A cura di Annalisa Mottola e Filomena Valeria Verdoliva
Nel Marzo del 2007 Fioroni ha emesso una
direttiva specifica proprio per contrastare il cyberbullismo, andando
così a disciplinare l'utilizzo delle risorse informatiche e tecnologiche
in generale, all'interno degli istituti scolastici. La direttiva
ribattezzata "Direttiva sul
cyberbullismo" è la dimostrazione di come il web e i mezzi di
comunicazione a distanza, siano considerati strumenti essenziali dai
giovanissimi nella vita di tutti giorni: essenziali per lo studio, per la
comunicazione, per il gioco, ma essenziali anche per porre in essere violenze
fisiche o psicologiche. Innanzitutto, la direttiva dispone che
sia trattato con estrema severità l'uso dei telefonini da parte di
studenti (ma anche insegnanti) durante l'orario di lezione: è stato di fatto
dimostrato come il videofonino in particolare, sia strumento di enorme
distrazione da parte degli alunni e costituisca quasi uno sprono a porre in
essere atti eclatanti, mancando di rispetto agli insegnanti o facendo
prepotenze ai propri compagni. Secondo la direttiva, in caso di violazione di
questa regola, le conseguenze devono essere irremovibili: sanzioni disciplinari
sino ad arrivare anche ad un allontanamento dalla scuola stessa.
Secondariamente la direttiva propone la redazione di un regolamento
interno alla scuola per disciplinare l'utilizzo delle risorse informatiche: ad
esempio, i pc messi a disposizione dei minori non dovrebbero essere
liberamente accessibili per connettersi, ma la connessione dovrebbe comunque
essere subordinata all'utilizzo di credenziali di autenticazione: né più, né
meno della regola prevista in caso di prestito dalla biblioteca scolastica, per
cui per prendere un libro occorre preventivamente identificarsi ed assumersi
una "responsabilità" di buon uso di quel testo. Già con l'utilizzo delle
credenziali di autenticazione si ridurrebbe certamente quel concetto di
spersonalizzazione che spinge molti minori ad utilizzare la rete scolastica
per inserire via web riprese di atti vandalici, scaricare musica in violazione
della legge a tutela del diritto d'autore, e magari divenire pure vittime di
atti di pedopornografia: anche quest'ultimo aspetto poco "raccontato" dai media
ma molto diffuso è sottovalutato, difatti molti minori subiscono il fascino
della rete confidando nella "marcia in più" che ritengono possano avere gli
adulti che navigano, instaurando spesso rapporti malati con soggetti che
attraverso la rete reclutano minori per scopi tutt'altro che leciti. Tutti
questi aspetti non solo incontrerebbero un deterrente nell'obbligo di
autenticarsi alla rete da parte del minore, ma certamente consentirebbero a chi
mette a disposizione le risorse informatiche, di monitorare eventuali
illegalità perpetrate da o su minori in rete. Di sicuro, però, non sarà una
soluzione proibire il ricorso alla rete o fare terrorismo psicologico sui
minori; infatti, come dice la stessa Chatherine Blaya, responsabile dell'Osservatorio europeo della violenza a
scuola in Francia, bloccando e limitando l'uso di Internet, con proibizioni
e divieti, si ottiene solo l'effetto contrario: "non si riducono gli
episodi di persecuzione, né le ore davanti al pc o allo smartphone". Più utile,
invece, è insegnare ai ragazzi (sia a scuola che a casa) le potenzialità e
i rischi insiti nei diversi dispositivi ed aiutarli a crescere e maturare nel
mondo digitale. Solo così potranno eventualmente difendersi. Non solo:
aumentando la loro consapevolezza aumenterà anche il numero dei ragazzi che chiede
aiuto. Dunque, diventa sempre più evidente e necessario per tutte le agenzie di
socializzazione e, in modo particolare per la scuola, promuovere la cultura
della Media Education che può essere
realizzata sia utilizzando i nuovi strumenti multimediali all'interno della
didattica, che riflettendo su di essi, oppure, ovviamente, entrambe le cose.