A cura di Daniela Scafaro.
Madame! Gaston, le
obbedisco!
Madame! Gaston, la
sua metà!
Ma no, non io, lo
garantisco!
La vita mia di certo
cambierà.
Io voglio vivere di
avventure e lo vorrei sempre di più.
Ma non c'è nessuno,
ahimè, che capisca il perché.
Questo è quello che vorrei per me!
Ricordo ancora con grande emozione la prima volta
che ho guardato “La Bella e la Bestia”.
Potrà forse sembrar
sciocco, ma è stato importante per la me bambina incontrare Belle.
Finalmente trovavo
un personaggio femminile in cui sentivo di potermi rispecchiare meno
forzatamente, una non-principessa, amante della lettura e della conoscenza, una
ragazza che cominciava a discostarsi dall’idea della debole fanciulla in attesa
di un principe azzurro che la salvasse da sventure, pericoli e matrigne
cattive.
Altrettanto
nitidamente ricordo Mulan - «veloce come è veloce il vento, potente come un
vulcano attivo!» -indomita, coraggiosa e forte; capace di combattere e di
farsi valere tanto quanto un uomo, ma al contempo sensibile e premurosa.
Dagli anni ‘90 ad oggi molta strada è stata fatta
rispetto alle rappresentazioni di genere nei cartoni animati e le bambine hanno
potuto incontrare, per citare solo alcuni dei personaggi femminili più recenti,
la coraggiosa Merida (“The Brave”, emblematicamente resa come “Ribelle”
nel nostro paese), di cui risaltano gli interessi contro-stereotipici e il
rifiuto della posizione di donna oggetto della competizione maschile che la
portano a gareggiare provocatoriamente per la sua stessa mano. Abbiamo poi Elsa
(“Frozen”) e Moana (“Oceania”) eroine che salvano le sorti
della propria gente e le cui storyline non sono affatto incentrate sullo
struggente amore per un bel principe.
Ancora c’è Riley di “Inside Out”
che gioca ad hockey e la cui emotività è rappresentata da personaggi maschili e
femminili (cosa che la distingue da tutti gli altri protagonisti del cartone,
le cui emozioni prendono la forma di personaggi che condividono il sesso
biologico di chi le prova), di cui mi ha molto colpita la rappresentazione al
maschile di Paura.
Questo per quanto riguarda le bambine… e i bambini
possono dirsi altrettanto “fortunati”?
Non ricordo molti personaggi maschili che si
discostino dal modello del bello e valoroso, forse fatta eccezione per Shrek,
una sorta di antieroe che, tuttavia, resta un orco e ripropone, a mio avviso,
sempre in chiave stereotipica, una rappresentazione maschile “al negativo” che,
in quanto tale, non può avere una raffigurazione antropomorfa. C’è poi Wall.e,
robottino romantico e sensibile, un po’ goffo ed impacciato e, ancora, Ken di “Toy
Story”, vanitoso, modaiolo ed eterosessuale (scelta interessante visto che
sarebbe stato facile inciampare nello stereotipo del ragazzo gay effeminato)
che si contrappone all’idea del macho ma che resta in ogni caso “un giocattolo
per bambine”.
La letteratura sottolinea che i messaggi dei media
sono tutt’altro che innocui, in quanto la rappresentazione del maschile e
femminile che viene spesso mostrata può avere effetti sulla concezione che gli
individui hanno del ruolo di genere proprio e altrui all’interno della società
(Sheldon, 2004).
E per quanto riguarda l’identità di genere e
l’orientamento sessuale?
Ancora una volta
ritorno con la mente alla mia infanzia e non posso non citare “Sailor Moon”,
serie animata d’avanguardia per la varietà identitaria messa in scena, ma
oggetto di numerose censure nell’adattamento italiano, che ne ha spesso
distorto le intenzioni.
Ripenso a Lord
Kaspar e Zachar, coppia omosessuale resa etero facendo doppiare ad
una donna uno dei due personaggi, complice la loro rappresentazione
contro-stereotipica (capelli lunghi, lineamenti delicati, corpi esili e
portamento elegante), o alla famosissima coppia Sailor Neptune e Sailor
Uranus, rese amiche in Italia e addirittura cugine in America, per
giustificarne il coinvolgimento emotivo-affettivo e la prossimità fisica.
Ancora, le Sailor
Starlight, uomini che si trasformano in guerriere donne, in una
rappresentazione del transgenderismo, naturalmente camuffata chiamando in causa
delle, sempre disponibili e pronte a fare la loro comparsa, sorelle gemelle.
Mi viene da
sorridere ripensando a questi escamotage, ricordando senza nessuno scandalo, in
barba a tutti gli sforzi del censore, quanto chiaramente per me Heles e Milena
fossero innamorate e le Sailor Starlight fossero “uomini che diventano donne”.
Nonostante ciò, penso a quanto avrebbe potuto essere significativo vedere
rappresentato esplicitamente quell’amore, non censurare orientamenti e identità,
per coloro che in quelle identità si riconoscevano e avrebbero potuto trovare
in quei personaggi una possibilità di identificazione.
Ritornando
all’universo Disney, ne “La Bella e la Bestia” colpisce il legame rapporto
tra Gaston e Le Tont, che a tratti sembra quasi geloso di Belle. Il cartone
lascia però solo vagamente intuire, camuffandolo con l’ammirazione, il
possibile coinvolgimento amoroso, ripreso poi nel live action del 2017, durante
la scena finale del ballo dove si intravede Le Tont danzare con un altro uomo. Il
seppur velocissimo frame è stato oggetto di numerose critiche da parte di chi
vorrebbe negare questa parte della realtà, ma il regista, che ne ha confermato
l’intento gay friendly si è detto contento di celebrare l’amore in tutte le sue
forme e contento che la Disney possa supportare quest’idea, in maniera sempre
più esplicita e meno ambigua, aggiungerei.
E chissà che questo
momento non sia finalmente giunto.
Nella pellicola “Onward – Oltre la magia”,
che sarebbe dovuta uscire nelle sale in questo periodo, dovrebbe infatti fare
la sua comparsa il primo personaggio LGBT con un chiaro riferimento ad una
relazione omosessuale.
Ritorno
ancora una volta alla mia infanzia e al valore che per me hanno avuto alcuni
cartoni.
L’augurio è che tutt* i/le bambin* possano trovare personaggi animati,
beniamin* in cui rispecchiarsi, sentendosi riconosciut* e valorizzat* nella
propria unicità!