1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu di sezione
 

Contenuto della pagina

Coming out in famiglia: e se fosse a Natale?

Coppia di ragazzi che si abbracciano


A cura di Camilla Esposito.

Con l'espressione coming out ci si riferisce a quel processo attraverso cui le persone LGBT+ decidono di rivelare la propria identità sessuale a qualcun altro. Si differenzia dall'outing, che, invece, è quell'atto di svelamento che qualcun altro attua al posto della persona LGBT+.
Spesso al coming out si guarda come a qualcosa di superfluo, talvolta anche eccessivo, come ad un atto esibizionistico. In realtà, in una società in cui soggettività diverse da quelle eterosessuali non sempre sono previste, fare coming out è davvero un atto necessario. Esso è il modo per autodeterminarsi, per potersi dire, definire senza lasciare che siano gli altri a farlo. Nel processo di coming out tappa fondamentale è certamente quella di dire a se stessi la propria omosessualità, se parliamo, per esempio, di orientamento sessuale. Si tratta di un passaggio che, come indicato da Barbagli e Colombi (2007), può avvenire a 7 così come a 45 anni, ma che mediamente si verifica un anno dopo il primo rapporto sessuale. Non per tutti è scontato, infatti, abbracciare serenamente una definizione della propria identità sessuale. Ci sono fattori che lo rendono più semplice, quali età, genere, religione, provenienza. Per cui è più facile definirsi omosessuali per le persone nate negli ultimi venticinque anni, rispetto a quelle appartenenti a generazioni precedenti; per i laureati, rispetto a chi ha la licenza media; e per chi cresce in famiglie laiche settentrionali, rispetto a chi è cresciuto nel meridione, peggio ancora se in famiglie fortemente religiose.
Proprio lo svelamento alla famiglia è uno dei passaggi fondamentali nel processo di coming out, rappresentando spesso, ma non sempre, un momento di crisi familiare.
E se il coming out in famiglia avvenisse a Natale? Per chi ancora non ha rivelato il proprio orientamento sessuale in famiglia, le festività natalizie, seppur probabilmente non quelle del pandemico anno 2020, possono significare esperienze di invisibilità o di mortificazione: non poter invitare il proprio compagno o la propria compagna al pranzo di Natale, per esempio; oppure sentirsi in estrema difficoltà di fronte a quella inesauribile domanda degli zii sul fidanzato, se sei una donna, o sulla fidanzata, sei sei un uomo. Fare coming out durante un pranzo o una riunione di famiglia, come durante le festività natalizie, avrebbe l'indubbio vantaggio di doverlo dire un'unica volta a tutti i parenti. Certo, potrebbe provocare momenti di tensione. Ma questo può accadere non solo a Natale.
Quello del 2020 sarà, però, un Natale particolare: in alcuni casi ci si ritroverà con le stesse persone con cui si è trascorsa la maggiore quantità di tempo in questi mesi di pandemia; in altri, invece, sarà la possibilità di rivedere i propri cari dopo tanti mesi. In questo faticoso anno, probabilmente più che mai, abbiamo inteso l'importanza delle relazioni interpersonali, di quanto sia costosa la lontananza. Il Natale potrebbe essere un buon momento per donarsi e donare ai propri cari l'autenticità entro una relazione così significativa, per colmare distanze non solo fisiche: potrebbe essere un buon momento per il coming out in famiglia.  

FONTI:
Barbagli, M., & Colombo, A. (2007). Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia. Bologna: il Mulino.

 

 

 

 
 

© 2013 - bullismoomofobico.it