A cura di Arianna D'Isanto
È
stata la romantica Verona ad ospitare, dal 29 al 31 Marzo 2019, il XIII
Congresso delle Famiglie (World Congress of Families – WCF) , evento pubblico
di portata internazionale che ha l’obiettivo di difendere e celebrare la
famiglia naturale come “sola unità stabile e fondamentale della società”.
Alla XIII edizione italiana
del Congresso hanno partecipato associazioni, capi di stato ed esponenti
politici della destra radicale, cristiana e integralista e provenienti
da tutto il mondo ma anche tre ministri del governo italiano: il ministro
dell’Interno e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, il ministro per la
Famiglia e la Disabilità Lorenzo Fontana, il ministro dell’Istruzione Marco
Bussetti.
Il
primo WCF si tenne nel 1997 a Praga e da quel momento è stata un’organizzazione
in continua crescita; ma la vera svolta si è avuta nel 2012 quando i congressi sono
diventati annuali ed hanno ottenuto il sostegno di reti locali dotate di una
forte influenza sulle politiche e le scelte governative di vari paesi,
diventando in questo modo un importante punto di riferimento per gruppi omofobi
e antiabortisti di tutto il mondo, leader ecclesiastici e politici, studiosi
che durante gli anni si sono identificati con l’ideologia del WCF sostenendo la
“famiglia tradizionale”, quindi patriarcale ed eterosessuale, e schierandosi
contro l’aborto, i diritti riproduttivi, contro le unioni civili e i diritti
LGBT+, il divorzio e l’immigrazione.
Il
WCF, oltre a creare una serie di reti e agganci sociali e politici, ha anche
finanziato nel tempo una serie di studi per validare le teorie portate avanti e
rendere più solide le proprie posizioni. Studi, puntualmente screditati dalla
comunità scientifica, che sostengono, ad esempio, una correlazione tra le
famiglie omogenitoriali e la crescita inadeguata e patologica dei figli; un nesso
tra i matrimoni omosessuali e un aumento della pedofilia, tra l’aborto e una
maggiore incidenza del tumore al seno.
Anche
il Congresso di Verona è stato palcoscenico di interventi che hanno fatto
discutere, come quello del relatore Ignacio Arsuga, fondatore e presidente di
CitizenGo e di un’intensa propaganda da parte dell’associazione ProVita attraverso
la diffusione, all’interno della sala, di alcuni gadget di plastica rappresentanti
feti di 10 giorni a cui è stato allegato un biglietto con scritto: “Hai tra le mani la riproduzione di un
bambino alla decima settimana di gravidanza. Gli abbiamo dato un nome, Michele.
Per la legge italiana sull’aborto si può terminare la vita del bambino entro la
tredicesima settimana di gestazione ma anche oltre. Quindi Michele può essere
ucciso. Michele rappresenta tutti i bambini nel grembo materno che non possono
ancora far sentire la loro voce. Aiutaci a salvare Michele.”
Questo Congresso ha assistito anche, per la
prima volta nella storia del WCF, ad un esplicito e deciso movimento di
protesta e contrasto, portato avanti in prima linea da Non Una di Meno, rete femminista estesa su
tutto il territorio, che ha convocato un corteo e tre giorni di mobilitazioni per
parlare di diritti delle donne e delle persone LGBT+. La protesta di tre
giorni, chiamata “Verona Città Transfemminista”,è stata contemporanea al WCF.
Non è mancato il forte dissenso da parte
della comunità scientifica e in particolare da parte del Dipartimento delle
Scienze Umane dell’Università di Verona, attraverso la pubblicazione di un
documento, firmato da circa 700 membri dell’intera comunità universitaria, che
critica la pretesa scientificità delle teorie sulla famiglia,
sull’omosessualità e sull’aborto sostenute dai relatori del congresso,
sottolineando la distanza della comunità scientifica internazionale da
affermazioni che identificano la donna in un ruolo esclusivamente riproduttivo e di
cura e che ritengono l’esistenza del divorzio e la possibilità di abortire cause del declino demografico; considerando
come posizioni prive di fondamento e non validate quelle che equiparano
interruzione volontaria di gravidanza e omicidio; che patologizzano
l’omosessualità e la transessualità e promuovono terapie riparative per le
persone omosessuali.
In particolare, questo documento denuncia l’uso di
convinzioni personali e religiose presentate come verità scientifiche al fine
di proporre politiche sociali e familiari che limitano libertà e diritti.
Anche alcuni comuni, come quelli di Milano, Cagliari, Napoli e
Palermo, hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti del XIII Congresso
delle Famiglie, esponendo una bandiera arcobaleno nei giorni precedenti
all’evento.
Le tre giornate sono trascorse tra polemiche e dibattiti che
hanno mobilitato un intero paese, permettendo ad ognuno di prendere posizione
in merito a tematiche che risultano ancora oggi scottanti e ardue ma che
riconducono ai diritti fondamentali di ogni essere umano e fanno riflettere sul
delicato e difficile periodo storico che la nostra società sta attraversando.