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Quest’armadio mi sta stretto

Donna che intervista, accanto un'immagine di una persona che esce da una porta


A cura di Mariano Petricciuolo.

Il momento del proprio disvelamento allɜ altrɜ non viene vissuto da tuttɜ allo stesso modo: in alcuni casi il processo ha un’accezione positiva, ci si sente compresɜ, accoltɜ, liberɜ, riconsciutɜ; tuttavia spesso ci si trova di fronte a paure, incertezze, ostacoli, pregiudizi che fanno sentire le persone non riconosciute, invisibili, rifiutate e discriminate.
Il coming out è un atto di affermazione di sé che andrebbe sostenuto e favorito, affinché ciascunǝ possa riconoscere sè stessǝ e sentirsi riconosciutǝ dallɜ altrɜ.
In occasione del Coming out day, abbiamo raccolto le testimonianze di alcune persone sulla loro esperienza del coming out.

Cosa ti ha spinto a voler condividere questa parte della tua identità con gli altri?

- Ciò che ha fortemente caratterizzato la mia necessità di fare coming out fu all'epoca l’impellenza di voler essere del tutto sincero non con il contesto che mi circondava, ma con me stesso. Volevo essere leggero e in pace nel rispondere a domande di superficiale quotidianità senza dover dire nulla di diverso da ciò che era il vero o cosa provavo.

- Malgrado la mia famiglia fosse assolutamente inclusiva e aperta nei confronti della comunità lgbtqia+ la mia difficoltà principale stava nel trovare il "momento giusto" per fare coming out. La sorte mi è venuta incontro in questo senso e ho potuto parlarne con loro dopo aver ricevuto un regalo di San Valentino con un biglietto non chiuso e decisamente chiaro che loro hanno ritirato al posto mio. Per quanto riguarda gli amici invece ho fin da piccolo agito liberamente palesando subito la mia omosessualità.

- Ciò che mi ha spinto a condividere il mio orientamento queer con gli altri è stata semplicemente la volontà di celebrare il mio modo di amare con le persone a cui tengo, altrimenti gli sarebbe mancato un pezzo fondamentale per conoscermi a fondo, avrei avuto la sensazione di escluderli da una parte bellissima della mia vita e, soprattutto, sarebbe stato come costringere me stessa a vivere con vergogna ciò che è l'amore per me, ossia bellezza e libertà.

- Quello che mi ha spinto a voler condividere la mia identità con gli altri è il potere che può avere il coraggio di una singola persona all'interno della comunità. Se dimostri di avere coraggio nonostante tu abbia paura, significa che sei pronto ad accogliere qualsiasi tipologia di situazione e soprattutto che sei pronto ad aiutare chi ha più timore di te.

Quali sono state le tue paure e le tue aspettative riguardo al coming out?

- La paura più grande sicuramente era la reazione e la possibile non accettazione delle persone più vicine al mio cuore, si vive molto spesso o addirittura si frena il proprio coming out per la frustrazione di poter "deludere" le persone a noi care. Ma con la maturità del tempo si comprende che non c’è nulla da accettare bensì semplicemente da accogliere. Facendo coming out in giovane età le mie aspettative non erano delle migliori perché ero in un’età in cui ero estremamente insicuro e fragile quindi guardavo le possibili reazioni in maniera molto negativa, sopraffatto dall'unicità di quel sentimento che è l'esporre se stessi in modo così personale.

- La mia paura maggiore riguardava l'ambiente esterno. Vivendo in un piccolo paese in cui avevo sentito la parola "omosessuale" solo in senso dispregiativo e spesso associata a gesti e atteggiamenti violenti e legati alla mascolinità tossica ,avevo paura che ciò potesse inficiare sulla mia incolumità.  

- La cosa che mi faceva più paura del coming out era il non essere capita. Sono pansessuale e, spesso, anche nella stessa comunità LGBTQIA+, questo orientamento non viene capito; quindi, avevo paura di come amici e soprattutto parenti avrebbero potuto vedere questa mia identità. Un'altra paura che avevo era che i miei genitori mi avrebbero vista diversamente, che questo mio modo di essere avrebbe deluso le loro aspettative su quella che avevano immaginato essere la mia vita, e che questo avrebbe creato una barriera tra di noi.

- Non avendo mai affrontato direttamente il coming out, le paure riguardavano perlopiù le reazioni che potessero avere soprattutto membri della famiglia, le aspettative dietro al coming out sono sempre altissime, ci si augura sempre che vada tutto bene e che soprattutto si venga accolti per ciò che si è. Non sempre le aspettative vengono rispettate, però questo ci deve portare a combattere sempre più duramente per affermare noi stessi all'interno della società. 

Puoi condividere un'esperienza significativa o una reazione particolare che hai avuto durante il tuo coming out?

- Tra le esperienze più importanti sicuramente ricordo con grande affetto quando ne parlai con mia madre, donna di cui sono molto innamorato. Mi abbracciò sorridendo per poi chiedermi cosa volessi da mangiare. Da quel giorno non ha mai sbagliato a rivolgersi alla mia sessualità né mi ha trattato in modo diverso.

- Dopo il mio coming out mia nonna mi raccontò di una sua esperienza con una donna nella sua giovinezza, non ne sapevo nulla e fu del tutto inaspettato. 

- Fortunatamente invece della barriera che avevo paura si ergesse tra me e la mia famiglia, il mio coming out ha rinforzato il legame tra me e i miei genitori. Hanno reagito benissimo al mio coming out, fatto dopo l'inizio della mia prima relazione queer con un ragazzo transgender. Non solo loro sono stati da subito super ospitali col mio ragazzo, ma hanno dimostrato il loro amore incondizionato nei miei confronti, dicendomi che la loro priorità è che io fossi sempre felice e serena, che il mio partner mi amasse e che io amassi lui. Mi resterà impressa per sempre una frase dettami da mio padre tra le lacrime e la commozione generale di quel momento: "Io sono molto felice del sentimento che stai provando", sottolineando la semplicità e la purezza dell'amore, sia esso quello tra i genitori e la propria figlia, sia quello tra due innamorati.

