A cura di Emilia De
Simone.
A Napoli, nei giorni 12, 18 e 19 maggio 2023 si è svolto il ciclo di
seminari “Modelli di sessualità, movimenti LGBTQ+, diritti sessuali in
Nordafrica” organizzati in collaborazione tra il Centro di Ateneo SInAPSi
dell'Università degli Studi di Napoli Federico II e la Società Italiana delle
Storiche.
In tale occasione abbiamo avuto modo di intervistare l’attivista
tunisina Amani Mkaouer e di approfondire la situazione attuale della comunità
LGBTQIA+ in Tunisia.
Abbiamo chiesto ad Amani di spiegarci quali siano le occasioni di
formazione e informazione sui questi temi per i giovani e le giovani tunisine e
siamo venuti a conoscenza del fatto che in Tunisia, come in Italia, “non è
prevista in età scolare nessun tipo di educazione sessuale, affettiva o di genere”.
I primi ad essere impreparati ad accogliere le diversità sono gli insegnanti,
che assieme alle famiglie, rappresentano spesso un ostacolo rispetto alla
possibilità di esplorare le diverse declinazioni dell’orientamento sessuale e
dell’identità di genere.
Soltanto all’Università, ma “dipende da quali si frequentano”, è
possibile partecipare a seminari o corsi di approfondimento sulle tematiche.
Al
di fuori delle istituzioni, poche e coraggiose iniziative dal basso, promosse
dalle associazioni, provano a diffondere una cultura delle differenze e, al
contempo, lavorano e spingono affinché possa essere diffusa in maniera
strutturale anche all’interno delle organizzazioni educative.
Anche dal punto di vista della salute mentale, il supporto psicologico
non è garantito ed è difficile trovare psicologi o psicologhe esperte, e
soprattutto non giudicanti, a cui rivolgersi in adolescenza.
Lo scenario
descritto da Amani mostra la solitudine in cui vertono lɜ giovannissimɜ: “mi
ricordo di me stessa a quei tempi e non ho ricevuto nessun tipo di supporto”.
“Non penso che le persone in Tunisia ricevano l’aiuto di cui hanno
bisogno”, spiega Amani nel corso dell’intervista, sottolineando il fatto che
molti diritti non sono garantiti nel suo paese. Anche le università più
illuminate, spiega, sono molto
concentrate su aspetti burocratici ed amministrativi, piuttosto che essere
interessate al generale benessere di studenti e studentesse.
Abbiamo chiesto, infine, ad Amani di salutarci con un messaggio di
speranza per il futuro e ne è emerso l’auspicio che professionisti esperti
possano essere un riferimento nelle scuole, ma anche per le famiglie, dal
momento che “la scuola è il primo luogo in cui si inizia a scoprire la società,
se stessi e gli altri”.
Educazione sessuale, affettiva e di genere, assieme ad una maggiore
tutela della salute mentale sono gli strumenti di base per un futuro migliore,
che bisogna iniziare a costruire già adesso, per favorire la cultura delle
differenze, oltre i confini territoriali, in Tunisia come in Italia.