A cura di Alessia Cuccurullo
Il prossimo 24 giugno la città di Napoli ha ospitato il Mediterranean
Pride of Naples. Si tratta di una manifestazione nella quale la comunità LGBT
(Lesbica, Gay, Bisessuale e Trans), affiancata da tutta la cittadinanza, manifesta invadendo le strade cittadine per chiedere uguali diritti.
Nel nostro approfondimento sull'evento più colorato di giugno, abbiamo
chiesto ad Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli Antinoo, di farci
conoscere meglio l'evento "Pride".
Nonostante i tanti impegni dovuti proprio all'organizzazione
dell'iniziativa, Antonello ha trovato uno spazio per la nostra intervista:
Sabato 24 giugno c'è stato il
Mediterranenan Pride of Naples. Ci racconteresti questo evento?
Si, il Pride of Naples, realizzato sabato 24/06 è stato quest'anno anche il pride regionale, inserito all'interno dell'onda pride nazionale. Si tratta di un sistema
nazionale, che mette in rete tutti i pride fatti nelle varie città italiane.
L'onda pride è nata nel 2005, proprio su idea del nostro comitato di
arcigay di Napoli; grazie a questa rete costruita nel tempo siamo passati dai
4-5 pride del 2013 (Milano, Napoli, Catania, Sardegna e Bologna) ai 25 pride
che tutta Italia ospita nel mese di giugno.
Il Mediterranean Pride of Naples è attualmente alla sua quarta
edizione, nella quale il cuore del pride di Napoli è il Mediterraneo. In tal
senso, Napoli è la porta d'accesso al Mediterraneo, una città aperta per quanto
riguarda i diritti civili della comunità LGBT
e non solo. Napoli diventa così il cuore del Mediterraneo.
Ci è sembrato di capire che ogni
Gay Pride ha uno specifico tema. Qual è stato il tema di quest'anno e come mai è
stato scelto?
In effetti, il Mediterranean pride ha sempre avuto un tema focale sul
quale posizionare la propria attenzione. Due anni fa ad esempio è stato
"diritti e scuola", mentre lo scorso anno a bagnoli ci siamo focalizzati su
"diritti e territori", ovvero l'unione dei diritti civili e delle istanze LGBT
con la voglia di riscatto di un territorio da sempre martoriato dalla politica
locale.
Quest'anno invece si è scelto di affrontare il tema del corpo,
dell'autodeterminazione del corpo e di tutte le sfaccettature che esso ha in
quanto elemento rivoluzionario. Consideriamo il corpo l'elemento primo della
rivoluzione, dal quale possiamo partire per discutere di una serie di
argomenti, come per esempio la gestazione per altri o la prostituzione, o
ancora tutto ciò che ha a che fare con l'identità di genere.
In effetti, tutti i percorsi di autodeterminazione passano attraverso
il corpo, ed è per questo che è stato scelto come centrale in questa edizione
del gay pride.
C'è da aggiungere poi un altro aspetto che, dal 2014, è proprio del
pride napoletano: il mediterraneo. Quest'anno si è deciso di accentuare ancora
di più questo focus, anche attraverso alcune azioni simboliche. Una di queste
azioni è l'utilizzo di un nuovo logo per l'evento: non più il Vesuvio stilizzato e rainbow, ma la statua del Nilo che
per noi raffigura proprio il corpo di Napoli. Si tratta di una statua che fu
donata dagli egiziani alla città come patto di solidarietà, per dimostrare ai
napoletani che gli alessandrini erano entusiasti dell'accoglienza Napoli aveva
saputo riservare loro. Quella statua è ancora lì, nel cuore di Napoli, e ne rappresenta
oggi il corpo. È una statua simbolo dell'integrazione e dell'apertura della
città di Napoli verso i popoli del Mediterraneo.
In stretta connessione con ciò, altro simbolo di questo pride
napoletano è stata la partenza da piazza Municipio.