- L'esperienza significativa che mi sento di condividere per il coming out non riguarda un'esperienza familiare, ma riguarda un'esperienza lavorativa, essendo io un ragazzo trans è sempre difficile per me entrare in contesti che non conosco, però dopo aver parlato con il mio capo a lavoro mi sono sentito come si dovrebbero sentire tutti dopo aver fatto coming out, sicuro. 

In che modo il tuo coming out ha influenzato le tue relazioni familiari e amichevoli?

- Sono molto fortunato a vivere in un contesto familiare estremamente aperto e senza pregiudizi di alcun tipo, ciò che è sostanzialmente cambiato è stata la mia ritrovata serenità nel poter vivere a pieno il contesto familiare e chiedere il loro sostegno anche nelle vicende di natura privata. Per quanto riguarda le amicizie quelle che ritengo importanti e che col tempo ho coltivato sono tutt'oggi per me fonte di grande serenità e coraggio. 

- Se per quanto riguarda l'ambito familiare le reazioni sono state positive il mio gruppo di amici del tempo mi isolò completamente, avendo fatto coming out alle medie in un ambiente abbastanza degradato, non erano probabilmente pronti e formati all'inclusione.

- Il mio coming out ha fatto sì che vivessi in modo trasparente al 100% le mie relazioni familiari e con gli amici; sono riuscita a fare coming out anche con una parte più conservatrice della mia famiglia (zii e cugini credenti e un po' più all'antica), e tutto quello che ho ottenuto è solo il loro immenso sostegno, andando a sottolineare il fatto che ho solo bisogno di essere me stessa per amare e farmi amare a pieno dagli altri.

- Il coming out ha indubbiamente segnato le mie relazioni familiari, i miei genitori sono sempre un po' sul piede di guerra quando si parla della comunità LGBTQIA+ in generale, è stato molto difficile cercare di fargli capire determinate dinamiche sia di genere che per quanto riguarda la sfera della sessualità in generale, quindi il mio rapporto con loro è cambiato in maniera significativa, per quanto riguarda invece le altre tipologie di relazioni, resto sempre fermo nell'idea che chi ti ama e ti vuole bene lo capisce ancor prima che tu glielo dica e ti accetta a prescindere da cosa tu dica e da come tu ti senta. 

Quali consigli o esperienze vorresti condividere con chi sta considerando di fare coming out?

- È difficile dare un consiglio efficace e concreto per un gesto così importante e intimo. Ciò che però mi sentirei di consigliare è quello di tutelarsi il più possibile, fare coming out è qualcosa di estremamente delicato per la propria sensibilità emotiva; dunque, è importante aprirsi in un luogo sicuro e per luogo intendo persone di cui si ha il totale supporto morale e fisico. Non tutti noi abbiamo un contesto familiare che ci permette di fare questa scelta in maniera serena, è quindi importante saper riconoscere la propria "persona" o il contesto che ci tenga al sicuro nei termini di relazioni personali. In ultimo vorrei dire che non c'è un’età o un momento ideale, sta a noi decidere senza sentire il peso personale e sociale che ci circonda, Fare coming out è un atto d'amore e fiducia non per gli altri ma per noi stessi, dovrebbe essere così, sempre. È importante non chiudersi al mondo né dare peso al giudizio populista di persone che non fanno realmente parte della nostra vita, vivendo a pieno e con coscienza la nostra integrità personale senza dissiparla o modellarla per la parte di mondo a cui non apparteniamo.

- Nessuna esperienza è universale, prenditi il tuo tempo, il coming out è splendido perché dà la possibilità di essere liberi ma in alcune circostanze non è necessariamente la scelta più immediata, libertà significa anche poter scegliere, potersi prendere i propri tempi e adottare le proprie modalità.

- Non sottovalutate l'amore e l'apertura mentale che le persone che vi amano sono disposte a raggiungere per starvi accanto. Ovviamente so che il mio caso è uno di cui non si sente spesso parlare (tra i miei amici e anche nella storia del mio stesso fidanzato le reazioni sono molteplici, dalle più negative a quelle positive), ma io penso che la nostra priorità ora è vivere il nostro percorso nel modo più onesto possibile nei confronti di noi stessɜ, abbiamo il diritto di far sentire la nostra voce e amare a modo nostro, poi gli altri decideranno di starci accanto o meno, a loro discrezione; ma per ora noi non possiamo reprimere l'amore che abbiamo dentro per permettere ad altri di dar sfogo al loro odio, nella speranza che in un futuro saremo in grado di costruire delle famiglie e una società dove non ci sarà nemmeno bisogno di un coming out.

- Quello che mi sento di dire a chi sta prendendo in considerazione di fare coming out è innanzitutto di sentirsi pronti, le pressioni sociali spesso e volentieri ci portano a dover rispettare delle scadenze, in realtà l'importante è sentirlo, non arriverà mai il momento giusto, io ho aspettato per anni che arrivasse e per anni ho fatto finta di nulla reprimendo tutto quello che provavo e nascondendo una parte fondamentale, cioè chi ero realmente. Il coming out non è mai semplice, ma c'è sempre da tenere in considerazione che chi ti ama, lo fa a prescindere da qualsiasi barriera ed è disposto a capirti e ad ascoltare tutte le tue motivazioni.

 

 

 

 
 

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