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Analisi degli slogan pubblicitari e della loro significativa influenza nella nostra cultura

Persone affacciate alla finestra con bandiere rainbow


A cura di Giovanna Celardo  

La violenza non è una storia già scritta, insieme facciamo la differenza!  
#FATELOACASAVOSTRA, Chiunque tu sia, ovunque tu sia.
Poche parole, che veicolano un messaggio di inclusione, un messaggio che vuole urlare che non c’è differenza: questi sono alcuni degli spot, che nascono con l’obiettivo di sensibilizzare e di educare la popolazione nei confronti della violenza che colpisce la popolazione LGBT+. Una cultura che promuova l’amore libero e che rompa gli stereotipi di genere.
È la pubblicità, sotto forma di spot, che diviene lo strumento d’elezione per comunicare e persuadere, che influenza il nostro modo di pensare e di guardare il mondo. I messaggi pubblicitari, con i loro slogan e la loro musica, diventano dei veri e propri tormentoni, spesso si incorre nel rischio di veicolare immagini stereotipate, come una delle pubblicità che ha destato scandalo, tanto da essere denunciata mediante un articolo del 6 giugno 2020 pubblicato da Il fatto quotidiano, in cui un bambino scende dalle scale dell’orfanotrofio e chiede al padre adottivo dove sia sua madre e il padre indica un uomo truccato che agita un vestitino da femmina da regalargli. Emergono lo sgomento e le facce sbigottite di fronte a questa scena, che mostra lo stereotipo di uomo gay effeminato e mette in cattiva luce l’adozione omo genitoriale, con un uomo che scimmiotta una donna.
Un’altra pubblicità che ha destato l’indignazione dell’Arcigay di Rimini, è stata quella promossa da Rai Pubblicità e patrocinata dal comune di Riccione, in cui si rappresenta lo stereotipo gay, molesto che ci prova con tutti, lancia sguardi allupati ai protagonisti ed oggetto continuo di disprezzo e infamie ("Occhio malocchio prezzemolo e finocchio").  Lo spot è stato sponsorizzato dalla Durex, azienda che con i suoi slogan ha contrastato l’omofobia e il sessismo. Questa pubblicità è stata definita uno scivolone e stigmatizza Rimini come una città omofoba, poco accogliente e poco rispettosa dei diritti LGBT.
Ricercando sui social, in modo particolare su Facebook, numerosi sono gli spot promossi per il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Pubblicità progresso, una pagina Facebook, lancia uno spot “Chiunque tu sia, ovunque tu sia”, ambientato su un treno in corsa, sul quale un uomo si trucca e si mette lo smalto, trasformandosi in una donna bellissima, dimostrando quanto sia importante sentirsi a proprio agio con la propria identità di genere.
Un altro spot molto interessante contro l’omofobia è quello promosso dal Dipartimento per le pari Opportunità e dall’Unar, in cui si citano diverse fobie utilizzando la definizione del dizionario: la chaetofobia (paura di peli e capelli), la hilofobia (la paura degli alberi e degli arbusti), la cromatofobia (paura dei colori) e infine viene mostrata la parola omofobia, definita come la paura irrazionale dell’omosessualità. Il video si conclude con una X rossa, che barra la scritta omofobia, dimostrando quanto sia immotivata e ingiustificata questa paura.
Un’altra campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne LBT, nasce dal progetto “Femminili Plurali irregolari”, in cui alcune donne lesbiche, bisessuali, transgender e con disabilità prestano il loro volto per denunciare la violenza e gli stereotipi di genere, che stigmatizzano la bisessualità come ambiguità, le donne lesbiche disabili come non aventi diritto ad una piena sessualità e il timore del rifiuto dopo il coming-out. Nel video si mostrano alcune donne, tra cui Marta (donna lesbica di 21 anni), una donna bisessuale e una donna trans, Francesca, lesbica disabile; al di la di queste etichette, c’è molto di più: la passione, la complicità, l’amicizia, l’amore. Lo slogan proclama che la violenza non è una storia già scritta, insieme facciamo la differenza.
Tanti slogan, un unico obiettivo, quello di promuovere una cultura inclusiva, che difenda e sensibilizzi il diritto di ciascuno ad esistere e ad amare liberamente. È con quest’immagine calda e accogliente che vorrei concludere: #Fatelo a casa vostra, perché ovunque voi siate, è casa vostra.  

 

 

 

 
 

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