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Chi l’ha detto che i supereroi sono solo per i maschi?

Bambina con maschera e guanti da boxe


A cura di Giovanna Castaldo.

Ogni cultura offre rappresentazioni della femminilità e della mascolinità, definendo diversamente i comportamenti considerati appropriati per le donne e per gli uomini.
Queste immagini, generalizzate e semplificate, vengono acquisite precocemente dalla maggior parte delle bambine e dei bambini sotto forma di stereotipi di genere.
Posto che i media influenzino profondamente l’immaginario collettivo offrendo griglie interpretative utili alla codificazione della realtà, è interessante analizzare la visione che questi diversi mezzi di comunicazione offrono della femminilità e della mascolinità. La televisione, in particolar modo, tende a trasmettere quotidianamente immagini stereotipate di femminilità e di maschilità ad un pubblico composto da bambine/i, definendo non solo i ruoli femminili e maschili sul piano sociale, professionale e della vita familiare, ma attribuendo anche caratteristiche comportamentali specifiche a seconda del genere del bambino.
Lo sforzo attuale è quello di fornire dei modelli femminili diversi rispetto al passato, grazie anche concetto di “Girl Power”, fondato sull’idea di indipendenza e potere femminile, che ha molto influito sull’industria televisiva e cinematografica negli ultimi anni.
Se questo è soprattutto vero per le serie tv, in cui lo sforzo per garantire un prodotto di qualità si traduce in una caratterizzazione dei personaggi femminili che raramente sfocia in stereotipi di genere; possiamo osservare come anche le serie animate rivolte ai più piccoli si stiano muovendo verso questa direzione, creando diverse supereroine, amatissime dalle bambine e loro fonte di ispirazione, rendendo i supereroi, per anni considerati personaggi prettamente maschili, dei modelli femminili.
Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir è una serie animata che ha come protagonisti due adolescenti parigini, Marinette e Adrien, che si trasformano nei supereroi Ladybug e Chat Noir. Ladybug, protagonista femminile simbolo del “girl power”, non è stata creata senza difficoltà. Secondo Thomas Astruc, l’autore di questa serie, è stato molto difficile andare contro i propri stereotipi in fase di scrittura: “Ci siamo accorti che pur essendo tutti inclusivi e femministi, inconsciamente tendiamo a scrivere o disegnare personaggi che siano simili a noi. Per esempio, mi sono reso conto che scrivendo ci viene spontaneo mettere i personaggi femminili in ruoli come insegnante o infermiera e dare invece ruoli i ruoli di potere agli uomini. Spesso dobbiamo fermarci, tornare indietro e riscrivere tutto. Io chiedo sempre ai miei collaboratori di fare attenzione e di pensare sempre diversamente, fuori dalle regole”. È interessante notare come la regola sia relegare i personaggi femminili in ruoli di cura, mentre i ruoli di potere siano riservati ai personaggi maschili; e quanto cercare di invertire la rotta e offrire rappresentazioni più eque sia un processo per nulla spontaneo, ma che richiede attenzione e autoconsapevolezza degli stereotipi di genere che agiamo, anche inconsapevolmente.
Un’altra serie animata per bambine/i che si sforza di offrire un modello diverso è PJ Masks - Super pigiamini. La serie narra le avventure di tre bambini di 6 anni: Connor, Amaya e Greg, che vivono vite normali di giorno, mentre di notte si trasformano in tre supereroi. Ogni puntata si focalizza su uno dei tre personaggi, e un ulteriore elemento positivo può essere rappresentato dal fatto che Amalia, il personaggio femminile della serie, anche lei dunque supereroina, sia bravissima a giocare a calcio. Come possiamo infatti notare dalla nostra esperienza quotidiana, spesso ci ritroviamo ad essere spettatori di programmi o spot pubblicitari rivolti a bambine/i che sottolineano l’esteticità delle bambine e le abilità fisiche dei bambini; in cui i maschi sono rappresentati in spazi aperti, impegnati in attività fisiche, liberi di muoversi e di sporcarsi, mentre le bambine vengono rappresentate in spazi chiusi, impegnate in giochi di cura per gli alti o del proprio aspetto fisico. Anche lo strumento cinematografico rappresenta un potente mezzo per decostruire gli stereotipi, far emergere le rappresentazioni stereotipate di donne e uomini insite in bambine e bambini ed esplorare situazioni diverse rispetto a quelle esperite quotidianamente.
ll cortometraggio del regista Federico Micali dal titolo “Mi piace Spiderman… e allora?”, tratto dall'omonimo libro di Giorgia Vezzoli, si interroga sugli stereotipi di genere e cerca di ribaltare luoghi comuni e pregiudizi, guardando oltre i modelli tradizionalmente conosciuti dei ruoli di genere. Protagonista del cortometraggio è Cloe, una bambina di sei anni che inizia il suo primo giorno di scuola portando con sé la cartella del suo personaggio preferito, Spiderman, scoprendo che la reazione del mondo circostante si riassume in una singola frase: «Ma è da maschi!». Cloe inizia a chiedersi perché le bambine non possono avere un supereroe preferito e a scoprire che esiste una netta divisione tra ciò che è considerato appropriato per le femmine e per i maschi. 
Attraverso gli occhi di una bambina di sei anni anche noi iniziamo a prendere consapevolezza del mondo che ci circonda e di questi due universi, femminile e maschile, che è giunto il momento di far unire e contaminare, per far sì che ogni bambina e ogni bambino non sia più ingabbiata/o in aspettative sociali che variano a seconda se si è femmine o maschi ma sia libera/o di esprimersi.      

 

 

 

 
 

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