A cura di Daniela Scafaro
Il benessere
psicofisico degli studenti e delle studentesse dipende anche dal clima
relazionale che s’instaura nei loro contesti formativi, di apprendimento e di
socializzazione, dalle atmosfere emotive che caratterizzano le dinamiche del
gruppo e più in generale dell’organizzazione cui appartengono (Cappotto, Amodeo
& Valerio, 2013).
Ogni specifico contesto sociale
definisce ciò che può essere incluso e ciò che deve essere escluso, ciò che può
stare dentro e ciò che deve necessariamente stare fuori. Siamo noi che, imponendo alla
realtà una visione normalizzante (cristallizzandola in una serie di classificazioni
e categorizzazioni che tendono ad appiattire le differenze rendendole, di
fatto, invisibili), costruiamo storie sbagliate ovvero storie di
emarginazione e violenza.
È chiaro che vivere in una
società che ci dice che una persona omosessuale è sbagliata (omofobia
istituzionalizzata), che riconosce nello straniero un nemico da cui difendersi,
e così via, farà sì che il sistema di significati che ciascuno di noi
interiorizza attraverso i processi di socializzazione ed identificazione
risulti fortemente condizionato da questi pregiudizi.
Naturalmente anche l’Università,
in quanto Istituzione che non si colloca in un vuoto culturale, risente di
questi processi di categorizzazione, li fa propri (in maniera inconsapevole).
Tuttavia, in quanto luogo di cultura e formazione, l’Università non può
esimersi dall’affrontare il tema della discriminazione e delle differenze
identitarie: è importante garantire che il contesto universitario rappresenti
un ambiente “sicuro” per tutti gli studenti indipendentemente dal genere,
dall’orientamento sessuale, dalla classe sociale, dall’etnia, dalla (dis)
abilità etc.
Interrogarsi sul clima che tutte
le minoranze vivono all’interno delle istituzioni del settore dell’istruzione
(e quindi anche nel contesto universitario), dovrebbe essere quindi una
priorità.
Non a caso sono sempre di più nel
mondo le istituzioni formative di alto grado che hanno deciso di intraprendere
valutazioni del clima che si respira nelle proprie aule intervistando
personale, studenti e docenti.
Il Progetto Xenia – HE
Inclusiveness Index che prevede proprio un’esplorazione del livello di
inclusione nei contesti universitari, ha l’obiettivo di conoscerli meglio in
modo da elaborare strategie che possano risultare efficaci per le specifiche
realtà.
La
Sezione Anti-discriminazione e cultura delle Differenze del Centro di Ateneo SInAPSi
– Università degli Studi di Napoli Federico II - propone proprio una serie
azioni volte a prevenire e contrastare le diverse forme di discriminazione (in
particolare quelle connesse al genere e all’orientamento sessuale) e a
riconfigurare l’ambiente universitario come spazio di socializzazione sano ed
inclusivo di tutte le differenze.
Un
clima non inclusivo (sessista, omofobo, xenofobo etc.) è infatti un clima di
paura e terrore che pone tutti gli studenti ad aumentato rischio di disagio
psicologico; al contrario, la creazione di un clima favorevole in cui gli
studenti possano sentirsi psicologicamente bene, supportati e rispettati, si
ripercuote positivamente sull’intero contesto accademico. Un
ambiente in cui gli studenti non sono “liberi” di mostrare apertamente la
propria identità di genere e orientamento sessuale è un ambiente nel quale, con
ogni probabilità, sarà difficile per chiunque (studenti e non) allontanarsi
dalle rigide, stereotipate e spesso strette nozioni di eterosessualità (e di
normalità più in generale) senza rischiare di essere vittime di ghettizzazione.
Migliorare il clima universitario è quindi di beneficio per tutta la comunità
accademica, al contrario, ignorare l’omofobia impoverisce la qualità della vita
di tutti coloro che lavorano, studiano e transitano nell’università (Ellis,
2009).
