A cura di Claudia Cantice
Nella giornata di domenica 25
settembre 2022 in tutto il territorio nazionale si sono tenute le elezioni per
eleggere i parlamentari alla Camera e al Senato.
Per quanto riguarda l'organizzazione
dei seggi elettorali la legge prevede la suddivisione di genere maschile e
femminile nei registri, elenchi e file di persone alla votazione. In merito a
ciò, le organizzazioni italiane che si occupano del riconoscimento dei diritti
delle persone transgender hanno promosso una campagna nazionale di
sensibilizzazione dal titolo "Io Sono, Io Voto" (diffusa in particolar
modo sui social da diversз attivistз) attraverso la quale si voleva portare
alla luce quanto tale suddivisione fosse obsoleta e poco rispettosa della
privacy delle persone transgender, costringendole a fare coming out. Questo
perchè una persona transgender, la cui identità di genere non è conforme al
sesso biologico, il più delle volte non si riconosce nel nome assegnato alla
nascita (chiamato anche dead name), essendo il nome, soprattutto in Italia,
strettamente connesso alla propria appartenenza ad un genere piuttosto che ad
un altro. Di conseguenza, la persona decide di sceglierne un altro; ma essendo
il dead name presente in tutti i documenti ufficiali e intercorrendo un ampio
lasso di tempo tra l'avvio della transizione (e quindi dell'assunzione della
terapia ormonale sostitutiva che modifica il proprio aspetto avvicinandolo
quanto più possibile a ciò che la persona sente di essere) e la rettifica dei
documenti, è molto probabile che nel frattempo se a livello estetico si ottengano
sempre più cambiamenti evidenti, a livello burocratico la situazione sia ferma.
Per cui la persona in questione è costretta, ogni qual volta si trova a dover
svolgere pratiche burocratiche e affini, a fare coming out e cioè affermare di
essere una persona transgender, andando potenzialmente incontro a una serie di
reazioni e comportamenti discriminatori, considerando il profondo stigma che
ruota attorno a queste tematiche.
In questo caso specifico, la campagna "Io Sono, Io Voto" è
stata promossa, in vista delle elezioni con l'obiettivo di ottenere seggi
elettorali accessibili, inclusivi e rispettosi per le identità Transgender,
invitando tuttз cittadinз recantisi al voto a richiedere di mettere a verbale
una dichiarazione in merito (riportata proprio nel sito della campagna), da
inserire tra i reclami riguardo le modalità di voto.
Io, che sono molto attenta a tali
tematiche e soprattutto mi preme fare la mia parte nel lavoro di informazione,
sensibilizzazione e scardinamento di pregiudizi in questione, ho aderito a tale
campagna; per cui, una volta recatami presso il mio seggio elettorale di
riferimento, ho chiesto alle scrutatrici presenti se fosse possibile mettere a
verbale tale dichiarazione (che avevo precedentemente stampato e firmato).
Le
reazioni sono state diverse: c'è chi mi ha chiesto di spiegare meglio in cosa
consistesse tale dichiarazione, chi ha avvalorato l'importanza della divisione
per genere “per evitare di creare caos nei seggi”, chi ha sminuito l'importanza
di tale richiesta non capendone bene l'origine, affermando che “se le persone
trans si fossero presentate a votare dicendo di essere persone trans, non sarebbero
mica state discriminate”.
Oltre
a spiegare l’origine di tale dichiarazione, invitando a visitare il sito della
campagna "Io Sono, Io Voto" per far comprendere come questa iniziativa
fosse strutturata e dotata di senso e non derivante da una mia pura volontà
personale, ne ho approfittato per provare ad approfondire il discorso e fare
opera di informazione e sensibilizzazione. Mi sono dunque presentata come
alleata di persone transgender e quindi vicina a tale causa in veste di
portavoce delle loro voci che, purtroppo, sono spesso silenziate nel tentativo
di esporsi, oppure non si danno neanche la possibilità di esporsi per la paura
delle conseguenze. A tal proposito, ho posto l'accento sulla problematica che
fuoriesce nel caso specifico delle elezioni in quanto le persone transgender,
proprio per evitare di trovarsi costrette a fare coming out all'interno dei
seggi, rinunciano a recarsi alle votazioni; per cui il profondo stigma e la
discriminazione di cui sono vittime finisce con l'inficiare un ulteriore loro
diritto, quello del voto.
Devo ammettere che anche il solo
fatto che le scrutatrici mi abbiano dato la possibilità di approfondire la
questione, nonostante lo scetticismo, permettendomi poi di inserire
effettivamente la mia dichiarazione nel verbale, mi ha piacevolmente colpito. E
in più, c'è stato un brevissimo intervento di una donna che mi ha stupito in
positivo: mentre stavo esponendo la questione una delle scrutatrici mi ha detto
che quello non era il posto giusto per parlare di "queste cose" e
prima ancora che io potessi rispondere, una donna (che probabilmente si era
soffermata ad ascoltare) è intervenuta rivolgendosi a lei ed esprimendo il suo
dissenso verso questa affermazione e la sua vicinanza alla mia posizione, aggiungendo
che ciò che stavo facendo era importante perché rappresentava un messaggio che
era giusto si diffondesse e da cui sperava che altre persone prendessero
esempio per portare un cambiamento.
E' stato questo, per me, espressione lampante di un'apertura che sta
interessando le generazioni precedenti (coloro che fanno più fatica ad
accettare nuove narrazioni in merito alle tematiche Lgbt+) e anche di una certa
fiducia verso ciò che noi giovani possiamo fare per contribuire ad un
cambiamento al passo coi tempi odierni, in un'ottica inclusiva.
Ne risulta dunque che la mia
esperienza riguardo questa questione possa definirsi positiva; ma non è stato
così per tuttз. Infatti, un'avvocata (che lavora in particol modo fornendo il
suo supporto legale alle persone transgender), Cathy La Torre (conosciuta su
instagram come “Avvocathy”) ha denunciato sulla sua pagina social l'increscioso
episodio accadutole nel seggio elettorale della sua città in cui lo scrutatore
al quale aveva fatto presente la dichiarazione ha chiamato le forze dell'Ordine
e ha, per di più, rivolto ingiurie nei suoi confronti. A dimostrazione, questa,
non solo di totale chiusura e non curanza dell'istanza portata avanti, ma
proprio di mancato rispetto verso l'Altro.
Queste due esperienze, così diverse
tra loro, sono fondamentalmente lo specchio delle posizioni diffuse nella
nostra società nei confronti delle tematiche Lgbt+ (che soprattutto negli
ultimi tempi sono diventate di dibattito comune) in riferimento alle quali c'è
da un lato, un accenno di apertura, comprensione ed inclusione, e dall'altro
ancora tanto pregiudizio su cui lavorare costantemente.
In questo senso, è proprio grazie a campagne come quella di "Io Sono,
Io Voto" e, più in generale, grazie ad azioni, mobilitazioni, interventi,
che siano piccoli o grandi e realizzati nei contesti più disparati, da quelli
quotidiani a quelli più istituzionali, che si gettano i semi per cambiamenti
via via sempre più grandi e strutturati. Ed in questo senso ogni contributo
compiuto da ciascunǝ di noi, sia in quanto singolǝ cittadinǝ che come comunità,
è un passo essenziale.