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La carriera alias dentro e fuori le università italiane

Immagine di Bologna


A cura di Claudia Cantice e Emilia De Simone  

Mercoledì 22 febbraio come volontarie della Sezione Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze abbiamo incontrato il Dott. Chià Rinaldi, Coordinatore del Progetto Universitrans: ideato da Antonia Caruso  e Beatrice Starace nel 2017, è il primo progetto nazionale di analisi e mappatura digitale degli Atenei pubblici che offrono la Carriera Alias. Il Dott. Rinaldi è, inoltre, Componente della Uisp Emilia Romagna, un ente di promozione sportiva per il quale si occupa in particolare delle politiche sull’inclusività degli ambienti sportivi rispetto a soggettività a rischio di marginalizzazione, come le persone trans, ma non solo.  
Ci interessa, in particolare, conoscere più nel dettaglio il Progetto Universitrans e chiediamo al Dott. Rinaldi di illustrarne outcome e obiettivi: apprendiamo che una prima mappatura è stata realizzata nel primo anno di avvio dei lavori e la si può visionare nella specifica sezione del sito www.universitrans.eu (Homepage - Universitrans) in cui è presente una cartina geografica italiana interattiva tramite la quale è possibile visualizzare le informazioni riguardo alla presenza della carriera alias negli atenei del territorio, al tipo di regolamento vigente e alle relative specifiche amministrative. Lз destinatariз principali del progetto sono studentз; tuttavia, nell’auspicarsi la promozione di una cultura dell’eguaglianza  a tutto tondo, si prevede l’attivazione della carriera alias anche per personale docente e amministrativo e ricercatorз.  
Gli obiettivi del Progetto Universitrans sono: valutare lo stato dell’arte delle università italiane rispetto al livello di attenzione alle soggettività trans e, al tempo stesso, diffondere lo strumento della carriera alias su tutto il territorio, anche in contesti diversi da quelli universitari. A tal proposito, ha riportato l’esperienza della Uisp Emilia Romagna presso cui lavora che risulta essere l’unico ente di promozione sportiva dove esiste un tesseramento alias. Per quanto riguarda il primo punto, per avere un quadro completo della situazione -spiega il Dott. Rinaldi- dovrebbero essere previste delle fasi di follow up in cui si chiede all’utenza che usufruisce della carriera alias feedback riguardo: sia l’effettiva attuazione e funzionamento delle disposizioni amministrative circa la procedura, sia il clima che si respira all’interno degli spazi universitari in merito al tema dell’inclusività. In questo modo sarebbe possibile verificare la presenza di una avvenuta formazione adeguata sulle tematiche inerenti l’identità sessuale fornita a tutto il personale accademico, non solo a coloro che operano nello specifico negli uffici dove si gestiscono le carriere alias. Per quanto riguarda il secondo punto, l’idea del team che collabora insieme al Dott. Rinaldi al Progetto Universitrans consisterebbe nello svolgere il ruolo di “counselor” per gli atenei fornendo il proprio aiuto nel comprendere quali siano le azioni necessarie da eseguire per rendere gli ambienti universitari “safer” per le soggettività trans. Si tratta dunque di un progetto molto impegnativo su più fronti ed il Dott. Rinaldi ci ha comunicato del blocco che hanno subito i lavori per mancanza di fondi e del tentativo di riprendere il prima possibile tramite la partecipazione a diversi bandi.  
Dal momento che il Progetto Universitrans si occupa di mappare le università (e non solo) su tutto il territorio nazionale in merito alle modalità di accesso alla carriera alias, eravamo interessate a conoscere una sorta di quadro generale dei dati raccolti fino ad ora.
Il Dott. Rinaldi ci informa del fatto che fino al 2018 sono stati mappati 68 Atenei, esclusi gli Istituti AFAM. Al tempo, circa 32 atenei erano dotati di una sorta di regolamento alias o di un doppio libretto; non tutti e 32 avevano un regolamento che prevedeva la possibilità di autocertificazione, ma lo strumento era presente.
