A
cura di Stella Celentano.
Essere lesbica nel 2021,
nonostante i mutamenti politico-sociali, è ancora molto difficile, perché le
donne omosessuali sono un gruppo discriminato all’interno di un gruppo
discriminato.
La giornalista britannica Jane Czyzselska definisce il termine
lesbofobia come: “omofobia servita con un contorno di sessismo”. Inoltre, la
lesbofobia è un fenomeno riscontrabile all'interno della stessa comunità LGBT+,
difatti nella stessa comunità gay spesso si è ricorso a battute lesbofobe come
quella dell’opinionista britannico gay Milo Yiannopoulos che, rivolgendosi a
una donna del pubblico in un suo programma, ha chiesto: “Sei grassa perché sei
lesbica o sei lesbica perché sei grassa?”. La suddetta frase è esemplificativa
di quanto la lesbofobia sia legata alla misoginia. Dunque, sebbene gay e
lesbiche combattono fianco a fianco da decenni, tra loro esiste un perenne
conflitto sotterraneo.
Storicamente l’attivismo lesbico è sempre stato
profondamente radicato nel femminismo, perché i due movimenti condividono
l’obiettivo di smantellare il sistema patriarcale. Il
cosiddetto separatismo femminista di matrice lesbica è un esempio di teoria e
pratica atte ad identificare gli interessi maggiormente inerenti alla storia
del lesbismo, oltre a far da promozione e trampolino alle idee di una propria
specifica cultura lesbica.
Le femministe separatiste
ritengono che donne e uomini, anche se con le migliori intenzioni e
disponibilità, difficilmente sfuggano ai modelli sociali e culturali,
patriarcali e sessisti, che limitano la piena autodeterminazione della donna.
In tal senso la diversa percezione che le donne ottengono di sé stesse, in
contesti separati dagli uomini, diventa uno strumento necessario per acquisire
tale consapevolezza, un esempio di questo tipo di percorso sono i collettivi di autocoscienza
femminista. Il separatismo lesbico è una forma specifica di
separatismo femminista. Il separatismo è stato considerato da una parte di
lesbiche femministe come strategia temporanea e pratica di vita, sottraendosi
in questo modo ad una società patriarcale ed alle richieste di disponibilità
emotiva e sessuale loro rivolte dalla società eteronormativa. Questa è considerata
una scelta personale e non un passaggio obbligato per l'evoluzione personale o
della società. Gli omosessuali maschi, invece,
ritengono fondamentale abbattere la discriminazione per l’orientamento
sessuale, ma non hanno bisogno di uscire dal patriarcato, perché in quanto
uomini ne sono avvantaggiati. Questa differenza di fondo ha creato terreno
fertile per il maschilismo all’interno della comunità lgbt.
Michael Henry, comico americano, ha pubblicato un video su YouTube in cui prende di mira
proprio la misoginia degli uomini gay,
mostrando che, quando si parla di donne, gli
omosessuali di fatto ragionano più o meno come gli uomini eterosessuali, anche
se in assenza di interesse sessuale. Tutti gli apprezzamenti e le critiche, presenti nel video e
rivolti alle ragazze, fanno riferimento al loro aspetto
fisico:il valore di una donna sembra essere
dato da quanto il suo corpo si rivela in grado di ottenere l’attenzione e la
considerazione degli uomini. Il comico mostra insomma come misoginia e
maschilismo si annidino anche tra gli omosessuali.
È un fenomeno profondamente
radicato nella nostra cultura l’idea che il valore e
il fascino di una donna si misurino in relazione alla seduttività e alla sua
capacità di essere scelta dagli uomini, al punto che, persino gli uomini gay,
seppur a loro volta vittime abituali di pregiudizi, spesso si rivelano sessisti. In Italia, il conflitto sotterraneo tra gay e lesbiche è riemerso
negli ultimi anni per via della presa di posizione di Arcilesbica contro la
maternità surrogata, la pornografia e per la sua
difesa della differenza sessuale rispetto all’identità di genere.
Anche
in questo caso all’attivismo lesbico si è unita una parte del movimento
femminista ritenendo di non poter accettare, solo perché la tecnica lo rende
possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino a
essere oggetti a disposizione dell’altro. Inoltre, i movimenti e le
associazioni ci tengono a sottolineare il ruolo sbagliato attribuito alle
lesbiche all’interno della pornografia, in quanto corpi utilizzati al servizio
del piacere degli uomini etero.
Non 2020 un gruppo di attivisti e attiviste
LGBT+ hanno proposto una petizione per cacciare Arcilesbica dall’Arci. Questi
schieramenti opposti sono stati fomentati dalla posizione non trans-femminista
delle partecipanti di Arcilesbica, la situazione è peggiorata al punto che
una giovane socia dell’associazione ha
ricevuto sul suo profilo Instagram una minaccia di stupro. Nonostante la
posizione non trans-femminista dell’associazione Arcilesbica, che potrebbe
essere discriminante per alcune soggettività all’interno della stessa comunità
LGBT+, la violenza e le minacce non fanno altro che inasprire gli animi e
alimentare l’odio fra le due fazioni.
Essere consapevoli della soggettività
dell’altro, riconoscerla e attribuirle un valore potrebbe essere un buon punto
di partenza per eliminare gli stereotipi insiti all’interno della stessa
comunità LGBT+ e annullare i conflitti.