Si tratta di una delle piazze
principali della città. È anche la piazza del porto dal quale partivano, con il
cuore distrutto, le navi dei napoletani che emigravano verso Stati Uniti,
Australia, e tutte quelle mete considerate più ricche e fortunate della nostra
terra. Quello stesso porto oggi diventa il simbolo dell'immigrazione: qualche
giorno fa è arrivata in città la nave con oltre millecinquecento immigrati, che
Napoli ha saputo accogliere con uno striscione bellissimo: "welcome in Naples".
Il porto: luogo della partenza e luogo dell'approdo.
Non soltanto piazza del porto, ma anche piazza del municipio, del
Palazzo di Città: luogo simbolo perché tiene in sé anche il percorso delle
unioni civili. Il comune di Napoli ha
voluto da sempre sostenere le istanze della comunità LGBT sul matrimonio
egualitario e sulle unioni civili, e dunque il Palazzo di Città rappresenta il
simbolo dell'unione tra due persone, un'unione laica davanti alla Comunità,
davanti allo Stato.
Un evento di Napoli e dei napoletani,
fortemente radicato nel cuore della città e che coinvolge tutti i cittadini.
Come pensi che la città di Napoli ha vissuto, quindi, questo evento?
La città di Napoli, così come tutte le altre città, ha risposto con
un entusiasmo eccezionale, come ogni anno. Il pride è una delle poche
manifestazioni che, ancora oggi, riesce a portare in piazza decine di migliaia
di persone. L'entusiasmo del pride non è semplicemente la rivendicazione di
alcuni diritti oppure istanze. Questo entusiasmo è dettato invece dalla voglia
di cambiare la società, il mondo e di non accontentarsi di un pezzo di
cambiamento.
È la voglia di rivoluzionare le vite a partire dalla propria vita.
A
proposito di rivoluzioni, che significato ha il Pride per la comunità LGBT oggi?
Ci sono differenze con le iniziative nate dai moti di Stonewall?
Il pride, oggi come allora, rappresenta
per la comunità LGBT quello che ha sempre rappresentato: il giorno dell'orgoglio
e della visibilità. È un giorno in cui i cittadini LGBT possono dire: "mi guardo
intorno e per una volta mi sento maggioranza nella mia città".
Rappresenta non solo l'orgoglio della comunità di persone
Lesbiche Gay Bisessuali e Transessuali, ma anche quello di tutti i cittadini e di
tutte le cittadine che scendono in piazza per rivendicare un pizzico della propria
libertà, perché l'estensione dei diritti non è mai l'estensione del diritto a
un singolo cittadino o a una singola comunità; l'estensione del diritto è per
tutti e per tutte.
Per questo probabilmente oggi scendono in
piazza durante il pride per la maggioranza eterosessuali, perché è una giornata
di grande partecipazione popolare, dove ognuno sente di partecipare con tutto
se stesso per rivendicare la voglia di una comunità nuova, destrutturata dal
maschilismo, dalle imposizioni, dal potere, dal sessismo, da tutto ciò che in
qualche modo ci tiene ingabbiati.
Credo quindi che oggi il pride sia
quello di Stonewall, esattamente lo stesso, anche nei colori e nella voglia di
rivendicare tutto ciò, e sarà sempre così. Il pride sarà sempre la giornata
dell'orgoglio, della visibilità della comunità LGBT e della cittadinanza tutta,
che ha voglia di destrutturare e di abbattere una serie di muri.
A tal proposito, secondo te per
quale motivo gli studenti universitari che leggono la nostra newsletter
dovrebbero partecipare ad eventi come questo?
Gli studenti e le studentesse dovrebbero sempre partecipare al pride e alle manifestazioni connesse perché è
esattamente il momento in cui in città si può dire di essere un pezzo di
cittadinanza che vuole cambiare il mondo. Di essere quel pezzo di classe
dirigente che avrà la lucidità, la lungimiranza e la consapevolezza di cambiare
il mondo con l'estensione dei diritti e della felicità per tutti e per tutte.
È fondamentale la partecipazione delle studentesse e degli studenti a
un pride; sono loro una delle anime più belle, importanti e vere di questa
manifestazione.