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La pratica queer di Paul Preciado.

A cura di Paola Parisio

Leggere "Testo Tossico" (Testo Tossico. Sesso Droghe e Biopolitiche nell'era Farmacopornografica; tr. It. Elena Rafanelli, Fandango Libri, Roma 2015 pp 430, euro 22,00) è come leggere le istruzioni del funzionamento di una porta che una volta aperta fa accedere ad una camera, dentro la quale si trova un libro di magia che ti spiega quale sostanza, materiale o immateriale, è  la tua droga e perché. Mi sono intossicata di questo testo e ora, dopo averlo finito, mi sento come la mattina dopo di un'ubriacatura pesante o come quando sei in down dopo l'assunzione di una droga. Sei triste.  E lo sei perché ti domandi per quale motivo hai fatto questo al tuo corpo e perché non sai dire di no; perché, prima di conoscere il diavolo, un angelo non ti è venuto a salvare e sai che la risposta è che gli angeli non esistono. E non esistono neanche i diavoli. Esisti solo tu e la tua capacità di decidere se essere consapevole, responsabile o continuare a correre nella ruota da criceto fatta apposta per te, su misura. Insieme a Paul B. Preciando anche tu assumi testosterone. Lo assumi perché fisiologicamente il tuo corpo produce testosterone solo perché sente parlare di quali sono gli effetti di questo ormone. Credo che sia qualcosa di simile a ciò che succede con i neuroni specchio: apprendimento virtuale. Una volta che sai come aprire la porta puoi scegliere se aprirla, sfondarla o tenerla chiusa. Beatrice Preciando, filosofa queer, militante lesbica, persona curiosa e coraggiosa sfonda tutti i muri dell'accademia e scrive un libro che potrebbe essere definito, credo non a torto, splatter. Volontariamente provocatoriamente splatter (e non ci vuole la virgola). Ho visto film porno, ho visto video violenti, -gli horror non mi sono mai piaciuti per il livello di ansia (inutile a mio avviso) che fanno insorgere - ho visto molte cose che mi hanno scosso ma niente che mi ha stravolto e arricchito di più di questo libro cruento. Beatrice si somministra testosterone illegalmente, lo utilizza come una droga, non ne parla (a parte con le milioni di persone che leggono il suo libro ma - badiamo bene - a posteriori) con medici né con le istituzioni: perché glielo leverebbero. Le vieterebbero di usare il suo corpo come superficie di sperimentazione e laboratorio di ricerca. Ci spiattella, a posteriori, la sua ricerca illegale. Ci spiega per filo e per segno che cosa è successo attorno a lei, in materia di leggi, di giri economici e di poteri politici, per cui non poteva assumere testosterone e dirlo in giro. Proprio come un eroinomane non può andare a spiegare al(la) psicolog* del sert perché non può smettere di prendere la sua dose. Beatrice ci racconta perché è sempre stato Paul o Bob in un corpo femminile e perché ci tiene lo stesso ai suoi organi femminili. Perché vuole essere sia Beatrice che Paul. Forse non tutti sanno che prendere la Pillola anticoncezionale è ingoiare in un attimo anni di sperimentazioni farmaceutiche - possibili solo perché i giochi politici coloniali lo permettevano al governo degli stati uniti d'America - sul corpo delle donne portoricane. Hanno creato un ghetto politico-farmaceutico e hanno fatto credere alle donne portoricane, che per ovviare alla loro povertà, le "aiutavano" a non avere figli, sperimentando, intanto, l'attendibilità della molecola. Proprio come un laboratorio in cui tutte le variabili devono essere controllate, proprio cercando di far passare il loro gioco da "piccolo chimico" come qualcosa non legato ai loro interessi, costruivano e progettavano un metodo infallibile per non far dimenticare alle loro cavie (non topolini bianchi ma le donne portoricane) di assumere la pillola ogni giorno alla stessa ora (e chi ha preso la pillola sa di cosa parlo) con un aggeggio visivo e pratico che annulla -quasi- il rischio di invalidità dell'esperimento. Ma c'è da chiedersi (spero!) loro chi? Chi ha fatto questo? Una grande mano che muove invisibili fili del burattino? No. Stiamo parlando di quello che Paul chiama Industria Farmacopornografica. Non più "dividi et impera" ma Eccita et Impera. Eccita e controlla. L'industria farmacopornografica, per l'appunto, è quanto teorizza Preciado. Un marchingegno economico-politico che dalla metà del 19° secolo è capace di creare e far crescere il suo esoscheletro sulle nostre schiene, che pesa sulle nostre spalle ma non fa lamentare -quasi- nessuno (o almeno nessuno fino al punto di fare qualcosa). L'industria farmaceutica e l'industria pornografica governano il pianeta terra, con regole e leggi che non sono per la salvaguardia dei diritti e della dignità dei e delle sue abitanti. Ciò che dico si può capire semplicemente pensando al fatto che l'industria farmaceutica, essendo la più potente macchina di capitale, non "spreca" le sue molecole (anti-biotiche, anti-virali, anti-infiammatorie, anti-HIV ecc.) con il terzo mondo. Perché dal terzo mondo non torna capitale, si salverebbero "solo" vite umane, senza guadagno. Cosa c'entra la pornografia? Com'è possibile che i porno, quelli fatti in casa che ormai girano su internet, facciano parte di questa macchina economica e infernale? I porno, l'industria e i consumatori fanno sicuramente girare il capitale nel mondo ma ancor più forte consegnano ai e alle fruitrori/trici una rappresentazione e un'educazione ad un certo tipo di eccitazione che produce ciò che Preciado chiama "potentia gaudendi". La potentia gaudendi è il potere inafferrabile, immateriale, irriproducibile dell'eccitamento "sul corpo" (che sia etero, omo, bi o trans è poco importante). Un eccitamento che è al di fuori del corpo che mette in atto una pratica sessuale ma che si riversa sul corpo che osserva. Voyerismo e capacità di eccitare l'Altro hanno sfaldato l'atto pratico dal movimento d'amore che oggi è possibile monetizzare. La potenza di questo nuovo capitale è proprio quella di non poter essere mantenuto, reiterato: c'è finché il corpo è eccitato, poi sparisce. Siamo abituati ad essere iper-eccitati; di qui le droghe intese come qualsiasi incontro che produce endorfine.  Paul Preciado, attraverso la sua pratica queer denuncia ciò che ha vissuto sul suo corpo, ciò che il suo corpo ha subito e agito e fa intossicare il o la lettrice di ciò che non si riesce ad immaginare facilmente. Avvicina chi lo legge ad un mondo altro, un mondo messo in sordina, in cui, spesso, i corpi che si posizionano al di fuori del binarismo costruito e schiacciante del genere sono eliminati dalla realtà, resi invisibili, cancellati. Leggere questo testo è una scelta da fare consapevolmente e col desiderio di farsi travolgere e la prontezza di mettersi in discussione.  

 

 

 

 
 

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