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La tutela legale dell'omosessualità nella lotta all'omofobia: l'Italia a confronto con i Paesi europei.

A cura di Alessia Cuccurullo.

l'immagine è caratterizzata da una mano aperta e dalla scritta stop omofobia

Quando si legge un articolo sull'omosessualità, l'occhio è oramai abituato a cercare lo scandalo, la notizia che stupisce e che sconvolge, quella che dà fastidio e ci permette così di criticare. Se l'articolo, poi, parla di legge ed omosessualità, l'attenzione aumenta, le critiche raddoppiano, e ci si ritrova combattuti tra il giustificare una legge che va contro l'unione di persone dello stesso sesso e la sorpresa nel costatare che quel paese, che credevamo tanto "moderno", ha, invece, una legislazione così limitante della libertà umana. Quando si accosta la parola "legge" al concetto di "omosessualità", dunque, è facile aspettarsi di leggere casi di ulteriori discriminazioni.
Per fortuna, però, ci sono molti Paesi che ci danno la possibilità di andare un po' contro corrente, e ci permettono di stupirci, si, ma in positivo. Vale la pena, per districarsi in tale argomento, di partire un po' più da lontano: la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, del 1948, si esprime in maniera esplicita contro ogni forma di discriminazione. In particolare,
nell'articolo 7, si dichiara: <<Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione>>. L'importanza di tali dichiarazioni, sembra, però, trovare un primo limite proprio nella loro estensione: maggiore adesione ci sarà ad esse, e maggiori differenze si troveranno nella loro applicazione pratica e nel loro rispetto; differenti, ancora, saranno le sanzioni al mancato rispetto di queste leggi universali. Inoltre, non sarà difficile notare che tali dichiarazioni, al pari di quelle contenute in molti altri trattati internazionali, mancano di un riferimento chiaro all'orientamento sessuale o, ancor più precisamente, all'omosessualità.
In questo ambito, poi, ciascun Paese ha seguito il suo iter legale, per raggiungere un grado più o meno alto di non discriminazione. Appare dunque utile, oltre che interessante, indagare, Paese per Paese, i passi in avanti fatti per la tutela della diversità, al fine di analizzare i punti di arrivo, e il percorso che ancora va tracciato.
A partire dal 1984, il Parlamento Europeo è più volte intervenuto per chiedere agli Stati membri di mettere in atto leggi antidiscriminatorie nei più disparati ambiti, ivi compreso quello riguardante l'orientamento sessuale; nello specifico, diverse risoluzioni si sono succedute nel corso degli anni, fino ad arrivare a quella del settembre 2000, approvata da una maggioranza del 77% che sottolineava l'importanza e la necessità, per tutti gli Stati membri, di introdurre una completa legislazione antidiscriminatoria, che comprendeva il riconoscimento della parità di diritti per le coppie omosessuali e l'inclusione di un divieto esplicito di discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. Come si noterà dalla disamina che viene ora introdotta, la proposta di tali norme avrebbe dovuto permettere all'Italia di mettersi al passo con le legislazioni antidiscriminatorie già vigenti da anni in molti paesi democratici in misura
più o meno ampia. Esamineremo, pertanto, la posizione dei Paesi europei nei confronti di propri cittadini omosessuali, per poi affrontare una riflessione sul ruolo e sulla posizione italiana a riguardo. Uno sguardo ai nostri "vicini" europei, ci dice che:
 - In Austria, a partire dal 2004 è stata adottata la Legge sul trattamento equo che interviene contro le discriminazioni sul luogo di lavoro legate all'appartenenza etnica, all'età, la religione, il sesso della persona o al suo orientamento sessuale.
 - In Belgio il governo federale ha adottato all'inizio del 2003 una legislazione destinata ad attuare le direttive sull'uguaglianza razziale e sulla parità di trattamento in materia di occupazione.
 - A Cipro, a partire dal 2004 la legislazione prevede la non discriminazione per razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, l'età e l'orientamento sessuale.
 - In Danimarca esiste una legge antidiscriminatoria generale emendata nel 1987, che prevede la non discriminazione per "orientamento sessuale". È prevista, inoltre, nel codice penale, la punizione per l'incitamento all'odio anche nei confronti degli omosessuali. 
 - In Finlandia, il codice penale vieta (e punisce) ogni forma di discriminazione nei settori dell'occupazione e dell'accesso al lavoro, con esplicito riferimento all'orientamento sessuale.
 - In Francia, nel 2004 il consiglio dei Ministri francese ha approvato una proposta di legge contro l'omofobia. Chi insulta gay e lesbiche rischia un anno di carcere e fino a 45.000 euro di
multa. Inoltre, il Senato francese ha approvato in via definitiva la legge con la quale viene istituita anche «l'Alta autorità per la lotta contro la discriminazione e per l'uguaglianza» (Halde).

