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GENDER NON CONFORMITY: le nuove categorie tra riconoscimento ed etichettamento

disegni omini non binari


GENDER NON CONFORMITY – nuove categorie tra riconoscimento ed etichettamento 

A cura di Cecilia Montella 

 La definizione di“identità di genere non binaria” è emersa negli anni ’90, all’interno del movimento di rivendicazione dei diritti delle persone LGBT+, con lo scopo di riconoscere le identità di genere che non si rispecchiano nel maschile o nel femminile. 
Inizialmente tale definizione si riferiva a coloro che mostravano espressioni di genere non conformi allo standard binario, per esempio a donne che indossavano abiti maschili. In seguito l’identità di genere non binaria ha iniziato a focalizzarsi su aspetti identitari che vanno oltre l’espressione di genere, ma che riguardano un sentimento intimo e profondo rispetto al proprio essere, al di là del binarismo di genere. Il concetto di identità di genere non binaria rappresenta un termine ombrello per descrivere tutte le identità di genere che non rientrano nel binarismo maschio/femmina. 
Le persone non binarie per esempio si possono identificare come “senza genere”, collocarsi all’interno di uno spettro di genere tra mascolinità e femminilità, oppure collocarsi totalmente al di fuori del binarismo di genere. Molte persone non binarie si definiscono anche transgender – persone che non si riconoscono nel sesso assegnatogli alla nascita – e questo non implica una contraddizione né una ridondanza. Dichiararsi non binari non solo rafforza la definizione di transgender ma aggiunge un modo profondo di vivere ed esprimere lo spettro di genere, di non limitarlo ai due: uomo e donna. 

Mappa termini identità non binary


L’identità non binaria può essere vissuta e declinata in molte maniere e con molte sfumature. Questo ha portato ad avere tantissime definizioni e categorie, che possono fornire un’idea di come questo universo in continuo mutamento si rapporta con i due generi “principali”.Ma di quali categorie parliamo?
Proviamo a dare alcune definizioni e a chiarire alcuni termini:
 - Genderqueer. è sostanzialmente un sinonimo di persona con identità non binaria. Molte persone genderqueer non si riconoscono nel genere assegnatogli alla nascita e si definiscono (anche) transgender.
 - Genderfluid: rappresenta un’identità di genere che oscilla lungo lo spettro di genere variando nel tempo. Una persona genderfluid può in qualsiasi momento identificarsi come maschio, femmina, neutra o qualsiasi altra identità non binaria.
 - Agender, Genderless o Neutrois: Vuol dire dichiarare di avere un’identità di genere non binaria o di non avere un’identità di genere o di avere un’identità di genere neutra.
 - Bigender e Pangender: "Bigender” può essere tradotto letteralmente come “doppio genere”. Vuol dire sperimentare nel dettaglio entrambe le due identità di genere, sia contemporaneamente che separatamente. “Pangender” invece può essere tradotto come la sperimentazione di identità di genere multiple, contemporaneamente o separatamente.
 - Demigender: vuol dire sentirsi parzialmente e non completamente collegata ad una particolare identità di genere.
-  Intergender: si utilizza per definire una persona che può essere considerata tra maschio e femmina, o una combinazione dei due. 
-  Androgyne: è un termine utilizzato per definire uno stato in cui i comportamenti di genere, le presentazioni e i ruoli includono aspetti sia di mascolinità che di femminilità.
- Third Gender: è un termine usato in sociologia per descrivere qualsiasi ruolo di genere legalmente riconosciuto al di fuori del binario di genere maschio/femmina.
Essendo queste identità in continua evoluzione, è bene utilizzare le definizioni e le categorie sapendo che esse sono convenzionali e momentanee. Inoltre, è necessario evidenziare che vi sono dei vantaggi ma anche punti di debolezza nella suddivisione delle persone non conforming in sottogruppi: se, infatti, creare delle categorie ristrette permette un rispecchiamento e un riconoscimento delle persone all’interno di un gruppo, utilizzare in modo rigido le definizioni potrebbe avallare processi di isolamento, esclusione e marginalizzazione ulteriore. Considerare le categorie che abbiamo sopra descritto come delle “etichette” aiuta sicuramente le persone ad individuarsi, in quanto possono comprendere che ci sono altr* simili a loro, ma allo stesso tempo chiudersi in una categoria non permette di sperimentare altri propri aspetti identitari.
Le categorie in questo senso potrebbero essere intese come punto di partenza per un riconoscimento di sé, ma non come punto d’arrivo, poiché rischiano di ingabbiare la persona e di arginare nella categoria tutti gli aspetti di sé. Proprio il termine persona, infatti, difficilmente si presta a rientrare all’interno di una categoria, se consideriamo che tutt* sono portatori di differenze e specificità difficilmente omologabili in processi di categorizzazione e settorializzazione.

 

 

 

 
 

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