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APPUNTI SUL GENERE

Un volume curato dal Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze

Immagine della copertina del testo

A cura di Cristiano Scandurra

È di recentissima pubblicazione il testo Appunti sul genere. Riflessioni sulle linee-guida di intervento psicologico e dintorni curato da Paolo Valerio, Cristiano Scandurra ed Anna Lisa Amodeo e pubblicato dall'Ordine degli Psicologi della Campania nella Collana Etica e Buone Prassi nella Professione di Psicologo. In questo breve articolo divulgativo, mi propongo di presentare il testo ai potenziali lettori interessati. Sulla scorta dell'ultima versione degli Standards of Care curati dal WPATH (World Professional Association for Transgender Health), il volume intende analizzare il complesso e variegato mondo dei transgenderismi - o meglio, delle varianze di genere - in un'ottica prettamente psicologica. È un testo di facile lettura che presenta delle tematiche complesse in un modo che è stato volutamente semplice, con l'obiettivo di arrivare al pubblico e fornire una conoscenza corretta e libera da pregiudizi o ideologie. Tutti gli autori che hanno contribuito sono psicologi clinici o psicoterapeuti ad indirizzo psicodinamico da anni impegnati in questo settore, sia dal punto di vista della ricerca che della clinica. A tal proposito, si ringraziano Elena Curti, Paolo Fazzari, Simona Picariello, Marco Ponta e Fabiana Santamaria che, oltre ai curatori, hanno collaborato alla stesura del volume curando dei capitoli specifici dello stesso, così come alcuni termini del glossario finale.  

Forse, la modalità più efficace per presentare il volume è quella di condividere con il pubblico l'Introduzione scritta da Paolo Valerio che ben racchiude l'anima del testo.

Auguro a tutt* buona lettura!

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Sono trascorsi ormai quasi vent'anni dalla prima domanda di consultazione presentata da una persona con disforia di genere agli psicologi dell'Unità Operativa Complessa di Psicologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II". Si trattò di una sfida che decidemmo di accogliere nel 1997 e che da allora è divenuta una delle nostre expertise che ci caratterizzano quale servizio deputato ad offrire, attraverso un intervento di assessment psicodinamicamente orientato, non solo una "diagnosi", ma soprattutto ascolto e sostegno alle persone "gender variant" che ad esso si rivolgono, anche se molto spesso la richiesta esplicita che essi portano è solo quella di ottenere un certificato che consenta loro di richiedere al giudice l'autorizzazione ad effettuare un intervento di Riattribuzione Chirurgica del Sesso.

Da quel lontano 1997, molte cose sono cambiate, molte teorie sono state sviluppate ed indubbie aperture etiche verso la complessa questione dei transessualismi e dei transgenderismi o meglio, seguendo le indicazioni del DSM 5, delle "disforie di genere", sono state accolte. Non è un caso che se ne parli al plurale. Le persone che non si riconoscono nel genere assegnato loro alla nascita portano in sé le più differenti identità che poco hanno a che fare con la semplice categorizzazione dicotomica. 'O uomini o donne' non è altro che una credenza errata, schiacciata su una precisa ideologia strutturale che ha a che fare con la divisione dei generi, ossia il genderismo. Ideologia pericolosa, portatrice di una violenza simbolica che finisce per escludere dalla sfera del pensabile tutte quelle identità che in essa non vi si ritrovano. Eppure, nonostante molti di noi sentano e pensino profondamente che questa ideologia rappresenta una violenza, le nostre istituzioni - a partire dalla famiglia, dalla scuola, fino ad arrivare alle organizzazioni lavorative - finiscono per esserne un ricettacolo, accogliendo nella propria struttura tale dispositivo. Basti pensare alle difficoltà che le persone transessuali incontrano quando cercano di entrare nel mondo del lavoro perché i documenti di identità non corrispondono all'apparenza fisica. Ma cos'è poi quest'apparenza fisica? È un corpo che 'parla di sé', che consente all'Altro di 'dire' qualcosa sull'identità di chi è di fronte e di chi, dunque, è diverso da sé. È l'Altro che attribuisce un'identità e, in questo processo, agisce una violenza simbolica, perché non 'ascolta' l'interno, ma 'vede' l'involucro. Eppure il genere è una dimensione interna, soggettiva, che attinge dal sociale e dal culturale, e che viene comunque rimaneggiata interiormente diventando, per questo, personale. Perché dunque bloccare l'accesso alle risorse primarie solo perché il proprio corpo - dimensione esterna e visibile - non corrisponde al genere - dimensione, invece, più interna ed invisibile? Probabilmente entrano in gioco fantasmi primordiali ed angoscianti e/o logiche istituzionali basate sull'esclusione e sul primato del profitto che, in quanto tali, finiscono per alimentare le differenze, ma in maniera sproporzionata e improduttiva. È sicuramente un bene sottolineare l'esistenza delle differenze, o meglio proporre una cultura delle differenze, ma solo a patto che queste diventino ricchezza e produttività. E, purtroppo, l'ideologia genderista altro non fa che alimentare divari e creare nette separazioni 'noi-voi', 'sani-malati', e così via. 

Con queste premesse e sulla base dell'ultima versione degli Standards of Care curati dalla World Professional Association for Transgender Health (WPATH), in questo testo che abbiamo intitolato "Appunti sul genere. Riflessioni sulle linee-guida di intervento psicologico e dintorni" intendiamo analizzare il complesso mondo delle 'varianze di genere' in un'ottica prettamente psicologica. Esso si propone di rappresentare un agile testo fruibile dai non addetti ai lavori, da tutte quelle persone, siano essi semplici cittadini e/o operatori dell'area socio-sanitaria che nell'ambito pubblico o privato per qualsiasi motivo, si ritrovino a dover lavorare con persone transessuali e transgender o meglio, diremmo oggi, "gender variant".
Lungi dal rivolgersi sempre a servizi specialistici, le persone con disforia di genere si ritrovano spesso di fronte a professionisti non adeguatamente preparati che, pure, devono prestare assistenza sanitaria per mandato sociale. Questo testo, veloce e di facile lettura, si propone dunque di guidare il professionista della salute verso un modello di intervento da anni validato ed utilizzato dall'èquipe di psicologi clinici afferenti all'Unità Operativa Complessa di Psicologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II", con un'attenzione particolare sia a soggetti di età adulta che a bambini e adolescenti.

Sulla base dell'esperienza acquisita dagli autori che operano nell'ambito del Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo SinAPSi (per ulteriori riferimenti sugli obiettivi del Servizio si può consultare il sito www.bullismoomofobico.it oltre agli aspetti più prettamente clinici, il volume si propone anche di offrire uno sguardo alle problematiche sociali con cui, quotidianamente, le persone "gender variant" si confrontano. Vengono, infatti, descritte le differenti forme di violenza e stigmatizzazione che queste persone sono costrette a subire e gli effetti che ne possono derivare sul piano della loro salute mentale. Con questo testo, dunque, gli autori si propongono di offrire informazioni corrette, nozioni chiare e libere da preconcetti ai più disparati professionisti che, per una ragione o per un'altra, necessitano di conoscere il tema o di aggiornarsi sulle più recenti acquisizioni che lo riguardano. 

 

 

 

 
 

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