 - In Germania, non esiste a livello federale una legge antidiscriminatoria dell'omosessualità. Tuttavia, alcuni Länder (quali Berlino, Brandeburgo e Turingia), prevedono il divieto di discriminazione per "identità sessuale. In più, la Sassonia si è dotata il 22 dicembre 1997 di una Legge per la riduzione della discriminazione contro lesbiche e omosessuali" .
 - In Grecia, a partire dal 2005, ci si è dotati di una legge sull'applicazione del principio della parità di trattamento indipendentemente da razza o origine etnica, convinzioni personali o religiose, disabilità, età o orientamento sessuale.
 - In Irlanda, le norme vietano la discriminazione diretta ed indiretta, nei settori pubblico e privato, per quanto concerne l'occupazione e orientamento e formazione professionale. 
 - In Islanda, il codice penale prevede, dal 1996, pene per la discriminazione per l'orientamento sessuale. 
 - In Lussemburgo, il codice penale vieta la discriminazione diretta per quanto riguarda assunzione, avanzamento di carriera e licenziamento anche per orientamento sessuale e costumi. È prevista, inoltre, la possibilità per i gruppi portatori di interessi legittimi di intervenire in giudizio.
 - In Norvegia, la legislazione antidiscriminatoria esiste dal 1981: è stato il primo paese al mondo ad includere gli omosessuali nella sua legislazione con un articolo del codice penale che rende perseguibile penalmente colui che "in attività economiche o similari" rifiuta beni o servizi ad una persona per la sua "disposizione, stile di vita o tendenza all'omosessualità". La pena è una multa o il carcere fino a sei mesi. Un altro emendamento del 1991, poi, stabilisce che è illegale incitare all'odio o perseguitare una persona per la sua "disposizione, stile di 
vita o tendenza all'omosessualità". La pena in tal caso è una multa o il carcere fino a due anni. La legge è stata applicata una sola volta per  perseguire un ministro di culto che aveva pubblicamente offeso gli omosessuali, ma il suo valore simbolico, indiscutibilmente ha portato una ventata di tolleranza nel Paese. Infatti, un'indagine condotta tra la popolazione, nel 1968, mostrò che il 76% degli intervistati fosse d'accordo nel sostenere che gli omosessuali dovessero contrastare la loro tendenza; già nel 1983 solo il 33% della popolazione era assestato su questa posizione, mentre nel 1989 il dato si assestava al 25%. In un emendamento all'Atto sull'Ambiente del Lavoro, è stato inserito, nel 2004, un nuovo capitolo che riguarda la parità di trattamento sul posto di lavoro e il divieto a ogni tipo di differenza che si basi su orientamenti di natura sessuale. Inoltre, negli ultimi anni, il governo ha intrapreso numerosi azioni (stanziando anche molti fondi) mirate a modificare i modi di pensare e a creare condizioni di vita migliori per gli omosessuali e le lesbiche che vivono nella società norvegese, favorendo la loro accettazione.

