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LGBT: Il negazionismo russo

Bacio tra due ragazze
bacio tra due ragazze con la bandiera della russia


A cura di Viviana Indolfi

Ben lontana dall’equità, la condizione della comunità LGBT in Russia ha raggiunto, negli anni, un livello di criticità tale da indurre, oltre alle associazioni che si battono per la tutela dei diritti civili, anche gli Stati membri dell’Unione Europea, a prendere una posizione di netta critica e condanna nei confronti della Federazione Russa. Determinante nella configurazione di tale stato di cose l’orientamento politico dei governanti susseguitisi, dopo Lenin, dall’ascesa di Stalin nel 1933, la cui azione criminalizzò nuovamente l’omosessualità, in linea con le leggi di Pietro il Grande del 1716. Sebbene dagli anni Cinquanta alla seconda metà degli Ottanta, con l’introduzione della glasnost e della perestroika, ad opera di Michail Gorbačëv, fino alla legalizzazione della condizione di omosessuale del 1993, avvenuta col presidente Boris Eltsin, la comunità LGBT abbia goduto di un clima di maggior tolleranza, dall’avvento di Vladimir Putin, dal 1999 ad oggi, ormai al suo quarto mandato, continuano le restrizioni nella conduzione della vita quotidiana delle persone LGBT. Estremamente rilevante, nella determinazione di un clima di intolleranza e di odio agito più o meno apertamente, è il peso del proibizionismo della religione ortodossa (nel 2003 fu fatta demolire una cappella a Nižnij Novgorod, dopo la celebrazione del matrimonio di una coppia omosessuale).
La società russa si delinea come estremamente omofoba (l’83% della popolazione considera i gay “riprovevoli”), figlia delle politiche conservatrici che hanno utilizzato la propaganda “anti-gay” come vessillo nel contrasto ai valori occidentali, definiti ultraliberali, nella tutela di quelli tradizionali. Nel 2015 la Russia ha votato, in sede ONU, contro il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso e contro la promulgazione di leggi anti-discriminatorie per le minoranze sessuali e di genere.
Dal 2006 al 2013 sono state adottate delle leggi che proibiscono la propaganda LGBT. Oltre alla legittimazione morale di tale provvedimento, la finalità dichiarata dalle autorità è la tutela del minore all’esposizione a rapporti sessuali non tradizionali. I trasgressori sono tenuti, laddove la trasgressione non sfoci nel penale, a pagare una multa, se sono privati cittadini, mentre per gli ufficiali pubblici e le persone giuridiche è prevista in aggiunta una sospensione dell’attività per 90 giorni (Bayev v. Russia, European Court of Human Rights). Nella capitale russa, dal giugno 2012, sono vietati i Pride per i successivi 100 anni.
In base a questa legge federale tre attivisti, Nikolay Bayev, Aleksey Kiselev e Nikolay Alekseyev, sono stati condannati per aver protestato tra il 2009 e il 2012 contro le leggi che considerano reato la promozione tra minorenni di relazioni sessuali non tradizionali. La condanna riguarda l’aver mostrato pubblicamente dei cartelli con contenuti riguardanti l’omosessualità.
I tre attivisti si sono rivolti alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), appellandosi alla violazione, da parte dello Stato russo, degli articoli 10 e 14 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo sulla libertà d’espressione. La CEDU si esprime su tale legge federale così: “incarna un pregiudizio della maggioranza eterosessuale nei confronti della minoranza omosessuale […] rafforza la stigmatizzazione e il pregiudizio”. Il 20 giugno 2017 La Corte ha condannato definitivamente la Russia per la legge federale del 2013, stabilendo che il Governo dovrà pagare 8000 euro a Bayev, 15000 a Kiselev e 20000 a Alekseyev per i danni morali.
L’oscurantismo russo in materia di diritti LGBT è culminato con la creazione, nella primavera del 2017, di campi di detenzione per omosessuali nella repubblica della Cecenia ad Argun, a 15 km dalla capitale Groznyi, come rivelato dai giornalisti della Novaya Gazeta. Dai dati dell’inchiesta sembrerebbe che centinaia di uomini siano stati arrestati, imprigionati, torturati ed uccisi sulla base del loro orientamento sessuale, reale o presunto. Dei veri e propri campi di concentramento, per il cui riempimento viene utilizzata sempre la stessa strategia: un individuo viene arrestato, gli viene sequestrato il telefono al fine di individuare, all’interno dei suoi contatti, altri possibili omosessuali. In questa regione viene operata una stretta sorveglianza per tutto ciò che riguarda la vita privata delle persone ed ogni deviazione dalla norma prescritta duramente soppressa.
Sebbene le dichiarazioni ufficiali tendano al negazionismo, resta un fatto: la mancanza di sicurezza e di incolumità per la comunità LGBT nella Federazione.
In occasione dei Mondiali, sono stati promulgati comunicati inerenti la legittimità di alcuni comportamenti dei tifosi LGBT accorsi per assistere all’evento sportivo. Le autorità russe consigliano vivamente di non esprimere in pubblico il proprio orientamento sessuale, per le persone LGB e di farsi accompagnare nei bagni pubblici, per le persone transgender. Questi appelli sono dichiaratamente delle raccomandazioni per la tutela dell’incolumità fisica di queste persone.
Ultimo dato, che conferma l’inquietante incistamento delle politiche di odio e discriminazione nei confronti della comunità LGBT, riguarda l’esistenza di realtà non istituzionali, ma ugualmente organizzate ed attive sul territorio: in Russia esistono 445 gruppi registrati on line per combattere attivamente la comunità LGBT, vere e proprie gang anti-gay, che si suddividono il territorio nelle diverse città. Collaborano tra loro e sono composte in media da ragazzi tra i 14 e i 30 anni. Hanno più di 200 mila seguaci.      
Articoli e sitografia:
-) Redazione Ansa, La Corte Europea boccia la legge russa sulla propaganda gay, Huffpost, 20/06/2017,
https://www.huffingtonpost.it/2017/06/20/la-corte-europea-boccia-la-legge-russa-sulla-propaganda-gay_a_22491325/ ·        
https://www.gay.it/attualita/news/russia-popolazione-gay-riprovevoli
-) Accolla D., Sterminio gay in Cecenia, omosessuali colpevoli di esistere, Il Fatto quotidiano, 11/04/2017,
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/11/sterminio-gay-in-cecenia-omosessuali-colpevoli-di-esistere/3515267/ · 
-)  Amnesty International, Cecenia: uomini sospettati di omosessualità rapiti, torturati e uccisi,
https://www.amnesty.it/appelli/cecenia-uomini-sospettati-omosessuali-rapiti-torturati-uccisi/ · 
-) lga-europe.org
-) Julia Ioffe, The New Yorker, gay.ru
https://dirittointernazionaleincivica.wordpress.com/2018/05/24/omofobia-in-russia-la-condanna-della-...

 

 

 

 
 

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