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I segreti di Brokeback Mountain

Immagine tratta dal film "I segreti di Brokeback Mountain" che raffigura uno dei due protagonisti che passeggia tra l'erba


A cura di Armando Brianese.

Entrare nel mondo LGBTQ+ con il giusto approccio non è compito semplice. Ma con Brokeback Mountain (USA 2005) il noto regista Ang Lee – vincitore del Leone d’oro alla 62esima Mostra del Cinema di Venezia – ci è riuscito benissimo. La trama, “incalzante” e per palati fini, racconta di due cowboy (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal) assunti come pastori dal rancher Joe Aguirre (Randy Quaid) nel Wyoming anni ’60. La loro è una relazione vissuta “dietro le quinte”, vissuta a toni bassi a causa del contesto sociale in cui sono collocati. I due protagonisti sono, infatti, costretti ad un’eterosessualità “apparente”, con moglie e figli a carico. Ma proprio nel momento in cui tutto sembra perso, la loro omosessualità – quasi in un confronto-scontro proverbiale – viene vissuta in maniera libera e con forte “ardore” tra i boschi ed i pascoli di Brokeback, per poi scivolare di nuovo, a fasi alterne, nella vita da uomini etero “di facciata”.
Due cuori ed una capanna, nella natura selvaggia, con fagioli in scatola ordinari, ubriacature di whiskey, scatti d’ira e “schermaglie” d’amore che coinvolgono lo spettatore in un vortice di emozioni. L’apparenza è difficile, però, da digerire, mentre la sostanza è dolce ma non ha prospettive. “I segreti di Brokeback Mountain” ha nei suoi interpreti un valore aggiunto: il rinunciatario ma mai domo Gyllenhaal, il rozzo ma fragile Ledger, abili autori di una recitazione molto empatica ed equilibrata, con battute a denti stretti e lacrime vissute tentando di non badare troppo all’emotività.  Da annoverare, inoltre, l’ammirabile “scrupolosità” di Ang Lee, con una camera mobilissima che riesce a seguire i cowboy, fino a gettare l’obiettivo in una natura dai tratti spettacolari. Ma in tale contesto, vanno inserite anche delle debolezze. In prima istanza, non ha ancora trovato soluzione la concezione della relazione di coppia omosessuale se non quale conseguenza di una relazione d’amore “nascosta” dall’amicizia tra i due.
L’epilogo violento sembra, infine, indispensabile: non si immagina, infatti, diversa chiusura. Rimane comunque un sentimento d’amore purissimo ma, in relazione alla cartolina di chiusura, quella che Jack spedisce ad Ennis per programmare i propri appuntamenti. Ciò che emerge sullo sfondo è la difficoltà nell’accettazione dell’omosessualità da parte della società, a denti stretti, in base ai dettami di un contesto sociale omofobo ed eteronormativo. Lee si conferma, altresì, registra dalle grandi potenzialità, ma non autore nel senso tradizionale del termine, ovvero detentore di una poetica e di uno stile. Ne emerge un profilo di grande professionista che non riesce, però, a garantirsi/ci una continuità poetico-formale, ma ciò non va comunque ad inficiare la godibilità di un titolo che è un vero e proprio “must” del genere.

 

 

 

 
 

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