 - In Olanda non esiste una legge antidiscriminatoria per gli omosessuali. Tuttavia, l'articolo 137c del codice penale, aggiunto il 14 novembre 1991, punisce con il carcere fino ad un anno o con una multa (di massimo 4500 euro) la persona che, sia oralmente che negli scritti o con un'immagine, diffama pubblicamente un gruppo per la sua razza, religione, credenze personali o il suo orientamento sessuale. Ancora, nel 1999, la Commissione olandese per le pari opportunità ha stabilito che le scuole private possono rifiutare allievi omosessuali, ma solo se dimostrano che l'allievo è impossibilitato a perseguire la missione della scuola e non semplicemente in ragione della sua omosessualità.
In Portogallo, a partire dal 1982 sono state approvate una serie di leggi a tutela dell'omosessualità, che partono dalla decriminalizzazione dell'omosessualità, passando per le leggi anti-discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, fino ad arrivare a leggi che tutelano le unioni e i matrimoni omosessuali.
 - In Romania, nel 2002 la legge ha mostrato un'apertura di tolleranza rispetto all'orientamento sessuale, attraverso l'adozione di un'ordinanza governativa d'emergenza, pubblicata nella gazzetta ufficiale della Romania.
 - Il Regno Unito si è dotato, a partire dal 2003, di regolamenti sull'uguaglianza in materia di occupazione e contro la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale.
 - In Repubblica Ceca, diverse sono le leggi proposte che fanno esplicito riferimento alla tutela e alla tolleranza dell'orientamento sessuale, come ad esempio, la legge sulla  decriminalizzazione dell'omosessualità, o, ancora, la legge anti-discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale.
 - In Slovenia, il codice penale prevede dal 1994 la non discriminazione per orientamento sessuale.  
 - In Spana la legge 2003, sulle pari opportunità, la non discriminazione e l'accesso universale alle persone disabili prevede anche la non discriminazione per orientamento sessuale; così come alcuni articoli del codice penale del 23 novembre 1995, che prevedono la non discriminazione per "orientación sexual". 
 - In Svizzera attraverso l'art. 8 della Costituzione federale, adottato nell'aprile 1999, sanziona la discriminazione per "stile di vita", perifrasi che include l'orientamento sessuale, e nelle clausole di non discriminazione include l'orientamento sessuale.
 - In Svezia, Il codice penale prevede per le offese ai danni di omosessuali sul posto di lavoro, una pena fino ad un anno di carcere.
 - La Svezia si è dotata, inoltre, di norme che vietano la discriminazione diretta ed indiretta a causa dell'orientamento sessuale nel settore lavorativo pubblico e privato, e ha istituito una autorità, l'Ombudsman, preposta alla lotta alla discriminazione con il ruolo di mediatore e con poteri d'indagine nel caso di controversia contro le discriminazioni sull'orientamento sessuale. Ancora, nel 2002, il parlamento svedese ha deciso di includere omosessuali e bisessuali nella legge costituzionale contro l'incitamento all'odio razziale. Infine, nel gennaio 2005 è entrata in vigore la legislazione contro la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale in materia di sicurezza sociale.

 - In Ungheria è in vigore dal 1997 la "Legge sulla salute pubblica", che all'art. 7 prevede la non discriminazione per orientamento sessuale. 

Naturalmente, non è difficile notare che alcuni Paesi mancano all'appello, a causa di un'assenza, nella propria legislazione, di espliciti riferimenti alla tutela dei differenti orientamenti
sessuali; ma anche per un atteggiamento contrario alle stesse leggi di tutela che hanno emanato, e che vengono quasi screditate o annullate da altre leggi.

Dopo aver fatto questo viaggio alla scoperta dei paesi che, in misura minore o maggiore, hanno promosso leggi a tutela dell'omosessualità e antidiscriminatorie rispetto all'orientamento sessuale, lo sguardo si posa sull'Italia.
Non è semplice classificare l'atteggiamento del nostro Paese rispetto a tale tipo di tutela: il divieto di discriminazione nei confronti di omosessuali, bisessuali e transessuali sembrerebbe sancito dall'articolo 3 della Costituzione, che al primo comma dichiara che << Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali>>. In tal caso, il divieto di discriminazioni sarebbe sancito col riferimento alle <<condizioni personali>>. Bisogna ammettere, però, che manca un esplicito riferimento, che risulta essere il grande assente anche nella "legge Mancino", la quale assicura protezione contro le discriminazioni motivate da condizioni razziali, etniche, nazionali o religiose. Nonostante le differenti proposte di legge, a tutt'oggi manca una chiara presa di posizione da parte del nostro Paese rispetto a tali tematiche: nessuna delle leggi proposte è stata infatti mai presa davvero in considerazione, e l'unico riferimento che la Costituzione italiana fa all'orientamento sessuale riguarda la tutela delle persone discriminate sul posto di lavoro.
L'analisi effettuata ci permette di riflettere sull'importanza e sulla necessità di seguire gli esempi virtuosi di tutti i paesi europei che ci hanno preceduto lungo il cammino della tutela e
della "pari dignità" di ciascuno, a prescindere dalle differenze, così da intraprendere la strada che anche il Parlamento europeo ha più volte tracciato, e che si riscontra nelle molteplici dichiarazioni a riguardo. Una fra tutte: <<Il Parlamento europeo [...] ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello
stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni>>.

 

 

 

 
 

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