’Ospedale San Camillo di Roma, a cui si rivolge per comprendere meglio la condizione del figliə. Il podcast è principalmente un dialogo a due voci: la prima è di Silvia Ranfagni, la quale condivide la sua esperienza di genitore che si trova dall’oggi al domani a dover fare i conti con termini, condizioni, vissuti profondamente distanti da chi come lei appartiene “al mille” -come dice spesso- ponendo l’accento sulla sua difficoltà di comprendere il complesso mondo LGBTQIA+. Si informa così il più possibile per “cercare di capire la valanga di contemporaneità che l'ha assalita” il giorno del coming out di Alex; in questo senso il podcast diventa lo strumento attraverso il quale condivide ciò che, passo dopo passo, apprende. La seconda voce è di Mark, ragazzo trans siciliano di 18 anni che racconta la sua storia di bambinə natə e cresciutə in un contesto chiuso e fortemente connotato da stereotipi di genere, nel quale ha sofferto per anni tenendo nascosta la propria identità di genere, ai familiari in primis. Fino al momento in cui decide di fare coming out invitando i genitori ad una seduta dalla sua psicologa, nella quale legge loro una lettera dove sono riportati tutti i suoi sentimenti e vissuti in merito al non essersi mai riconosciuto nel proprio corpo, all’essersi sempre sentito estraneo rispetto a sé stesso e allɜ altrɜ. In alcuni episodi intervengono anche gli stessi genitori di Mark che danno la possibilità di approfondire la tematica riguardante il rapporto genitore-figlə successivamente al coming out come persona appartenente alla comunità LGBTQIA+: dalle difficoltà iniziali al percorso di accoglienza e comprensione reciproca. Il discorso si estende anche al rapporto con altrɜ familiari, quali lɜ nonnɜ-sia di Alex che di Mark- e ci si rende conto di quanto il dialogo e la volontà di andare oltre i pregiudizi riesca ad ampliare le idee e le posizioni anche di coloro che apparentemente possono essere ritenutɜ meno apertɜ. All’interno del podcast si pone molto l’accento sull’importanza della rete sociale e del sostegno che essa può dare quando si vive la propria identità di genere con disagio: oltre alle esperienze nell’ambiente familiare, infatti, nelle varie puntate si parla anche dell’ambiente scolastico e di quanto l’accoglienza, la capacità di ascolto e l’appoggio di professorɜ e compagnɜ siano stati importanti sia per Mark che per Alex. In alcune puntate si affrontano temi estremamente delicati quali autolesionismo e pensieri suicidari che hanno riguardato il vissuto di entrambɜ lɜ ragazzɜ, lɜ quali riportano il profondo malessere e dolore interiore che riuscivano a silenziare solo procurandosi dolore fisico, oppure pensando di ricorrere a gesti estremi. Anche in questo caso, entrambɜ, dopo aver dato voce al proprio dolore condividendolo con i propri cari, hanno ricevuto l’ascolto, la comprensione e la vicinanza di cui necessitavano. Non manca un riferimento a quanto le questioni connesse all’identità di genere siano oggetto di diverse forme di discriminazione da parte del più ampio contesto socio-culturale; ma il nucleo dell’intero podcast, che diviene poi il filo conduttore delle diverse puntate, risiede nell’importanza di rivendicare la propria autodeterminazione ed espressione autentica e libera di sé, del proprio mondo interiore, del proprio corpo.

 

 

 

 
 

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