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Shame: quando il Pride deve affrontare il suo opposto

foto scattata durante una manifestazione


A cura di Andrea Pennasilico

Come ormai è chiaro anche a chi non segue con particolare interesse le tematiche LGBT+, siamo in periodo di Pride. Le manifestazioni per l'orgoglio LGBT+ non sono mai passate inosservate nel passato e soprattutto non sono mai state accolte a braccia aperte, tutt'altro.
La  storia del Pride è naturalmente intrisa di ostacoli e discriminazioni, come dovrebbe esserlo ogni buona manifestazione che porta uno storico cambiamento socioculturale.
Negli ultimi anni con il diffondersi di un'informazione sempre più immediata, piattaforme social sempre più infiammate di opinioni contrastanti e un generale clima di intolleranza verso ciò che è considerato inclusivo o politicamente corretto, non sono mancate le manifestazioni e le proteste che sono andate direttamente a contrastare l'idea del Pride creando un contraltare che ha permesso a molte forze, politiche e non, a stampo omobitransfobico di partecipare attivamente ad un tentativo di smontare ciò che è stato costruito per decenni sulle fondamenta di una sofferenza collettiva. Per comodità e per amore dei giochi di parole chiameremo queste manifestazioni anti-Pride con l'appellativo “Shame”, “vergogna” come opposto dell' ”orgoglio”.
Quando si pensa ad una manifestazione contro i diritti LGBT+ in Italia la prima cosa che viene in mente è chiaramente il Family Day, fortemente pubblicizzato soprattutto durante la discussione della legge Cirinnà tra il 2015 e il 2016, e anche se la suddetta manifestazione non è direttamente collegata al Pride, rimane comunque uno dei baluardi del tentativo di perpetrare la discriminazione omobitransfobica nel nostro paese.
Negli ultimi anni con l'aumento della copertura mediatica dei Pride sul territorio nazionale sono nate iniziative Shame parecchio preoccupanti, soprattutto a stampo religioso: l'anno scorso sono avvenute manifestazioni religiose riparatrici per espiare ciò che per alcuni è un affronto al Signore, che, sebbene siano fortunatamente poco popolate, arrivano comunque a raggiungere le 350 persone, come è avvenuto l'anno scorso a Reggio Emilia.
Gli esempi più lampanti di Shame sono stati i cosiddetti Etero Pride, manifestazioni spesso organizzate da organi anti-LGBT che rivendicano il diritto di organizzare un Pride anche per le persone etero che controbilanci quello LGBT. Ovviamente il concetto stesso di Etero Pride ha poco senso, dal momento che non può avvenire una rivendicazione dei diritti per una popolazione che non è in alcun modo oppressa o in minoranza. Specialmente con il successo dell'ala politica cosiddetta “alt-right” in America non mancano mai nelle discussioni sui social media accenni a concetti che pretendono di controbilanciare manifestazioni in aiuto di popolazioni oppresse, come il White History Month in risposta al Black History Month o per l'appunto l'Etero Pride. Anche se alcuni luoghi di tutto il mondo sono riusciti nell'intento di organizzare un Etero Pride, questi non sono mai stati molto popolari o di successo, arrivando addirittura in un caso ad avere un solo partecipante (a Seattle nel 2015).
Per quanto riguarda il mese del Pride di quest'anno nel nostro paese più che marce di Shame si sono verificati numerosissimi casi di aperte minacce da parte di gruppi di estrema destra contro gli organizzatori del Pride o aperti rifiuti da parte di sindaci italiani di patrocinare la manifestazione, come è stato fatto dal sindaco di Firenze.
Numerosi sono stati i volantini apertamente contrari alla manifestazione Pride soprattutto in luce del primo Pride di Pompei che si terrà il 30 Giugno: infatti, vedendo l'organizzazione della marcia per i diritti LGBT in una città così fortemente legata alla religione, si sono scatenate le ire di diverse forze politiche che, indignate dalla “dissacrazione” di un luogo come Pompei, hanno lasciato in giro volantini di protesta in cui si diffondevano calunnie sulla natura di queste manifestazioni.
In conclusione, possiamo dire che le manifestazioni Shame non mancano e non sono una cosa esclusivamente italiana, ma possiamo consolarci in due cose: la prima è che spesso sono tutte parole e niente fatti: abbiamo moltissime persone che ipotizzano un Etero Pride o si indignano nel vedere i cortei, ma quando si passa ai fatti quasi tutte le manifestazioni Shame sono praticamente deserte; la seconda è che spesso un così forte dissenso e sconvolgimento da parte di forze conservatrici è indice di un grosso cambiamento in corso e possiamo dunque affrontare queste notizie con la consapevolezza che il tentativo di Shame non è altro che una conferma che il Pride sta facendo il suo dovere: quello di cambiare il mondo.

 

 

 

 
 

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