Tuttavia, considerando il blocco che ha subito il progetto qualche anno fa, e che sicuramente negli ultimi anni saranno avvenute delle modifiche nei singoli atenei, senz’altro il numero di adesioni sarà aumentato rispetto alla mappatura originaria. “Negli ultimi quattro anni”, spiega Rinaldi, “decine di atenei si sono dotati o hanno aggiornato il loro regolamento sulla base del principio di autodeterminazione, come l’Università di Bologna, Modena, Reggio Emilia, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, adesso anche la Federico II. Nell’ultimo anno è arrivata anche la richiesta da parte di un Conservatorio, l’unico, per l’attivazione del regolamento. Si auspica che la seconda ondata di ricerca possa tenere conto anche degli Istituti, dal momento che ci troviamo davanti ad un’espansione dei numeri di strutture in cui è attiva la carriera alias (nell’ordine di almeno una quindicina o una ventina). Questo, chiaramente, per quanto riguarda il pubblico, perché per il privato le cose funzionano diversamente.” Ci sembra opportuno, a questo punto, condividere con il Dott. Rinaldi quanto abbiamo appreso rispetto agli ultimi aggiornamenti del regolamento della carriera alias presso la Federico II. Anche se non è ancora stato ufficializzato, è già possibile accedere alla carriera alias mediante autocertificazione.
Da tempo presente la possibilità di avviare una carriera alias anche per il personale docente e amministrativo, e ad occuparsi delle procedure, sicuramente per quanto riguarda l’Ufficio Ripartizione Relazioni Studenti, vi sono persone sensibili e competenti. Inoltre, dalle testimonianze raccolte mediante le interviste effettuate per la newsletter di febbraio sappiamo che nella maggior parte dei casi il corpo docenti è preparato ad accogliere le esigenze dellз studentз, salvo un numero esiguo di casi in cui si riscontrano resistenze. A proposito di criticità, chiediamo al Dott. Rinaldi di mettere a fuoco quelle che sono le possibili soluzioni a questo tipo di difficoltà: “Bisogna fare attenzione alle pratiche di accoglienza e alla formazione del personale docente e amministrativo. D’altronde non si parla di chissà quale formazione né tantomeno ci si aspetta di evitare per sempre il misgendering, però una cosa è la completa assenza di sensibilità sulla tematica e un’altra è sbagliare e sapersi correggere se qualcuno ci fa notare l’errore. È il clima che deve cambiare, sono le pratiche che devono essere aggiornate. E’ bene che sulla carta lз studentз possano usufruire di certi provvedimenti, ma poi bisogna andare a vedere a che livello di uguaglianza il diritto allo studio viene assicurato.”
Altro aspetto da  non sottovalutare del regolamento alias, suggerisce Rinaldi, è che è libero da una delle principali criticità che invece sono previste nella rettifica dei documenti, ovvero non è necessario specificare un genere ma basta modificare il nome, mentre un ordinamento giuridico come il nostro -basato su marcatori di genere- non tiene conto delle soggettività trans non binarie.Anche in questo caso, prima di salutarci, chiediamo al Dott. Rinaldi di lasciarci con un messaggio, un auspicio per il futuro in merito al Progetto Universitrans e al suo andamento. Riportiamo di seguito le sue parole: “Dal progetto sicuramente mi aspetto che ci sia l’espansione e diffusione dello strumento alias basato sul principio di autodeterminazione e che questo serva a creare abbastanza falle nel sistema da arrivare a spingere sul cambiamento della legge 164. E’ chiaro che dal mio punto di vista, se non cambia l’impostazione giuridica rispetto alla presenza binaria di marcatori di genere, certi problemi che riguardano il diritto all’autodeterminazione si continueranno a presentare, ad esempio nel caso di persone interesex cui viene forzosamente assegnato un genere o di coloro che non si riconoscono nel binarismo di genere. Tutta una serie di “sofferenze” relative al genere percepito, sono legate a stereotipi su cosa vuol dire essere e performare un’identità maschile o femminile, quindi fino a quando non si decostruisce anche giuridicamente questo concetto è difficile arrivare alla totale e piena autodeterminazione; però il mio personale lavoro va in quella direzione. Questo è il mio augurio”.  
Ringraziamo il Dott. Rinaldi, insieme al team di lavoro del Progetto Universitrans, per il suo impegno e interesse nel contribuire alla costruzione di una società attenta e sensibile alle esigenze di tutte le soggettività, in particolare le soggettività trans, attraverso la regolamentazione di buone pratiche che decostruiscono i concetti limitanti legati al binarismo di genere. Lavoro perfettamente in linea con la mission della nostra Sezione Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze.  

 

 

 

 
 

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