La
letteratura (Abrahamowicz, 1998) mette in luce come uno dei fattori protettivi
più forti per le minoranze sessuali sia la partecipazione ad attività
universitarie che prevedano l’integrazione individuo-gruppo; ciò consente di
confermare la propria identità e di ricevere supporto e protezione che, a loro
volta, rappresentano un fattore protettivo dalla stigmatizzazione.
Proprio
per questo, la Sezione Anti-Discriminazione promuove, accanto ad attività più
specificamente rivolte al singolo, interventi che mirano ad incrementare la
conoscenza di temi e termini connessi alle minoranze sessuali in modo da
migliorare il livello di inclusione del contesto.
Oltre
alla Consulenza Psicologica rivolta all’individuo e alle famiglie - fondamentale
strumento della Sezione per il contrasto dell’omo-bi-transfobia, interiorizzata
ed esteriorizzata - il cui obiettivo è
offrire uno spazio privato in cui trovare ascolto, “dar voce” al proprio mondo
interno ed alleviare la sofferenza che spesso scaturisce dal sen-tirsi
“diversi” e per questo soli, vengono ad esempio promossi, in tutti gli anni di
corso di ciascun Corso di Studio dell’Ateneo, incontri di alfabetizzazione
del costrutto dell’Identità sessuale per favorire l’utilizzo di un
linguaggio che possa essere rispettoso di tutte le identità.
Gli
studenti sono poi invitati a prendere parte a workshop tematici (cicli
di tre incontri con cadenza settimanale) dove, attraverso il dispositivo del
gruppo, vengono esplorati con maggiore profondità stereotipi e pregiudizi
connessi al tema dell’Identità sessuale, forniti i principali riferimenti
relativi alla prevenzione e al contrasto delle discriminazioni legate alle
differenze (violenza di genere, omofobia e transfobia, disabilità ecc.) e vengono,
altresì, individuate le risorse e le abilità dello studente favorendo
l’applicazione dei concetti ivi appresi sia all’interno del proprio contesto di
studi che in un futuro contesto lavorativo.
Da
diversi anni, inoltre, la Sezione Anti-Discriminazione porta avanti il Progetto
“Antenne Satelliti all’Università”, un percorso di formazione rivolto a rappresentanti
e membri di Associazioni studentesche riconosciute dell’Ateneo, con l’obiettivo
di fare rete. In queste figure, si riconosce infatti, un possibile riferimento
per gli altri studenti e, pertanto, viene loro proposta una formazione volta
all’acquisizione degli strumenti necessari ad intercettare e riconoscere
situazioni di discriminazione e/o violenza e di strategie per arginare e
contrastare tali fenomeni.
Durante la formazione, di natura
teorico-esperienziale, i partecipanti possono esplorare i propri stereotipi di
genere e pregiudizi, conoscenze/credenze sulla salute sessuale e condividere le
proprie osservazioni e riflessioni sul clima universitario al fine di aumentare
il benessere e i processi di inclusione.
Come
messo in evidenza, il benessere dell'intero sistema accademico dipende dalle
azioni, dai comportamenti e dagli atteggiamenti di tutti, pertanto, in
collaborazione con alcune agenzie accademiche (CUG e CSI), la Sezione
Anti-discriminazione ha anche promosso un corso di formazione FAD, articolato
in diversi moduli tematici (dagli stereotipi, identità sessuale, omofobia e
buone pratiche per contrastare le discriminazioni), specificamente dedicato ai
funzionari accademici.
Riferimenti
Abrahamowicz,
D. (1988). College involvement, perceptions and satisfaction: A study of membership
in student organizations. Journal of College Student Development, 29
(3), 233-238.
Cappotto C., Amodeo A., Valerio P., “Bullismo omofobico e stigma di
genere: aspetti teorici e riflessioni a margine di un intervento formativo in
un contesto universitario”, In Valerio P., Striano M., Oliverio S. (a cura
di), Nessuno Escluso. Formazione, inclusione sociale e cittadinanza attiva, pp.
255-273, Liguori Editore, Napoli, 2013.
Ellis S.J. (2009), Diversity and inclusivity at university: a
survey of the experiences of lesbian, gay, bisexual and trans (LGBT) students
in the UK, Higher Education 57 (6), pp. 723-739.